Peccato Morales

Ciò che sta accadendo in Bolivia, nel silenzio sostanziale dei media occidentali  ben intenzionati a non vedere nulla, né il sovvertimento della democrazia, né le stragi di nativi colpevoli  di avere avuto accesso all’economia e al governo del Paese, grazie a Morales ( qui un video del Financial Times del 2014 in cui si loda questa apertura, salvo oggi appoggiare i golpisti), presenta elementi talmente grotteschi e arcaici da demistificare il discorso pubblico del sistema neo liberista in merito a democrazia, accoglienza, razzismo e nuove presunte libertà il quale, al momento buono, si rivela  una semplice  sovrastruttura retorica in funzione degli interessi dei soggetti economici finanziari.  Una cosa che ci riguarda molto da vicino visto che in Europa lo stesso accrocchio declamatorio, con in aggiunta l’unionismo falso e bugiardo, viene usato per i massacri sociali e la distruzione del welfare.

In quale occasione tutto questo precipita e si separa nella provetta del neo liberismo in maniera folgorante come quando  nel giorno della sua auto-proclamazione come capo ad interim dello stato, la golpista maxima Jeanine Anez ha parlato pubblicamente con la Bibbia cattolica nelle sue mani affermando che “Egli (Dio) ha permesso alla Bibbia di tornare al palazzo del governo”. In precedenza, uno dei leader del golpe, il capo dell’organizzazione paramilitare di Santa Cruz, Luis Fernando Camacho, è entrato  nel palazzo del governo dopo le dimissioni di Morales insieme a un sacerdote e ha messo una Bibbia sulla bandiera boliviana. Da parte sua, il sacerdote ha proclamato che “la Bolivia appartiene a Dio” e che la Pachamama, una dea venerata dagli indigeni nel paese, non ci tornerà mai più.

Insomma in pochi giorni si è tornati indietro di 500 anni con i gesuiti missionari e i loro schiavi indios, anche se in questo caso i sacerdoti sono costituiti dalla borghesia parassitaria, gli altari dalle miniere di litio e i poveri cristi in croce dai nativi: insomma l’antica alleanza tra la chiesa e il potere si è rivelata ancora pienamente operante. Anzi per apparente paradosso ancora di più da quando la Chiesa, sotto la spinta della secolarizzazione ha abbandonato, sia pure sottobanco,  le velleità dottrinarie e  la pretesa di far derivare da queste “verità” l’unica etica e morale fondante. Insomma il Papa si è dalailamizzato e di fatto, in sorprendente  accordo con le profezie, l’ultimo vero pontefice è stato Benedetto XVI che ha fatto il gran rifiuto proprio per l’impossibilità  di essere il capo di una religione e non il ciambellano di una religiosità vaga e a la carte com’è quella del mondo occidentale: d’altro canto qualsiasi fede reale sia essa di tipo religioso o etico – laico è ormai un disturbo per un sistema che ha a fondamento dei propri valori il mercato e dunque l’esatto contrario di ogni etica dal momento che tutto ha un valore in quanto contrattabile. La chiesa in questo senso opera come collante supplettivo del denaro. E il gesuita che lo ha sostituito sul trono  ha invece subito afferrato il concetto e lo ha reso operante dalla sua milonga vaticana.

Questo in apparenza potrebbe sembrare una cosa buona e invece non lo è affatto, almeno in questa fase del declino, perché ovviamente spinge la chiesa a mettere ancora di più l’accento sul potere e sull’ingerenza, ad appoggiarsi sia all’integralismo destrorso e xenofobo oltreché ai fenomeni più arcaici della devozione senza nemmeno dover far mostra di una qualche coerenza. Fa sì che, senza alcun contrasto, i golpisti e stragisti boliviani possano fondare sulla Bibbia la loro azione di pulizia etnico – sociale, mentre da noi si invita all’accoglienza e soprattutto al gigantesco affare che essa comporta. Il “peccato” di Morales è stato quello imperdonabile di favorire una riforma costituzionale che nel 2009 ha spogliato la Chiesa cattolica del suo speciale status di religione di stato proclamando “la libertà di religione e di credenze spirituali, secondo le visioni di ogni individuo” e dichiarando lo stato “indipendente dalla religione” che tradotto vuol dire indipendente dal potere delle gerarchie.

