Navi turche in acque greche

Sullo sfondo della reazione quasi passiva dell’UE alle preoccupazioni di Atene, la Grecia ha deciso di prepararsi a un’eventuale ulteriore escalation del conflitto con la Turchia verso uno scontro uno armato, in particolare aumentando il servizio militare di un anno e preparando le manovre militari. Come ha chiarito Nikolaos Panagiotopoulos, ministro della Difesa nazionale della Grecia, il 20 ottobre, i piani di Atene includono l’aumento delle forze dei suoi soldati professionisti e l’arruolamento nelle istituzioni educative militari. L’obiettivo è fornire più truppe al confine con la Turchia lungo il fiume Maritsa (nome greco – Evros). La Grecia sta anche facendo preparativi militari nel Mar Egeo, dove le sue forze armate sono attualmente in massima allerta.

Allo stesso tempo, le autorità greche prevedono di triplicare la lunghezza del muro al confine con la Turchia, completando una sezione lunga circa 26 chilometri e installando ulteriori telecamere di sorveglianza e sirene mobili per scoraggiare gli immigrati clandestini, che costeranno circa 63 milioni di euro. La Grecia sta progettando di completare questa “barriera” entro la fine di aprile del prossimo anno. Il suo obiettivo è fermare le violazioni di massa dei confini da parte dei migranti provenienti dalla Turchia, che il leader turco usa come pressione diretta sull’Unione europea. Il lettore ricorderà che a fine febbraio il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia ha aperto i suoi confini con l’Ue per i rifugiati siriani e non ha intenzione di chiuderli se i rapporti con l’Ue si deteriorano. Successivamente, Süleyman Soylu, ministro degli interni turco, ha detto che il suo paese ha fatto transitare dalle sue frontiere ai paesi europei più di 100.000 rifugiati che erano arrivati nella provincia di Edirne alla frontiera nord occidentale con la Grecia.

https://www.controinformazione.info/leuropa-e-in-equilibrio-sulla-bilancia-turca/

Madrepatria azzurra

“Ci stavano mandando in missione a Megisti, un’isola sperduta nell’Egeo. La più piccola, la più lontana. Importanza strategica: zero”. È il giugno del 1941 e con questo stato d’animo il tenente Raffaele Montini è alla guida un plotone sgangherato di otto soldati italiani che presto verranno dimenticati in una piccola isoletta abitata da greci distante solo un paio di chilometri dalla costa turca.

Megisti, la piccola isola conosciuta anche con il nome di Kastellorizo o Castelrosso, all’epoca era un possedimento italiano. Dagli anni ’20, l’Italia controllava infatti tutte le isole dell’arcipelago del Dodecaneso, di cui Megisti rappresenta l’estensione più orientale. Sarebbe stato interessante sapere che emozioni avrebbe provato il tenente Montini ricordando la sua avventura qualche anno più tardi, nel 1947 quando, con il trattato di Pace firmato a Parigi, Megisti e tutte le altre isole del Dodecaneso furono cedute dall’Italia alla Grecia.

Montini non è però mai esistito nella realtà. È un personaggio di fantasia interpretato da Claudio Bigagli in “Mediterraneo”, il film di Gabriele Salvatores del 1991 che fu premiato negli Usa con l’Oscar per il miglior film straniero.

Mentre proprio nella zona di mare in cui si trova Megisti si sta alzando in queste settimane la tensione tra Grecia e Turchia, fa un certo effetto pensare a quello che diceva il tenente Montini guardando sconsolato l’isola semideserta all’inizio del film: “Importanza strategica: zero”.

Megisti rappresenta oggi uno dei nodi principali su cui Ankara e Atene si stanno scontrando furiosamente per il controllo strategico del Mediterraneo orientale. A parte una leggera collisione tra una nave da guerra turca e una greca, per ora il conflitto si è consumato soltanto a parole, sebbene i toni utilizzati in Turchia siano incandescenti, come il caso di un consigliere sulla politica estera di Erdoğan che, in diretta TV, ha menzionato esplicitamente la possibilità della guerra sostenendo che lui stesso avrebbe sparato a un pilota greco se la Turchia avesse subito attacchi.

