Strategia elettorale

La strategia ufficiale della campagna di rielezione di Trump “Cina, Cina, Cina”, dettagliata in un memo di 57 pagine per Repubblicani, è destinata ad essere implementata come guerra ibrida totale, tra cui propaganda non-stop, minacce, tecnologie infowar, guerra cibernetica e fabbricazioni di ultime notizie.

L’obiettivo finale condiviso da ogni filone sinofobico, di mentalità commerciale o basata su think tank, è far deragliare l’economia cinese – un concorrente di alto livello – con ogni mezzo necessario e quindi paralizzare il processo di integrazione eurasiatico in corso i cui tre nodi chiave, la Cina, Russia e Iran sono le massime “minacce” secondo la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Ancora una volta, i guanti sono sfoderati. E Pechino non smetterà di contrapporsi in natura.

È come se Pechino avesse finora sottovalutato serialmente l’ossessione più grande della vita del Deep State e Beltway, quella di rimanere sempre l’egemone indiscusso, geopoliticamente e geoeconomicamente. Ogni “conflitto” che esplode attraverso la scacchiera è e continuerà ad essere direttamente collegato agli obiettivi di contenimento della Russia e distruzione della Cintura e della Seta.

In precedenza mi riferivo all’Impero del Caos , dove una plutocrazia proietta progressivamente la propria disintegrazione interna su tutto il mondo. Ma solo ora sta iniziando il gioco serio, completo dell’intenzione di Trump di testare di nuovo le bombe nucleari. Non contro un gruppo di “terroristi” di bassa vita, ma contro un serio concorrente alla pari: il partenariato strategico eurasiatico.

Sarebbe troppo aspettarsi che il Team Trump apprenda dalle analisi sulla Belt and Road, che dimostrano in che modo il sogno cinese – una variante confucianista del neoliberismo – segna l’evoluzione della Cina in una zona di produzione centrale nell’economia mondiale neoliberista approfittando di la struttura legale globale esistente.

Il team Trump ha annunciato in modo clamoroso la propria strategia. Aspettatevi contraccolpi seriali silenziosi di Sun Tzu.

Fonte: Asia Times

Traduzione: Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/il-conflitto-usa-cina-si-fa-sempre-piu-serio/

Guerra fredda 2

Il potere economico cinese, combinato con la deterrenza militare della Russia e la dipendenza europea dalla Russia per il suo approvvigionamento energetico, mostra che l’Europa non può permettersi di seguire il suo alleato americano nel comportarsi provocatoriamente contro l’asse sino-russo.

L’Europa ha inoltre sofferto di guerre americane in Medio Oriente e delle ondate di migranti causate da questo. Piccoli scatti di autonomia strategica possono essere visti nella creazione dello strumento a sostegno degli scambi commerciali (INSTEX), un sistema di pagamento alternativo al dollaro per aggirare le sanzioni contro l’Iran. Il poco o nessun supporto diplomatico esteso alla posizione anti-russa dell’Ucraina da parte della Francia e della Germania potrebbe essere visto come un altro segno di una maggiore indipendenza degli europei. La recente Conferenza sulla sicurezza di Monaco, con Poroshenko presente, ha ulteriormente confermato che la Merkel intende fare affidamento sull’approvvigionamento di gas russo nell’interesse della diversificazione energetica.

Le azioni combinate diplomatiche, militari ed economiche della Russia e della Cina in Europa sono decisamente più limitate ed efficaci in Europa rispetto ad altre parti del mondo come il Medio Oriente e l’Asia. La retorica politica, amplificata dai media, cioè contro la cooperazione tra Europa, Russia e Cina, serve solo gli interessi degli Stati Uniti. La Russia e la Cina stanno riuscendo a proporre valide alternative all’ordine mondiale unipolare di Washington, estendendo ai paesi europei una libertà strategica che altrimenti non sarebbe loro disponibile in un ordine mondiale unipolare diretto da Washington.

Merkel con Putin

Non è ancora chiaro se le capitali europee si stiano rivolgendo a Mosca al di fuori del sentimento anti-Trump piuttosto che anti-americano. Resta da vedere se questi cambiamenti sono temporanei e attendono il ritorno alla presidenza degli Stati Uniti di qualcuno che crede nell’egemonia liberale, o se i cambiamenti in corso sono i primi di una serie di sconvolgimenti che rimodelleranno progressivamente l’ordine mondiale da unipolare a multipolare , con l’Europa che sarà chiaramente uno dei poli principali.

