Globalizzazione

L’ offerta sensazionale è £ 5,99 per un paio di “jeggings” – leggings attillati che assomigliano ai jeans. L’etichetta parla di una “moda stile jeans”, in tessuto di cotone (77%), con elastico in vita; un solo bottone, una zip YKK, due tasche posteriori e due anteriori, cuciture senza rivetti. Niente ricami sulle tasche.

Tutto questo è importante. Ogni ulteriore dettaglio si aggiunge al prezzo del prodotto finito. La ripartizione dei costi in una fabbrica di jeans del Bangladesh pubblicata da Bloomberg nel 2013 indicava il prezzo di una cerniera a 10p, un bottone a 4p e i rivetti a 1p ciascuno. Ricamo aggiunto altri 9p, le tasche 6p e le etichette 7p. A questi margini, ogni singolo penny conta, quindi non è una sorpresa scoprire che i jeggings sono ridotti all’osso.

Ma il Boyfriend Jeans, a £ 7,99, sembra essere il vero affare: quattro tasche, più una strana piccola taschina all’interno della tasca anteriore destra (per un orologio, a quanto pare). Ha sei passanti per la cintura, cinque rivetti, tre bottoni e una zip YKK. Realizzato in cotone 100% , l’elemento più costoso del processo produttivo: da £ 2.30 a £ 2.50.

C’è anche da pagare il filo per le cuciture, che potrebbe fare al più 19p, e il prodotto finito dovrà essere lavato, quindi se stiamo cercando di fare un prezzo arriviamo probabilmente a £ 3.90.

Ora dobbiamo mettere insieme questi materiali. Fortunatamente – per l’acquirente – non è poi così costoso.

La maggior parte dei lavoratori nelle fabbriche di abbigliamento del Bangladesh sono donne e la maggior parte sono pagate al salario minimo di 5.300 taka al mese (circa £ 48). Fa 23p all’ora per otto ore, per sei giorni alla settimana. Si tratta di un quinto delle 230 £ al mese stimate dal Asia Floor Wage Alliance come il minimo necessario per un salario di sussistenza nel 2013.

Per ricavare con precisione il costo del lavoro, è necessario sapere quante paia di jeans si producono al giorno. I dati disponibili coprono una vasta gamma: la ricerca in India ha trovato dei lavoratori che in una fabbrica producevano in media 20 paia di jeans al giorno, mentre un altro studio in Tunisia ha trovato una produzione di 33 paia al giorno. Tutto dipende dalla qualità e complessità del disegno. Nel 2010 l’Institute for Global Labour and Human Rights ha esaminato il Bangladesh e ha trovato che una squadra di 25 operai sfornavano 250 paia di jeans all’ora – 10 per lavoratore, o 80 per lavoratore al giorno.

Ciò significa che il salario minimo dovrebbe stare in un range compreso tra 2p e 9p per ogni paio di jeans prodotti, che è sostanzialmente in linea con uno studio del 2011 sulla produzione di abbigliamento in Bangladesh della società di consulenza statunitense O’Rourke Group Partners, che prezzava il costo del lavoro per una polo a 8p.

O’Rourke ha posto i costi totali di fabbrica per la camicia a 41p: Bloomberg ha calcolato che i suoi jeans del Bangladesh costano 56p alla produzione, più 16p di profitto.

Arriviamo a circa 4,50 £. Ma abbiamo ancora bisogno di spedire i jeans, e non ci sono spese di magazzino e tasse portuali, quindi possiamo metterci altri 30p, arrivando fino a £ 4.80. E abbiamo ancora bisogno di trasportarli dal porto al negozio, quindi sono altri 50p. Questo ci dà £ 5.30, ma per finire c’è ancora l’IVA.

Il totale complessivo di £ 6.36 gonfierebbe il bilancio per i jeggings, ma basta usare un po’ meno materiale, ed ecco risparmiato qualche soldo sui bottoni e i rivetti. Questo renderà più veloce la lavorazione, così che scenderà un po’ il costo del lavoro. Potrebbe quasi essere possibile portarli a £ 5,99 o possono anche guidare il mercato in perdita: cosa che accade. I jeans, comunque, mostrano un profitto di £ 1.63.

Ma è qui che viene fuori il potere d’acquisto di Lidl, perché sia i jeggings che i jeans sono importati da intermediari, che vendono al supermercato – rispettivamente OWIM Gmbh, società tedesca, e Top Grade International Enterprise Ltd con sede a Hong Kong, che esportano 30 milioni di pezzi all’anno dal Bangladesh. Sia l’uno che l’altro devono subire dei tagli. Nell’esempio di Bloomberg, l’intermediario ha subito un taglio di £ 2. Qui è chiaramente fuori questione se Lidl stesso ne ricavi un utile. E questa è la realtà di un paio di jeans da £ 5.99: tutti sono spremuti, su tutta la linea.