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Turchia/Grecia-e-Turchia-machismo-nel-Mediterraneo-orientale-204699

https://www.google.com/maps/@37.6548327,21.8036609,5.75z

Il genocidio della nazione Greca

di  Paul Craig Roberts La copertura politica e mediatica del genocidio della Nazione greca è iniziata ieri (20 agosto) con l’Unione Europea e altre dichiarazioni politiche che annunciano che la crisi greca è finita. Ciò che intendono è che la Grecia è finita, morta e sepolta. È stata sfruttata fino al limite e la carcassa è state gettata ai cani. 350.000 greci, principalmente giovani e professionisti, sono fuggiti dalla Grecia morta. Il tasso di natalità è molto inferiore al tasso necessario per sostenere la popolazione rimanente. L’austerità imposta al popolo greco dall’UE, dall’FMI e dal governo greco ha comportato una contrazione dell’economia greca del 25%. Il declino è l’equivalente della Grande Depressione americana, ma in Grecia gli effetti sono stati peggiori. Il presidente Franklin D. Roosevelt ha attenuato l’impatto della massiccia disoccupazione con la legge sulla sicurezza sociale ed altri elementi di una rete di sicurezza sociale come l’assicurazione sui depositi ed i programmi di lavori pubblici, mentre il governo greco, seguendo gli ordini del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea, ha peggiorato l’impatto della disoccupazione spogliando la rete di sicurezza sociale. Tradizionalmente, quando un Paese sovrano, sia per corruzione, cattiva gestione, sfortuna, o eventi imprevisti, si trovava nell’incapacità di ripagare i suoi debiti, i creditori del Paese annotavano i debiti al livello che il Paese indebitabile poteva pagare. Con la Grecia c’è stato un cambio di rotta. La Banca Centrale Europea, guidata da Jean-Claude Trichet ed il Fondo monetario internazionale hanno stabilito che la Grecia doveva pagare l’intero ammontare di interessi e capitale sui suoi titoli di stato detenuti da banche tedesche, olandesi, francesi e italiane. Come è stato realizzato? In due modi che hanno entrambi gravemente aggravato la crisi, lasciando la Grecia oggi in una posizione molto peggiore di quanto lo fosse all’inizio della crisi quasi un decennio fa. All’inizio della “crisi”, che sarebbe stata facilmente risolta abbattendo parte del debito, il debito greco era il 129% del prodotto interno lordo. Oggi il debito greco è pari al 180% del PIL. Perché? Alla Grecia è stato prestato più denaro per pagare gli interessi ai suoi creditori, in modo che non avrebbero dovuto perdere un centesimo. Il prestito addizionale, chiamato “salvataggio” dai media finanziari di stampa, non fu un salvataggio della Grecia. Fu un salvataggio dei creditori della Grecia. Il regime di Obama ha incoraggiato questo piano di salvataggio, perché le banche americane, in attesa di un salvataggio, avevano venduto credit default swap sul debito greco. Senza un piano di salvataggio, le banche americane avrebbero perso la loro scommessa e pagato l’assicurazione di default sui titoli greci. Inoltre, alla Grecia è stato richiesto di vendere i suoi beni pubblici agli stranieri e di decimare la rete di sicurezza sociale greca, riducendo le pensioni ad esempio, al di sotto del reddito di sussistenza e tagliando così radicalmente le cure mediche che le persone muoiono prima di poter ricevere un trattamento. Se la memoria serve, la Cina ha acquistato i porti marittimi greci. La Germania ha comprato l’aeroporto. Varie entità tedesche ed europee hanno acquistato le compagnie idriche municipali greche. Gli speculatori immobiliari hanno acquistato isole greche protette per lo sviluppo immobiliare. Questo saccheggio della proprietà pubblica greca non andò a ridurre il debito che era dovuto dai greci. Andò, insieme ai nuovi prestiti, a pagare gli interessi. Il debito, più grande che mai, rimane valido. L’economia è più piccola che mai come lo è la popolazione greca che sostiene il debito. La dichiarazione che la crisi greca è finita è solo la dichiarazione che non è rimasto nulla da cavare dal popolo greco per l’interesse delle banche straniere. La Grecia sta affondando velocemente. Tutte le entrate associate ai porti marittimi, agli aeroporti, ai servizi municipali e al resto della proprietà pubblica che è stata privatizzata con la forza ora appartengono agli stranieri che ritirano il denaro dal Paese, spingendo così ulteriormente giù l’economia greca.

