Diego Fusaro sull’incontro piemontese dell’ARS

Le impressioni di Diego Fusaro, che ringraziamo per la partecipazione e per l’apprezzamento, sull’incontro piemontese dell’ARS.

Da lospiffero.com:

“Riconquistare la sovranità.

europa-11Si è svolto sabato 21 settembre a Torino il primo incontro regionale piemontese dell’ARS, “Associazione Riconquistare la Sovranità”. L’assordante silenzio mediatico che ha reso pressoché invisibile l’evento all’opinione pubblica è, naturalmente, un buon segno: nel mondo dell’industria culturale e della produzione dei consensi, in cui l’egemonia dei dominanti si esercita a partire dall’uso pressoché monopolistico dei mezzi di informazione, non ricevere alcuna attenzione da parte dei media e dal mainstream politicamente corretto e millimetricamente sorvegliato è un merito da rivendicare con orgoglio. È la prova incontrovertibile del proprio non essere dalla parte del potere.

L’obiettivo primario dell’associazione ARS è forte e chiaro: riconquistare la sovranità nazionale perduta, e dunque uscire il prima possibile dal progetto criminale chiamato Europa; quest’ultima è il nobile nome attribuito alla dittatura eurocratica che, in nome della finanza e delle sacre leggi del mercato, manda in rovina i popoli e le classi, le comunità e le nazioni, realizzando, di fatto, in forma economica ciò che un tempo veniva attuato tramite i carri armati e i bombardamenti (il cui uso è, momentaneamente, riservato per gli Stati extraeuropei che eroicamente resistono alla barbarie capitalistica dell’impero americano).

L’odierna Europa – che del nobile progetto di Kant o di Spinelli è il perverso rovesciamento – è funzionale alla logica illogica neoliberale e alla rimozione della sovranità, e dunque del primato politico degli Stati come potenze in grado di mantenere il primato della politica sull’economia. La globalizzazione non è forse anche il transito dal moderno Stato nazionale con primato della politica al postmoderno mercato internazionale con egemonia dell’economia e del mercato, delle scelte anonime e impersonali della finanza e dei banchieri apolidi? Come già sapeva Machiavelli, le due prerogative inalienabili del Principe e della sua sovranità risiedono nel controllo della moneta e nella disposizione del monopolio delle forze armate, ossia in quelle due dimensioni la cui dissoluzione è stata portata a compimento dall’incubo eurocratico di cui siamo vittime.

Cito direttamente dal programma del movimento: “ARS – Associazione Riconquistare la Sovranità ritiene che nessuna soluzione alla crisi sia possibile restando nel dominio delle forze antidemocratiche e tecnocratiche europee, che hanno tolto e toglieranno a qualunque governo si insedi in futuro qualunque leva monetaria e politica che ci permetta di uscire dal tunnel. Al contrario, ritiene che solo il recupero della piena sovranità popolare, monetaria, strategica, energetica, alimentare, potrà portarci alla salvezza nostra e del nostro futuro”.

Parole forti e chiare, tanto più encomiabili perché pronunciate in tempi confusi e ambigui quali sono quelli di cui siamo sudditi coatti, l’epoca delle “larghe intese”, in cui l’attualità della dicotomia tra destra e sinistra non è superiore a quella tra guelfi e ghibellini.

Andando a rioccupare quello spazio di dibattito pubblico e quella dimensione comunitaria che è il capitale stesso a distruggere programmaticamente con le sue perverse logiche di individualizzazione selvaggia, giovani e meno giovani hanno discusso per ore – mossi da una rabbia densa di buone ragioni e da una sana passione antiadattiva – di temi tutti orbitanti intorno al fuoco prospettico della necessità di uscire dall’euro e di riconquistare la sovranità nazionale, condicio sine qua non per quel garantimento dei diritti sociali e per quel primato del politico sull’economico la cui distruzione corrisponde alla segreta teleologia del progetto criminale chiamato Europa. Il folle compito di quest’ultima – per chi ancora non l’avesse compreso – consiste nella rimozione forzata di ogni residuo di welfare state, di ogni superstite egemonia della politica sul fanatismo cieco del mercato oggi innalzato a nuova divinità vendicativa.

Al cospetto delle troppe sciagure che, in rapida successione, hanno investito la nostra penisola (dalla dittatura del debito al commissariamento con la giunta militare economia del governo Monti), alle quali si attagliano con straordinaria aderenza le parole del Purgatorio dantesco (VI, 76-78) – “ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!”–, diventa evidente come il primo compito per una ragione che miri a frenare e, in seconda battuta, a rovesciare le tendenze in atto sia da ricercarsi nella rioccupazione della funzione dello Stato come garante del primato della politica sull’economia, dell’eticità sul mercato, degli uomini sulle entità della finanza, gravide di capricci teologici. Occorre riprendersi tutto, in primo luogo la sovranità perduta.