Fonte: Strategic Culture

Traduzione: Sergei Leonov

https://www.controinformazione.info/passi-finali-della-rivoluzione-multipolare-contenere-gli-stati-uniti-in-europa/

Qual’è oggi il “mondo libero”?

Gli esponenti più avveduti delle classi dirigenti, ovunque in Europa, sanno che la Guerra Fredda e le sanzioni sono un pessimo affare e che la sicurezza collettiva non può esistere se va contro qualcuno, specie se quel qualcuno ha il peso della Russia. I più liberi di parlare restano i vecchi ed ex politici. Nessuno di loro ha consuetudine con i politici della generazione Obama. Li vedono come maggiordomi che – così come Barack – non possiedono pensiero autonomo, ma recitano un copione redatto presso i veri piani alti dell’Impero e della finanza, e lo recitano meccanicamente fino in fondo, anche quando sanno che annienterà la sovranità dei propri paesi, sacrificata all’altare di una nuova Guerra Fredda.
Perciò, i vecchi, com’è naturale, guardano con attenzione speciale a Mosca, dove vedono una classe dirigente vera. Putin e Lavrov sovrintendono al proprio copione, e questo rende leggibile il loro operato. La politica internazionale del Cremlino mira a essere “prevedibile”, cioè esplicita nell’enunciare i propri interessi di lungo periodo, senza aree di ambiguità. Quando Putin dice di non voler ricostruire l’Unione Sovietica, è vero. E quando dice che non consentirà alla NATO di minare l’efficacia della deterrenza nucleare, è altrettanto vero. Capirlo ci consentirebbe di risparmiare sulle spese militari che ingrassano coloro per i quali Obama fa il piazzista.
Pino Cabras

I trattati di libero asservimento

  1. L’intera logica della strategia dei trattati è quella di obbligare i singoli paesi tanto europei, quanto del Pacifico, gli attori industriali, agricoli e dei servizi, l’intera architettura della banco-finanza a formattarsi secondo gli standard americani, cosa che non riuscì per le vie troppo aperte del WTO ovvero per l’opposizione dei BRICS che sono specificatamente e serialmente i soggetti lasciati fuori da tutti e tre i trattati. All’appello americano rispondono eccitate le lobby atlantiste, multinazionali e banco-finanziarie europee, lobby che promuovono l’interesse dei Pochi e non certo dei Molti, che puntano a barattare i loro vantaggi in cambio della nostra integrale colonizzazione strutturale che, una volta operata, sarebbe nei fatti difficilmente reversibile.

La logica sottostante la strategia dei trattati è ambigua, irrazionale, ingiusta, disadattativa, illogica, coloniale. Questo perché, come già detto ma val bene ripeterlo, la logica non è commerciale, ma geopolitica.

I  trattati puntano a creare un sistema di lunga durata, basato sull’uniformazione di tutti gli standard sociali, culturali, normativi, valutari, banco-finanziari ed economici a quelli vigenti negli Stati Uniti e creante di fatto, una dipendenza di tutti dagli USA ma degli USA con nessuno nello specifico.

Ma vi è anche il riflesso passivo di questa strategia. Ostracizzare e disincentivare ogni forma di scambio tra Europa e paesi emersi o emergenti. Europa infatti, sarebbe un omologo degli USA ad esempio per quanto attiene molte capacità tecnologiche, mentre com’è noto, Europa è ben mancante di materie prime di cui sono invece eccedenti gli emersi e gli emergenti. In teoria, questo sarebbe lo scambio perfetto, quello basato sulla reciproca compensazione delle eccedenze e della mancanze. Ma questo scambio perfetto potenzierebbe ulteriormente il progresso tecnico-produttivo dei competitor geopolitici (Cina e Russia in primis), creerebbe una circolazione attiva di valute disparate (yen, yuan, rubli, euro, rupie), finirebbe con l’emarginare gli USA che non hanno alcuna intenzione di commerciare liberamente con coloro che vedono come rivali geopolitici esiziali e che temono la relativizzazione del dollaro più di ogni altra cosa al mondo, poiché e sul dominio assoluto di questo che si basa la loro forza finanziaria, quindi, economica, quindi politica, coadiuvata da quella militare e condita da quella culturale.