Grecia, distribuzione di viveri…

I greci non solo hanno avuto il loro futuro economico rubato. Hanno anche perso la loro sovranità. La Grecia non è una Nazione sovrana. È governato dalla UE e dall’FMI. Nel mio libro del 2013, The Failure of Laissez Faire Capitalism, nella Parte III, “The End of Sovereignty”, ho descritto chiaramente come è stato fatto. Il popolo greco è stato tradito dal governo di Tsipras. I greci avevano la possibilità di ribellarsi ed usare la violenza per rovesciare il governo che li vendeva ai banchieri internazionali. Invece, i greci hanno accettato la propria distruzione e non hanno fatto nulla. In sostanza, la popolazione greca ha commesso un suicidio di massa. La crisi finanziaria mondiale del 2008 non è finita. È stata spazzata sotto il tappeto della massiccia creazione di denaro da parte delle banche centrali statunitensi, europee, britanniche e giapponesi. La creazione di moneta ha superato di gran lunga la crescita della produzione reale e ha spinto i valori delle attività finanziarie al di là di ciò che può essere sostenuto dalle “condizioni sul terreno”. Come vada a finire questa crisi resta da vedere. Potrebbe portare alla distruzione della civiltà occidentale. Cane mangia cane? Dopo la Grecia, saranno l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la Francia, il Belgio, l’Australia, il Canada, fino a quando non ne rimarrà nessuno? La totalità del mondo occidentale vive di bugie fomentate da potenti gruppi di interesse economico che servono i propri interessi. Non ci sono media indipendenti tranne online, e questi elementi vengono demonizzati e gli viene negato l’accesso. I popoli che vivono in un mondo di informazioni controllate non hanno idea di ciò che sta accadendo a loro. Pertanto, non possono agire nel loro interesse. **************** Articolo originale di Paul Craig Roberts: Traduzione di Costantino Ceoldo – Pravda freelance

https://www.controinformazione.info/il-genocidio-della-nazione-greca/

La Grecia oltre la realtà

Il fatto che la Grecia sia scomparsa dai radar dell’informazione non significa affatto che sia superata l’emergenza umanitaria scatenata da anni di cieche (o forse fin troppo mirate) politiche austeritarie a marchio Troika.
È vero  che ciò di cui i media non parlano tende a smettere di esistere nella percezione comune, ma accanto alla realtà parallela della bolla mediatica entro cui siamo soliti agire c’è sempre una realtà reale che si ostina colpevolmente a sussistere, e addirittura riaffiorare di tanto in tanto.
Il servizio di Geelhoed, corrispondente ad Atene – e quindi testimone diretto, dà la misura non solo del dramma che il popolo greco tuttora vive, ma anche dell’indifferenza bovina con cui il resto dei cittadini europei ha accettato che ciò accadesse e continua ad accadere.

