Debito pubblico e debiti privati

Di Simon Black, 11 ottobre 2017

Il motivo per cui c’è stata la grande crisi finanziaria è che Wall Street stava concedendo mutui per comprare la casa anche a persone che non potevano permetterseli.

Fino alla esplosione della crisi, gli investitori erano voracemente affamati di debito garantito da ipoteche immobiliari con rating “AAA”. E così le società finanziarie concedevano molti prestiti anche a mutuatari a rischio (“subprime”) per poi rivenderli a Wall Street. Wall Street ne impacchettava tanti insieme e una delle agenzie di rating più importanti (come Moody’s o Standard & Poor’s) certificava questi mucchi di rifiuti fumanti con una AAA.

AAA secondo la definizione di Moody significa che l’investimento “dovrebbe sopravvivere all’equivalente della Grande Depressione degli Stati Uniti”. In altre parole, è solido come la roccia.

Il ragionamento era questo: un singolo mutuo subprime è in effetti rischioso. Ma se si mettono insieme i mutui di migliaia di persone, a questo punto il pacchetto può ottenere un rating AAA. Perché non è possibile che non rimborsino il prestito tutti quanti. E poi, bè, sul mercato immobiliare i soldi non vanno mai perduti…

In realtà però le agenzie di rating non erano così stupide come sembravano … Le indagini effettuate dopo la crisi hanno mostrato una quantità di email incriminanti, come questa, di un dirigente di Standard & Poor’s:

“Signore aiuta la nostra fottuta truffa… questo deve essere il posto più stupido in cui ho mai lavorato “.

Come tutti gli altri, stavano al gioco perché volevano fare soldi.

Per generare ipoteche sufficienti per soddisfare la domanda, i finanziatori avrebbero fatto di tutto…

– Vendere una casa senza chiedere il minimo anticipo in contanti.

– Offrire tassi di ingresso trappola (con rate mensili temporaneamente più basse, che nel giro di qualche tempo però si adeguano alle tariffe di mercato).

– E persino offrirsi di pagare parte del mutuo per un paio di mesi (la maggior parte dei piccoli istituti di credito era in grado di rivendere il prestito a Wall Street nel giro di un mese o due, cancellando così la loro responsabilità: se le commissioni sul prestito erano superiori alle loro spese, ci guadagnavano comunque).

I peggiori prestiti subprime erano soprannominati “NINJAs”, che stava per “No income, No job, No assets” (Nessuna entrata, nessuno stipendio, nessuna garanzia).

Quando non furono più in grado di emettere sufficienti mutui per soddisfare la richiesta, a Wall Street sono diventati creativi. Hanno cominciato a impacchettare pacchetti di ipoteche, che venivano chiamati ”CDO (Collateralized Debt Obligation) al quadrato” (CDO aventi come garanzia altri CDO, ndVdE). Quindi hanno creato “CDO sintetici”, che erano solo derivati ​​di altri mutui subprime e di altri CDO (essenzialmente un
modo per le persone di giocare sul mercato dei mutui senza che ci fossero dietro nuovi mutui reali).

Come tutti sappiamo, è finita a disastro… perché le persone che avevano sottoscritto i mutui benché non potessero permettersi di acquistare case costose hanno smesso di pagare le rate. E i CDO, i CDO al quadrato e i CDO sintetici (che erano stati diffusi in tutto il mondo) hanno fatto bancarotta.

Ma ricordiamolo: tutto è iniziato con la vendita di case a persone che non potevano permettersele.

Il che mi riporta a oggi…

Negli Stati Uniti il debito contratto dagli studenti ha raggiunto un livello record, pari a 1,4 trilioni di dollari. E i millennials stanno facendo fatica a pagarli.

