Ancora la Libia

Fonte: Hescaton

A nostro avviso il presunto coraggio di Renzi nel schierarsi a fianco della Russia contro le sanzioni e a favore degli interessi energetici italiani in Libia, sarà punito dalle forze che guidano gli States. Nel nostro immediato futuro dobbiamo sicuramente e ripeto sicuramente aspettarci un attentato, anche di proporzioni più grandi di quelli attuati a Parigi. Roma è ovviamente l’obiettivo principale, l’ISIS lo ha ribadito più volte nei suoi video e come sappiamo spesso mantiene le sue promesse. Ed è anche abbastanza sicuro che le postazioni dell’ENI verranno presto attaccate. L’obiettivo è quello di spingere l’Italia, che ricordiamo è ancora in una fase di depressione economica, ad impegnarsi in un conflitto che, bisogna ammetterlo, non è in grado di affrontare per almeno questi motivi: 1) Il tendenziale buonismo dell’opinione pubblica italiana, che quando vedrà i primi soldati italiani morti, se la prenderà subito con il governo in carica che potrebbe probabilmente rischiare il posto. 2) Il cattivo stato dei nostri conti pubblici non ci permette di affrontare una guerra che potrebbe costare miliardi di euro se l’Unione Europea non allenta le regole sul pareggio di bilancio. 3) Anche se l’Italia dispone di forze militari di discreto livello, non è sicuramente preparata ad una guerra aperta e difficile, come potrebbe essere quella in Libia e, ripeto non è assolutamente preparata la nostra opinione pubblica a decine se non centinaia di soldati italiani morti. 4) Ricordiamoci che la Libia ha subito, da parte di Gheddafi, decenni di propaganda anti-italiana e un intervento italiano, di qualsiasi tipo, potrebbe essere visto dalla maggioranza della popolazione come un tentativo neo-coloniale e quindi le forze ribelli di qualsiasi genere potrebbero fare fronte comune contro gli italiani. Inoltre le recenti accuse da parte dei militari di Tobruk ad una presunta violazione delle acque libiche, dimostra che l’Italia in Libia non ha alleati sicuri nemmeno tra le forze laiche. Concludiamo sostenendo che da più parti ci arrivano segnali del fatto che si voglia spingere l’Italia in guerra in Libia, guerra che potrebbe facilmente far collassare il nostro paese a livello economico e politico. Ricordiamo inoltre che il 2-3% della popolazione residente in Italia è di religione musulmana. Nel caso l’Italia non si limitasse ad un intervento aereo o navale, ma decidesse di intervenire a terra per difendere fisicamente le postazioni dell’ENI, il rischio che diventi il nemico principale dei musulmani, in qualità di neo-crociato, è grandissimo e non escludiamo la presenza di diverse cellule dormienti nel nostro paese, pronte ad attaccare proprio in quell’eventualità. Guardando chi ci governa, cioè Renzi ed Alfano, siamo sicuri che veramente l’ISIS non arriverà fino a Roma?

estratto da : http://www.hescaton.com/wordpress/vogliono-portare-litalia-in-guerra/

Kazakhstan

kazakhstanGas e petrolio costituiscono e restano saldamente i punti di forza del Kazakhstan, e nella recente visita di Renzi ad Astana proprio l’elemento energia l’ha fatta da padrone. Alla presenza dell’ad di Eni Claudio Descalzi e dell’ad di Finmeccanica Mauro Moretti, sono stati firmati due importanti accordi da Eni e da Iveco: un passaggio significativo per l’Italia. Il progetto di Nazarbaev è quello di promuovere sempre più lo sviluppo di nuovi settori (quale quello tecnologico) grazie ai proventi derivanti dalle risorse energetiche, per tentare di raggiungere gli audaci obiettivi stabiliti nella “Strategia Kazakhstan 2050”, proclamata in un “documento –  messaggio al popolo” due anni fa, che ricorda quanto pianificazione e lungimiranza siano centrali nelle sorti di uno Stato.

fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/kazakhstan-lunita-nella-diversita/

Ormai la politica estera italiana la fanno solo Eni e Finmeccanica, quando lo stato le dismetterà avremo chiuso definitivamente bottega  :-/

Come da copione

Come da copione

In questi giorni è successo qualcosa di importante. I fondi, in larga maggioranza esteri, hanno messo in minoranza il Tesoro in assemblea degli azionisti Eni, leggiamo: “passo storico per le Partecipazioni Statali e in generale per il mercato finanziario italiano. Non solo. Secondo gli analisti, questo salto di qualità sulla governance assembleare si ripeterà non solo l’anno prossimo in Eni, ma anche nelle altre società pubbliche: una volta rotto un argine, il mercato si muove come un fiume in piena.