Ma mutatis mutandis cose simili accadono anche in Italia dove la gerarchia vaticana  opera attivamente per la distruzione del Paese e la sua riduzione in schiavitù finanziaria tramite un suo uomo, ovvero Giuseppe Conte, uomo formatosi a villa Nazareth, l’università di elite del Vaticano, sotto la guida del cardinale Achille Silvestrini, scomparso da poco. Lì sono stati tirati i fili prima con l’improvvida chiamata di Conte alla testa dell’esecutivo M5S – Lega e poi con la resilienza a palazzo Chigi a capo di un governo di segno opposto. Ora costui vorrebbe firmare, con il sostegno di sua Eminenza Mattarella  il trattato capestro sul nuovo Mes ben sapendo che esso è stato architettato specificamente per depredare l’Italia.  Non gli resta che giurare sulla bibbia.

riproduzione integrale da https://ilsimplicissimus2.com/2019/11/26/peccato-morales/

Profughi veri

Una autentica flotta di navi da guerra formata da 14 unità’ turche, fortemente armate fino ai denti, sta navigando al di fuori di ogni controllo statale, dirigendosi  a quanto sembra verso l’Egeo o il Mar Ionio per sfuggire alle epurazioni attuate dal Governo di Ankara. Come rivelato da alcune fonti, fra cui Il Times, sono state segnalate queste 14 unità della Marina turca fortemente armate che navigano verso destinazione ignota ma è chiaro che si tratta di unità appartenenti ai rivoltosi turchi che adesso cercano di mettersi in salvo dalle sanguinose epurazioni contro i militari ribelli attuate dal Governo di Erdogan. Sono in allarme i porti del Pireo ed altri in Grecia ma anche Taranto dove potrebbero dirigersi le unità turche, secondo l’agenzia RiaNovosti. Il comandante della Marina da guerra turca, l’ammiraglio Veysel Kosele, ha ammesso di non avere più il controllo di queste unita già dallo scorso Venerdì’, giorno in cui iè avvenuto il tentativo di Golpe, come indica la fonte anonima del giornale britannico. Al momento non si sa se l’ammiraglio siacoinvolto anche lui nel fallito golpe o si trovi come ostaggio dei rivoltosi. Nel frattempo in Turchia procede l’epurazione massiccia dei militari rivoltosi con circa 7.500 arresti, questa epurazione viene estesaanche ai magistrati, ai poliziotti, a giornalisti ed a dipendenti pubblici. L’epurazione risultatalmente massiccia da somigliare sempre più’ ad una purga staliniana. Il bilancio dei morti e’ salito a 290 e i feriti sono alcune migliaia. Nel paese è stata proposta l ‘introduzione della pena di morte con effetto retroattivo e questo creerebbe una situazione ancora peggiore. Lo stesso Erdogan ha rivelato che ha corso il rischio di essere assassinato mentre si trovava in vacanza in un Hotel sul Mar Egeo. Adesso Erdogan vuole vendicarsi pesantemente sui cospiratori e sugli oppositori. Le autorità della UE al momento esprimono preoccupazione e lanciano appelli alla moderazione nei confronti di Ankara augurandovi un ritorno alla stabilità. Rt Actualidad.   The Times.  RiaNovosti

http://www.controinformazione.info/allarme-nel-mediterraneo-14-navi-da-guerra-turche-fortemente-armate-navigano-fuori-controllo/

La fine dell’Italia: l’inizio

Finalmente il bluff è finito. L’impazienza incontrollata dei tecnocrati è stata finalmente saziata. Mario Monti, re incontrastato della tecnocrazia europea, è divenuto ufficialmente presidente del Consiglio, in barba alla volontà popolare e ad ogni principio democratico. Dopo il simil-golpe di Napolitano, sono arrivati gli attestati di stima al nuovo governo da varie parti: dal duo delle meraviglie Santoro/Travaglio, dal faziosissimo Tg3, dal montiano Corriere della Sera, dall’opposizione del PD e dalle piazze che sprizzavano gioia per la “caduta” del minitiranno Silvio Berlusconi. Si dice che la caduta del governo sia imputabile all’aumento dello spread e alla scarsa credibilità internazionale dell’esecutivo, ma il Financial Times, giornale della City di Londra, vaglia un altro scenario. Secondo il quotidiano, il numero uno della Bce Mario Draghi è stato “un complice involontario della caduta di Berlusconi in quanto non ha provveduto ad acquisti massicci di titoli italiani”, mettendo così “in mora l’Italia perché non avrebbe attuato le riforme da lui stesso suggerite assieme a Trichet”, e cioè quelle contenute nella famosa lettera della Bce di agosto.[1]