L’Associazione Nazionale degli Agenti immobiliari ha svolto un sondaggio tra 2.000 millennials tra i 22 e i 35 anni sul debito contratto per studiare e la proprietà della casa… Solo il 20% degli intervistati possedeva una casa… Degli 8 su 10 che non la possedevano, l’83% ha affermato che la ragione era il debito contratto per studiare. E l’84% ha risposto che avrebbe dovuto rinviare l’acquisto della casa per diversi anni (la mediana era sette anni).

E questo è un guaio per l’attività di vendita immobiliare. Ma, di nuovo, i finanziatori stanno diventando creativi …

L’impresa edilizia di Miami Lennar Homes ha recentemente annunciato che avrebbe pagato una grande parte del prestito studentesco per qualsiasi mutuatario che comprasse una casa da loro.

Attraverso la sua controllata Eagle Home Mortgage, l’azienda si farà carico di una quota del prestito studentesco dell’acquirente, pari a ben il 3% del prezzo di acquisto della casa, fino a 13.000 dollari.

Il debito è diventato a tal punto la chiave di volta della nostra società, che l’unico modo in cui possiamo permetterci qualcosa è scambiando un tipo di debito che non possiamo permetterci, con un altro tipo di debito.

Un recente studio della Pew Charitable Trust ha mostrato che il 41% delle famiglie americane ha meno di 2.000 dollari di risparmi: un buon terzo ha zero risparmi (tra cui una su dieci delle famiglie con oltre 100.000 dollari di reddito). Un altro studio ha mostrato che il 70% degli americani ha meno di 1.000 dollari di risparmi.

Il punto è che l’America è a pezzi… Una singola spesa imprevista come un pneumatico che esplode o una visita del medico manderebbe a gambe all’aria la maggior parte delle persone.

E sta solo peggiorando.

Nel mese di agosto, ho calcolato l’ammontare del conto medio delle famiglie nella Bank of America (che ha 592 miliardi di dollari in depositi di cittadini privati, 46 milioni di famiglie) … È di solo 12.870 dollari per famiglia… E questo include risparmi, investimenti, piani di pensionamento… TUTTO.

E bisogna anche tenere a mente che questa è la media… resa più alta dai titolari di conti con saldi  enormi.

Non c’è da meravigliarsi che gli americani abbiano 1.021 trilioni di dollari di debiti contratti con la carta di credito – la somma più alta della storia.

Anche i finanziamenti per l’acquisto di auto hanno toccato il record di 1,2 trilioni di dollari.

E non dimentichiamo il governo americano, che è sotto di più di 20 trilioni di dollari. 

Il debito statunitense è ora del 104% del PIL … E il debito totale è cresciuto del 48% dal 2010.

Nel bilancio economico la colonna dei debiti continua ad allungarsi. Nel frattempo, gli attivi e la produttività non stanno tenendo il passo.

Ma la gente continua a comprare case, automobili, televisioni e pagare le tasse dell’Università indebitandosi sempre di più… E ora, scambiando un tipo di debito con un altro.

La ricchezza è basata sul risparmio e sulla produzione. Non sul fabbricare trucchetti con le carte e sprofondare sempre di più nei debiti.

Non posso dirti quando questo castello di carte crollerà. Ma ti assicuro che precipiterà.

http://vocidallestero.it/2017/10/17/il-sistema-di-mutui-piu-folle-che-ho-mai-visto/

Salviamo la gente, riformiamo le banche

Salviamo la gente, riformiamo le banche

Ci vuole la politica con regole e incentivi perché le banche possano prestare all’economia reale e poi ci vuole una vigilanza seria.
Non è che un politico può agire pilatescamente senza prendere iniziativa legislativa, altrimenti si finisce per ribadire il liberismo delle tre scimmiette: non vedo, non parlo, non intervengo.
Negli anni le banche si sono messe in pancia di tutto e di più, si comprendono le ragioni degli accantonamenti richiesti dalla vigilanza bancaria a copertura del rischio derivati, che di conseguenza porta a chiudere i rubinetti del credito. Allora si capisce perchè le banche evitano di prestare troppi soldi in giro, devono accantonare una quantità di capitale molto grande per coprire perdite potenzialmente disastrose.