Il ricatto funziona così: il governo greco deve pagare i debiti e cerca di mitigare le richieste troppo dure della troika. La troika rifiuta, il tempo passa, la bancarotta si avvicina e alla fine Atene accetta tutte le richieste, per quanto impossibili, e la troika versa parte del denaro. È quello che successe nel luglio 2013, quando Dijsselbloem bloccò una tranche da due miliardi di euro perché Atene aveva soddisfatto solo 21 delle 22 condizioni. L’obiettivo non rispettato era il licenziamento di 4.200 funzionari: sulla lista fornita dal governo c’erano solo 4.120 nomi. Il ministro dell’istruzione voleva risparmiare gli insegnanti che avevano ottenuto un master. Quando furono mandati a casa anche loro, i soldi furono versati


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La Grecia dimenticata

Di fatto, gli stati europei, nel 2013, hanno versato “alla Grecia” una prima tranche di 2,7 miliardi. Ho scritto “alla Grecia” tra virgolette, perché in realtà l’hanno versato su un conto speciale dedicato. Dedicato al  rimborso del debito.  Insomma i creditori hanno versato  i 2,7 miliardi in realtà a  loro stessi, in un conto di deposito per la propria garanzia.  In Grecia, di quegli interessi che i greci hanno pagato, non è entrato un euro.   Nel 2014, gli stati europei hanno versato un’altra tranche – ma cambiando ancora: su un conto intermedio del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che è situato, guarda le coincidenze, in Lussemburgo. Cioè quel paradiso fiscale di cui il capo della commissione europea Juncker è stato primo ministro per quasi vent’anni (1995-2013), facendo  quegli accordi fiscali con 550 multinazionali per attrarne le sedi nel piccolo centro; le multinazionali che si sono messe d’accordo  con Juncker hanno pagato l’1%  sui profitti trasferiti nel Granducato  (a proposito: la scoperta  fu fatta da un consorzio di giornalisti nel 2014. “Non bloccherò l’indagine”, promise Juncker a testa alta. Qualcosa però dev’esser successo, perché son passati 3 anni e tutto tace. Forse perché le indagini  su Juncker  sono affidate a Margrethe Vestager,   commissaria alla concorrenza, sua collega e sottoposta  in oligarchia ? ).

Lasciamo perdere, non dobbiamo distrarci  da questi interessi che gli stati UE  si sono impegnati di restituire ai greci. Abbiamo visto che i creditori hanno versato qualcosa  nel 2013; qualcosa in un conto dormiente alle Cayman d’Europa (Granducato) l’anno dopo.  E poi? Poi più niente. Perché   a giugno 2015, gli stati europei si sono rimangiati l’accordo … pardon, mi correggo: l’ hanno bloccato  con la motivazione che finché Atene non si piegava alle austerità e ai tagli ferocissimi richiesti dai creditori, nemmeno più un euro.

La sospensione, l’ha chiamata l’Eurogruppo,  è dovuta “al ritiro della Grecia dal tavolo negoziale sul prolungamento della durata del secondo programma”;  naturalmente “nell’ipotesi di un nuovo accordo, questi [profitti] saranno utilizzati”  – per darli ai greco, direte voi. – No: “saranno utilizzati per alleggerire il debito greco in caso di non- sostenibilità di esso e della messa in opera di  misure di  riforma”.    In pratica, sembra che con ciò  si voglia dire: se le “riforme”   che noi euro-usurai imponiamo ai greci rendono insostenibile il debito greco, noi ci serviremo  lautamente di quel monte di interessi che non vi restituiamo.

Leggi tutto l’articolo su http://www.maurizioblondet.it/la-bce-la-grecia-ci-guadagna/

Era meglio Grexit

La Banca di Grecia dice che:

I suicidi sono aumentati. “il rischio di tendenze suicide aumenta quando si verificano i cosiddetti fattori di rischio primario (condizioni mediche psichiatriche), mentre i fattori secondari (la situazione economica) e terziari (età, sesso) hanno influenza sui suicidi, ma solo se i fattori primari sono già presenti.

La mortalità infantile è aumentata quasi del 50%, principalmente per l’aumento delle morti di bambini di meno di un anno, e la diminuzione delle nascite è stata del 22,1%. La mortalità infantile è aumentata: dal 2,65% nel 2008 al 3,75% nel 2014.