Anziché ridursi ad ancilla oeconomiae, e dunque a semplice supporto della sovranità degli organismi economici transnazionali (dalle banche, al “fondo monetario Internazionale”, fino alla dittatura crematistica delle multinazionali e delle nuove caste plutocratiche), lo Stato nazionale è, pertanto, chiamato a porsi al servizio della comunità umana considerata come fine in sé, e dunque a prendere posizione contro le logiche illogiche del monoteismo del mercato globale.

Fino a prova contraria (ossia finché non si indichino altre forze concretamente in grado di rovesciare l’esiziale ordine finanziario mondializzato), soltanto lo Stato nazionale, a patto che cessi di limitarsi a ratificare quanto viene autonomamente deciso dagli economisti, dalle multinazionali e dal mercato divinizzato, può opporsi e, dunque, agire concretamente in vista del superamento della scissione dilagante.

Cito ancora dal manifesto programmatico: “ARS intende riavvicinare un popolo troppo a lungo prostrato e ingannato alla militanza politica e alla ricerca dei nostri valori costituzionali, unendo chiunque si riconosca nella causa sovranista e voglia costruire una vera opposizione popolare a tutto ciò”. Spirito dialogico e interconfessionale, dunque: a cui si accompagna la ferma volontà di valicare le tradizionali barriere, ormai logore, che oggi servono essenzialmente a frammentare e, dunque, a rendere inoffensiva la possibile opposizione ai crimini dell’economia globale e dell’eurocrazia imperante.

ARS non è la sola associazione che ha individuato correttamente sia la diagnosi, sia la terapia: tra le altre, vi sono anche EPIC (Economia per i cittadini), Eurotruffa, la neofondata Bottega Partigiana, e molte altre ancora. Occorrerà, per il futuro prossimo, tentare di far interagire queste realtà, individuando la koiné nell’opposizione al monoteismo del mercato e alla teologia neoliberale incorporata nell’eurocrazia. È solo agendo coralmente che si diventa una forza realmente operativa e, soprattutto, temibili per il potere della violenza istituzionalizzata. È questa la sfida per il futuro e per la sua riapertura, nell’odierna età delle passioni tristi. Con le splendide parole del Trattato del ribelle di Ernst Jünger: “tra il grigio delle pecore si celano lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. È questo l’incubo dei potenti”.

Fonte: http://www.appelloalpopolo.it/?p=9555

Un castello di libri

Si svolgerà dal 29 al 31 ottobre, presso l’Auditorium del Castello Pico, a Mirandola, la 4° edizione de “Un Castello di Libri”. L’iniziativa è organizzata dall’Assessorato alla Promozione della Città e del Territorio del Comune e dalla Biblioteca “Garin” ed è dedicata quest’anno all’editore Bompiani.

Diamo notizia di due appuntamenti di sabato 30:

Ore 15.30 – Bompiani editore
DIEGO FUSARO
Essere senza tempo
Accelerazione della storia e della vita
La nostra è l’epoca della fretta, un “tempo senza tempo” in cui
tutto corre senza fermarsi mai, impedendoci non soltanto di
vivere pienamente gli istanti presenti, ma anche di riflettere
serenamente su quanto accade intorno a noi. La nostra epoca
“postmoderna”, che pure ha smesso di credere nel futuro, non ha
per questo cessato di affrettarsi, dando vita a una versione del
tutto autoreferenziale della fretta: una versione nichilistica,
perché svuotata dai progetti e dalle promesse di emancipazione
universale e di colonizzazione dell’avvenire di cui l’avevano
gravata i moderni, e condensata nel motto dell’uomo
contemporaneo: mi affretto, dunque sono.

Ore 17.00
PIERO DORFLES
Il ritorno del dinosauro
Una difesa della cultura
Garzanti editore
Piero Dorfles appartiene a una generazione che è cresciuta e si è
formata prima dell’avvento dei computer. Per certi versi è un
dinosauro, anche se non è certo un passatista, o un oppositore
del progresso. Tuttavia osserva come il declino del valore della
cultura, che trova un terreno fertile nell’espansione delle nuove
tecnologie, ha avuto un’enorme influenza sui processi della
comunicazione e dell’istruzione, oltre che sulla nostra identità e
sui rapporti personali. Prendendo spunto dal cinema, dalla
televisione e dai fumetti, Piero Dorfles ci aiuta a capire come le
contraddizioni della modernità rischiano di impoverire la nostra
vita interiore e il nostro ruolo sociale.

Il programma completo è scaricabile dal sito del comune di Mirandola