Fiat munus, pereat mundus

Sono debitore del titolo ad un amico (Google la traduce “lasciare che la funzione, mondo perisce”); per spiegarlo con un esempio, rimando ad un articolo dove si spiega che i cinesi stanno costruendo in Africa delle città da migliaia di abitanti e ci stanno trasferendo l’eccesso di popolazione in patria:

http://www.oltrelacoltre.com/?p=16859

Naturalmente questo implica un pesante saccheggio delle risorse africane che, quantitativamente, rischia di far sembrare il periodo coloniale perfino auspicabile.

L’idea di fondo è sempre la solita del turbo-capitalismo: uno sfruttamento progressivo ed infinito delle risorse ambientali ed umane in un mondo, per sua natura, finito.

Senza bisogno di essere filosofi, ma semplicemente col poco comune buon senso la cosa dovrebbe apparire impossibile, ma il meccanismo è quello stesso che ha portato ad attribuire il Nobel al matematico che ha giustificato la formula su cui si basano quei prodotti finanziari definiti “derivati”, causa della crisi bancaria del 2009, madre di tutte le altre crisi in cui ci dibattiamo.

Come dice il titolo: “Ci sia un guadagno , e alla malora il mondo”; l’assenza di studi classici ci fa ignorare il mito di Re Mida.

I padroni del mercato

di Alessio Mannino

Ce lo chiedono i mercati. Bisogna rassicurare i mercati. Come reagiranno i mercati. Prima era la crescita economica, da qualche anno a questa parte l’impostura si è tolta la maschera: è la finanza internazionale a dettare i compiti alla politica. Chi diavolo siano i mercati, però, è una questione lasciata regolarmente sul vago.

Tanto per cominciare, bisogna aver chiara la sproporzione apocalittica fra l’ammontare di ricchezza reale, prodotta con l’agricoltura, l’industria, i servizi, cioè mediante il lavoro, e il quantitativo generato dalle transazioni finanziarie. Prendendo come misura di riferimento il valore (fallace ma comunemente accettato) del Prodotto Interno Lordo, quello del mondo intero nel 2010 è stato di 74 mila miliardi di dollari, mentre il Pil della finanza è stato di 611 mila miliardi: otto volte superiore.

Un’abnorme massa di denaro che gira vorticosamente da un angolo all’altro del pianeta, virtuale perché creata a prescindere dall’economia produttiva. Manovrata da potenze finanziarie di gran lunga più forti di qualunque Stato che hanno un nome e cognome.

Secondo il Dipartimento del Tesoro americano, sono cinque Sim (Società di Intermediazione Mobiliare e divisioni bancarie), cioè J.P Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Hsbc Usa, e cinque istituti di credito, ovvero Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, Citycorp-Merrill Linch, Bnp-Parisbas. Nel 2011 queste dieci banche hanno conquistato il 90% del totale dei titoli derivati, che ancor oggi costituiscono la fetta più grossa dell’intero mercato della finanza globale. Per venire all’Italia, il debito pubblico è posseduto all’87% da banche più assicurazioni, formando insieme il gruppo dei cosiddetti investitori istituzionali, più noti come speculatori. Per l’esattezza, ad essere in mano estera è il 60% dei titoli italiani. Scrive l’economista Fumagalli: «i mercati finanziari non sono qualcosa di etereo e neutrale, ma sono espressione di una precisa gerarchia: lungi dall’essere concorrenziali… essi si confermano come fortemente concentrati e oligopolistici: una piramide, che vede, al vertice, pochi operatori finanziari in grado di controllare oltre il 70% dei flussi finanziari globali e,  alla base, una miriade di piccoli risparmiatori che svolgono una funzione meramente passiva».

Lassù, nell’empireo della razza eletta, un club di professionisti della speculazione gestisce il mondo con l’unico fine di moltiplicare i propri profitti, e qua giù il risparmio, i soldi delle famiglie, li segue come un gregge di buoi.