– Sono aumentati i casi di malattie mentali, specialmente la depressione. Gli aumenti: il 3,3% nel 2008, l’8,2% nel 2011, il 12,3% nel 2013. Nel 2014, il 4,7% della popolazione sopra i 15 anni ha dichiarato di soffrire di depressione: il dato era al 2,6% nel 2009.

-Aumento delle malattie croniche è aumentato di circa il 24%.

La Banca di Grecia osserva che “gli enormi tagli nella spesa pubblica non sono stati accompagnati da cambiamenti e miglioramenti del sistema sanitario al fine di limitare le conseguenze per i cittadini più deboli e vulnerabili della società.”

La relazione del governatore della banca di Grecia ricorda le indagini condotte dall’autorità statistica greca (ELSTAT) secondo le quali ci sono stati:

  1. Un significativo aumento del 24,2% delle persone con più di 15 anni che soffrono di problemi cronici di salute.
  2. Aumento di più del 15% delle persone che hanno limitato le proprie attività a causa di problemi di salute nel 2014.
  3. La percentuale di nascite sottopeso (sotto I 2,5 kg) è aumentata del 19% nel 2008-2010, e ciò è associato a effetti negativi a lungo termine sulla salute e lo sviluppo dei bambini.

 

Citando i dati dell’OCSE del 2013, la Banca di Grecia sottolinea che il 79% della popolazione in Grecia non è coperta da assicurazione e quindi riamane senza medici e medicine a causa della disoccupazione di lunga durata, mentre i lavoratori autonomi non possono permettersi di pagare i contributi sociali.

Un sondaggio condotto nel 2014 da ELSTAT ha mostrato che parte della popolazione sopra i 15 anni ha bisogno di aiuto medico ma non lo ha ricevuto a causa della mancanza di mezzi finanziari:

Il 13% della popolazione non ha rievuto cure mediche o trattamenti

Il 15,4% non ha ricevuto cure o trattamenti odontoiatrici

Il 4,3% non ha ricevuto cure o trattamenti mentali

L’11,2% non ha comprato le medicine prescritte dai medici.

La stessa indagine mostra una diminuzione dei ricoveri ospedalieri privati e un aumento di quelli negli ospedali pubblici, con l’effetto che gli ospedali pubblici non sono in grado di affrontare le richieste a causa dei tagli di austerità al bilancio e al personale. I ricoveri ospedalieri pubblici nel 2009 sono stati 1,6 milioni e 2,5 milioni nel 2014.

Secondo l’indagine, la percentuale della popolazione che doveva ricevere cure medico-infermieristiche e le ha ricevute in ritardo o non le ha ricevute del tutto era:

13,1% a causa delle lunghe liste di attesa

6,1% a causa della distanza eccessiva o di problemi di trasporto

9,4% a causa della mancanza di dottori specializzati e del personale sanitario.

La relazione della Banca di Grecia avverte che la crisi economica e la svalutazione del settore sanitario rischia di far precipitare l’aspettativa di vita.

Tutti quelli che vivono in Grecia conoscono molto bene le lunghe liste di attesa per ottenere un appuntamento per un esame medico o per i controlli diagnostici negli ospedali pubblici. In alcuni casi l’appuntamento per un semplice controllo può essere fissato a distanza di un anno. A causa dell’accorpamento degli ospedali e dei centri della salute primari, le persone devono percorrere fino a 120 km per trovare il medico di cui hanno bisogno. Solo un paio di giorni fa, Keep Talking Greece ha raccontato la situazione drammatica nella città di Ierapetra nel sud di Creta, e delle persone disperate che preferiscono cercare l’aiuto del veterinario locale a causa della mancanza di un dottore per esseri umani.

Tuttavia, la crisi non colpisce solo i pazienti. Colpisce anche il personale sanitario. Solo 2 giorni fa, un mio amico, un dottore specializzato in problemi vascolari, mi ha raccontato che mentre anni fa riusciva sempre a mantenere la corretta distanza dai pazienti, ha invece cominciato a risentire dei loro problemi, dal momento che le persone stanno soffrendo così tanto per la crisi economica. “La situazione è drammatica là fuori, e non posso far finta di non accorgermene” ha dichiarato.