L’isteria americana sulla questione ucraina va quindi letta in questo senso, separare da subito Europa e Russia (tecnologia e competenze vs energia) per poi ostacolare anche le relazioni Europa – Cina.

estratto da http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/10/29/geopolitica-dei-trattati-di-libero-asservimento/

Kazakhstan

kazakhstanGas e petrolio costituiscono e restano saldamente i punti di forza del Kazakhstan, e nella recente visita di Renzi ad Astana proprio l’elemento energia l’ha fatta da padrone. Alla presenza dell’ad di Eni Claudio Descalzi e dell’ad di Finmeccanica Mauro Moretti, sono stati firmati due importanti accordi da Eni e da Iveco: un passaggio significativo per l’Italia. Il progetto di Nazarbaev è quello di promuovere sempre più lo sviluppo di nuovi settori (quale quello tecnologico) grazie ai proventi derivanti dalle risorse energetiche, per tentare di raggiungere gli audaci obiettivi stabiliti nella “Strategia Kazakhstan 2050”, proclamata in un “documento –  messaggio al popolo” due anni fa, che ricorda quanto pianificazione e lungimiranza siano centrali nelle sorti di uno Stato.

fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/kazakhstan-lunita-nella-diversita/

Ormai la politica estera italiana la fanno solo Eni e Finmeccanica, quando lo stato le dismetterà avremo chiuso definitivamente bottega  :-/

Il Turco a Vienna

“Il Turco a Vienna… e altre cose. Conversazione con Franco Cardini”.
Martedì 19 Giugno, ore 21, Modena

Il Turco a Vienna… e altre cose. Conversazione con Franco Cardini“. Martedì 19 Giugno, ore 21, p.tta Redecocca 1, Modena. Interverranno: ● Prof. Franco Cardini, storico, saggista, autore del libro Il Turco a Vienna, sull’ultimo assalto turco all’Europa del 1683 ● Elisabeth Mantovani, presidente dell’associazione La Rose Noire ● Stefano Vernole, redattore di Eurasia, rivista di Studi Geopolitici Modera: Luca Tadolini Ingresso libero

http://www.eurasia-rivista.org/il-turco-a-vienna-e-altre-cose-conversazione-con-franco-cardini-marte

Bombardamenti umanitari?

“ Gli obiettivi geostrategici della guerra in Libia”
Sabato 25 giugno a Milano

Sabato 25 giugno 2011 alle ore 15.00 si terrà a Milano, presso il Centro Culturale San Fedele di Piazza San Fedele 4, la conferenza “Bombardamenti umanitari? Gli obiettivi geostrategici dietro la guerra in Libia”. Interverranno come relatori: Aldo Braccio (redattore di “Eurasia”), Maurizio Cabona (redattore de “Il Giornale”), Roberto Giardina (redattore del “Quotidiano Nazionale”), Luca Tadolini (difensore di Nuri Ahusain) e Joe Fallisi (testimone oculare dello scoppio della rivolta in Libia). L’organizzazione è a cura dell’Istituto di Alti in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG). L’evento rientra nel Ciclo 2010-2011 dei Seminari di Eurasia. L’ingresso è libero.

http://www.eurasia-rivista.org/9837/bombardamenti-umanitari-gli-obiettivi-geostrategici-della-guerra

Le conseguenze economiche della crisi libica

Analisi geostrategica del conflitto libico

. Seminari e conferenze “Le conseguenze economiche della crisi libica”: il 14 maggio a Modena

Sabato 14 maggio 2011 alle ore 19.00 si terrà a Modena, presso il Café Athenaeum di via Canalino 81, la conferenza “Le conseguenze economiche della crisi libica”.

Interverrà come relatore Mario Mirabelli (consulente aziendale e fondatore del Centro Studi Analisi e Statistiche di Modena).

L’organizzazione è a cura dell’associazione culturale “Pensieri in Azione”, col patrocinio dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e la collaborazione delle Edizioni Terra e Identità e di “Viaggiatori fuori Tema”. L’ingresso è libero.

L’evento rientra nel Ciclo 2010-2011 dei Seminari di Eurasia.

http://www.eurasia-rivista.org/9303/le-conseguenze-economiche-della-crisi-libica-il-14-maggio-a-mode