In quali modi specifici, nessuno saprebbe dirlo. «Chi sta dietro la maggioranza degli hedge fund e dei private equity? Che bilanci hanno? Zero notizie. E i fondi sovrani? Muovono migliaia di miliardi, ma solo quello norvegese dice come. I derivati, un multiplo del Pil mondiale, restano un mistero gaudioso, officiato da banche ombra controllate dall’oligopolio bancario americano più Deutsche Bank» (Massimo Mucchetti, Corriere della Sera, “Il sistema Tyson e le democrazie”, 11 settembre 2011). Federico Rampini, in un articolo rimasto famoso (“Wall Street, le cene del ‘club dei derivati’. Così i banchieri decidono la speculazione”, La Repubblica, 13 dicembre 2010), ne parla come di «una vera e propria “cupola” di grandi banchieri»: questa volta sono nove rappresentanti di altrettante banche, l’élite della prima Borsa del mondo, che controllano in modo esclusivo il commercio dei titoli “tossici”, i derivati, in gergo CDS (Credit Default Swaps). Sono in buona parte gli stessi che abbiamo già elencato: Goldman Sachs, Morgan Stanley, JP Morgan, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank, Barclays, Ubs, Credit Suisse. Secondo il New York Times, ogni terzo mercoledì del mese questi signori si incontrano a Manhattan per concordare le mosse e dirigere dall’alto, e in segreto, il mercato dei junk bonds, la spazzatura finanziaria. La fonte è, anche qui, ufficiale: un’inchiesta della Commodity Futures Trading Commission, organo di vigilanza federale degli Stati Uniti.

Uno studio dell’Istituto Svizzero di Tecnologia pubblicato sulla rivista scientifica New Scientist ha scoperto che mettendo ai raggi X il groviglio di partecipazioni incrociate nella proprietà di tutte le 43.060 multinazionali presenti al mondo (su un database di 37 milioni di società, l’Orbis, risalente al 2007), è possibile enucleare un gruppo privilegiato di 1.318 investitori che detiene il 60% dell’economia reale mondiale, mobiliare e manifatturiera. Districandosi nei meandri degli assetti proprietari, i ricercatori hanno individuato un gruppo ancora più ristretto di nomi ancora più legati fra loro. In breve, il risultato finale vede 147 soggetti controllare il 40% della ricchezza industriale del pianeta. Meno dell’1% è a capo dell’intero intreccio. È composto per la maggior parte, guarda caso, da banche e fondi d’investimento. Gli stessi di sempre: Barclays, JP Morgan Chase, Ubs, Merryl Lynch, Deutsche Bank, Credit Suisse, Goldman Sachs, Bank of America, Unicredit, Bnp Paribas. I nodi che tengono avvinte questa super-entità in una specie di consiglio supremo della finanza non deve far pensare a un vertice che decide e procede all’unisono. Gli autori della ricerca ipotizzano con ogni verosimiglianza che un tale numero, 147, è ancora troppo elevato per concludere che sia operante una collusione scientifica. Non è dimostrabile, insomma, che agiscano di concerto, ingegnando complotti in sistematica concordia. E’ certamente più probabile che si considerino portatori di interessi comuni e facciano cartello quando risulti utile per aumentare i profitti o ci si debba difendere da tentativi di attaccarne la posizione di dominio (eventuali colpi di coda della politica o di qualche popolazione recalcitrante a farsi colonizzare), ma per il resto è realistico immaginare che si sfidino sul mercato. «La realtà è talmente complessa che dobbiamo rifuggire i dogmi, sia che si tratti di teorie cospirazioniste o di libero mercato», ha affermato uno degli scienziati, James Glattfelder. «La nostra analisi è basata sulla realtà».

L’anonima sequestri finanziaria, come si vede, non è per niente anonima.

fonte: Asso di Picche