Il paradosso più evidente è che quelli che esultavano per la caduta di B. e per l’avvento dell’eroe Monti, sono gli stessi che scendevano nelle piazze per protestare contro la lettera di intenti della Bce, non sapendo che, se Berlusconi ha fallito sul piano delle riforme, Monti ne uscirà sicuramente vincitore. Infatti, sul piatto ci sono la riforma del sistema pensionistico, la riforma del mercato del lavoro, l’introduzione di nuove tasse, tagli alla spesa pubblica ecc., vere e proprie misure “lacrime e sangue”. Tutto questo per salvare l’Europa e l’euro, dopo che l’Italia ne aveva minato la credibilità, non essendo stata in grado di operare con rigore sul piano delle riforme. Ed è proprio questo il dogma intoccabile nell’opinione pubblica e nel consesso politico: l’Europa e l’euro. Dopo le timide accuse dell’ex premier alla moneta unica, sulla carta stampata è successo il finimondo: sono insorti il capo dello Stato, i protoeuropeisti Ciampi e Prodi, e nell’agone si muoveva sornione anche il tecnico Monti, che dalle colonne della sua roccaforte “Il Corriere della Sera”, ammoniva il premier affermando che l’euro aveva salvato l’Italia, avendo “portato negli ultimi 12 anni un’inflazione ben più bassa di quella che abbiamo avuto con la lira”.[2] Non va dimenticato che l’ultraeuropeista Monti è lo stesso che ha affermato, qualche mese fa, che “oggi stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e la manifestazione più concreta di questo successo è la Grecia, costretta a dare peso alla cultura della stabilità con cui sta trasformando se stessa”.[3] Quindi, il sacrificio sull’altare dell’euro imposto dalla cultura del rigore forzato, dalla disciplina maniacale dei conti pubblici, altro non è che un successo consegnatoci dall’Europa e dall’euro per il nostro bene supremo. Sulla stessa linea anche i commenti di Ciampi e Prodi.

Quindi, la causa della speculazione contro l’Italia va ricercata solo nelle sue colpe, che hanno un solo nome: debito pubblico. Però non si spiega come gli Stati Uniti, che hanno un debito intorno al 100% del Pil e un deficit di bilancio del 9,1%, riescano a piazzare i propri bond a tassi vicini allo 0. Analoga situazione per il Giappone, che ha un debito pubblico intorno al 233% del Pil e alla Gran Bretagna che non se la passa molto meglio dell’Italia. Ma perché accade questo? Questo accade perché gli Usa, il Giappone e la Gran Bretagna avendo come monete il dollaro, lo yen e la sterlina possono, in caso di bisogno, stampare carta moneta quando vogliono (come fa la FED), e chi compera i loro titoli ha questa certezza dalla loro parte. Questo non può avvenire con l’euro, dato che la Bce, per statuto e per il dogma della lotta all’inflazione, non può essere prestatore di ultima istanza per gli Stati. In poche parole, essa non può monetizzare il debito.

Al di là delle questioni tecniche riguardanti l’euro, un altro problema della moneta unica lo ha riscontrato il “Chicago boy”(per la verità non tanto boy) Antonio Martino, che in risposta all’apologia dell’euro di Monti risponde: “Monti sa bene che non è affatto vero che la bassa inflazione degli ultimi anni significhi che l’euro non ha perso potere d’acquisto in termini di beni e servizi. Con uno stipendio mensile di due milioni di lire si viveva, anche se non agiatamente, con mille euro certamente no. L’inflazione non c’entra, la colpa è della luciferina presunzione di chi ha ritenuto di potere stabilire a priori il potere d’acquisto esatto di una moneta fiduciaria mai prima esistita. E’ questa la ragione per cui da sempre mi sono battuto contro questa aberrazione logica, conquistandomi le critiche del mio amico Mario Monti, che non ha mai nemmeno lontanamente pensato che chi ragionava in modo diverso dagli euro-bacchettoni potesse avere ragione”.[4] Quindi, secondo Martino, e secondo le tasche di molti italiani, il potere di acquisto dell’euro rispetto alla tanta vituperata lira si è di fatto dimezzato!(fin dall’inizio, avendo fissato il tasso di cambio a 1927 lire per un euro, aggiungiamo noi)

Un altro feticcio che ricorre con frequenza è quello dell’ipotetica implosione italiana qualora essa non fosse entrata nell’euro, all’urlo entusiastico di: “l’euro ci ha salvato la vita!” Nessuno mette in dubbio che la nostra moneta (la lira) non se la passasse molto bene durante gli anni ’90, ma questo feticcio crolla rapidamente quando si ascoltano le parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, colui che si adoperò con tutte le sue forze affinché l’Italia entrasse nella prima tranche dell’euro. Egli, che aveva certamente una faccia più sveglia di quella di Prodi e Ciampi, nel 1996 affermò: “un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca. L’Italia deve quindi essere subito parte dell’euro, alle stesse condizioni degli altri partner”.[5] Per questo, chi è stato salvato dall’euro?

Viel Erfolg!
A.D.G. LA VOCE DEL CORSARO

note:

[1]http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFartico…

[2]http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFartico…

[3] http://www.youtube.com/watch?v=Qq7omxEXhR8

[4] vedi nota 2

[5] http://www.antiit.com/2011/03/quando-kohl-impicco-litalia...

http://lavocedelcorsaro.myblog.it/archive/2011/11/15/eurofetish-il-feticismo-dell-euro-pa-e-la-sodomizzazione-dei.html

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