Nota: Il costo di un paio di jeggins in euro è di circa 7,50; la retribuzione per l’operaia: 23 pence=29 centesimi di euro/ora

http://vocidallestero.it/2016/03/16/come-che-lidl-vende-i-jeans-a-5-99-facile-pagando-la-gente-23-pence-allora/

Call center

Call center

Ecco cosa significa in pratica la libera circolazione di capitali e merci: si tratta di mettere generazioni che per decenni hanno lottato e ottenuto risultati contro generazioni che si sono appena affacciate nel mondo delle lotte sindacali, il tutto per garantire il massimo profitto per le elites che gestiscono gli investimenti e lasciare lentamente affondare i popoli nelle sabbie mobili della conflittualità inter pares.

Aiuti alle imprese terremotate

BANDO REGIONALE PER LA RIORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE

Dal 6 Agosto al 7 settembre 2012 è possibile richiedere aiuti e sostegno per la delocalizzazione delle imprese

Possono fare domanda presso la Provincia di riferimento, le persone fisiche o giuridiche e i loro consorzi, le associazioni temporanee di piccole e medie imprese che esercitano un’attività economica nei comuni colpiti dal terremoto. Leggi tutto

loghi bando regione
La Regione Emilia-Romagna ha pubblicato il bando che mette a disposizione risorse europee (all’interno dei Fondi Por-Fesr) per contribuire a sostenere i costi degli spostamenti temporanei delle attività, in attesa di poter riaprire le sedi non appena rese agibili. Nove i milioni destinati ai privati, mentre un milione andrà ai Comuni per attrezzare le aree.
Le domande andranno presentate alle Province, dal 6 agosto al 7 settembre 2012

Sono ammesse a presentare domanda: le imprese del commercio o servizi o artigianato di servizio site nel Comune di Cento, Ferrara, Vigarano Mainarda, Bondeno, Poggio Renatico, Mirabello e Sant’Agostino colpiti dal sisma che abbiano già trovato o abbiano la necessità di trovare una nuova collocazione anche temporanea.

Il finanziamento potrà coprire:

  • le spese per l’affitto dei locali o il noleggio delle strutture adibite alla rilocalizzazione o le spese per l’acquisto di strutture temporanee
  • le spese per arredi e attrezzature anche informatiche
  • le spese per allacciamenti utenze e per traslochi
  • le spese impiantistiche per l’allestimento delle strutture e per le opere accessorie.

Le imprese potranno presentare domanda in due finestre temporali: a partire dal prossimo 6 agosto al 7 settembre e dall’8 settembre fino al 1 ottobre.

Il contributo massimo concedibile: 15.000 euro, pari all’80% della spesa ammessa e si tratta di un contributo a fondo perduto. Per poter essere ammessi al contributo è necessario effettuare un investimento minimo di 5.000 euro.

Molto positivo il commento dell’Assessore Provinciale alle Attività Produttive Carlotta Gaiani: “L’intervento regionale, che utilizza risorse europee per 10 milioni di Euro, è stato concertato con le Province colpite dal sisma, che a loro volta si sono raccordate con i Comuni del territorio e con le associazioni di categoria. Il bando prevede una procedura di valutazione molto semplificata e tempi certi per l’erogazione delle risorse che avverrà già da ottobre. Così le imprese saranno nelle condizioni di pianificare le proprie scelte sapendo di poter contare a breve su questo contributo. Proprio per dare risposte concrete e tempestive, infatti, i tempi della presentazione delle domande e della fase di valutazione saranno molto stretti e pertanto – questa la raccomandazione per chi fosse interessato – è fondamentale la tempestiva presentazione delle domande di contributo, perché la graduatoria verrà stilata anche in base alla data della domanda”.

La struttura provinciale di riferimento a cui presentare la domanda è:

Provincia di Ferrara – Servizio Turismo, Attività Produttivo e Sviluppo Locale
U.O.C. Sostegno al Sistema Produttivo – Castello Estense
Referenti: Monia Barca – tel. 0532/299297; Silvia Volinia – tel 0532/299207; Lidia Moro – tel 0532/299221

Il servizio comunale di riferimento per informazioni è:

SUAP – Sportello Unico per le Attività Produttive
Via XXV Aprile, 11 – Cento c/o Centro “Pandurera”
Orari: martedì e giovedì dalle 9.00 alle 13.00
Tel. 051/6843305-301-302; e-mail suap@comune.cento.fe.it


RICHIESTE DI INFORMAZIONI e INDIRIZZI PER L’INVIO DELLE DOMANDE

Le informazioni e la modulistica relative al presente bando sono disponibili sul sito internet regionale agli indirizzi:
http://fesr.regione.emilia-romagna.it e http://imprese.regione.emilia-romagna.it e sui siti delle Province di Bologna, Ferrara, Modena e
Reggio Emilia.

Nell’allegato 5 del bando sono elencati i riferimenti provinciali per la richiesta di informazioni e per l’invio delle domande di finanziamento.

Per eventuali informazioni telefoniche è inoltre possibile chiamare il seguente numero: 848.800.258 o scrivere al seguente indirizzo e mail: infoporfesr@regione.emiliaromagna.it

Allegati moduli di domanda