Uno dei farmacisti di zona mi ha raccontato a volte del numero drammatico di pazienti che non possono permettersi di pagare il ticket per i medicinali che vengono loro prescritti. Molti dei suoi clienti dimezzano le dosi delle medicine – per esempio prendono le pillole per il colesterolo ogni due giorni anziché giornalmente – e alcuni hanno rinunciato completamente a curarsi. “Per alcuni la scelta è questa: o le medicine, o il cibo”.

Questo andazzo va avanti dal 2012, quando l’allora Ministro della Salute Greca ha adottato il modello tedesco dei “ticket per le medicine prescritte e per i test di laboratorio” e ha tagliato alcuni servizi primari per la salute ma ha dimenticato di adottare l’altro aspetto del modello tedesco, che prevede che i pazienti non debbano spendere più del 2% del loro reddito per i servizi medici e le cure.

Ma queste cose le ho già scritte molte volte, non è forse vero? Pensavo di poter lasciar perdere per un po’ il “dramma greco” ma la realtà è più forte della volontà e dei desideri di un blogger.

Fonte: relazione della Banca di Grecia, altri dettagli qui e qui.

PS L’aspettativa di vita diminuirà? Suppongo che i creditori ne saranno più che felici! Se le persone muoiono, non occorrerà pagargli le pensioni e i fondi assicurativi si salveranno.

Non per soldi

I creditori del paese ellenico, pur non avendo trovato ancora una posizione comune, insistono per una linea dura nei confronti del Governo di Atene, simile a quella tracciata da Poul Thomsen, responsabile del FMI, il quale ha chiesto nuove misure di austerità calcolate in 7,5-9 miliardi di euro entro il 2018 ,insieme al taglio alle pensioni. Nel frattempo  l’inflessibile ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha accusato il Governo greco di aver creato un “diversivo” con la crisi dei profughi profughi per non rispettare gli impegni che sono stati assunti per il superamento della crisi dell’Eurozona”. In pratica i tedeschi accusano il governo di Atene di approfittare dei profughi per “distrarre” i creditori e dilazionare i propri obblighi di pagamento adducendo scuse. Naturalmente queste accuse hanno ulteriormente incrementato la rabbia e la ripulsa verso la Germania e le politiche dell’Unione Europea da parte della popolazione greca. Il portavoce del FMI ha insistito nel richiedere al Governo greco un ulteriore taglio di 9 miliardi di euro con misure che siano destinate al taglio delle pensioni e dell’assistenza sociale, quale coronamento degli impegni presi, se queste misure porteranno alla fame la popolazione anziana e le famiglie già fortemente in difficoltà non è questione che interessi ai funzionari del FMI che hanno grande attenzione ai conti finanziari ed al recupero dei crediti concessi, costi quello che costi. Il dibattito e le polemiche sono molto forti nel Governo, lo stesso che ha tradito le istanze richieste dalla popolazione nelle ultime elezioni, e si è inchinato alle direttive dei potentati finanziari internazionali. Il ministro delle Finanze greco, Euclide Tsakalotos, parlando in Parlamento, ha fortemente criticato il Fmi per la posizione dura espressa verso la Grecia, con la richiesta di ulteriori misure di austerità.

“Le pensioni in Grecia sono state tagliate 11 volte da quando il Paese ha firmato il suo primo piano di salvataggio nel 2010 e Atene non è possibile procedere ulteriormente”, ha sottolineato Tsakalotos. Si è fatto sentire anche il ministro del Lavoro George Katrougalos il quale ha dichiarato che “la votazione sul disegno di legge per la riforma delle pensioni e’ stato notevolmente ritardato a causa della posizione del Fmi e per le sue richieste irragionevoli”. Lo stesso ha sottolineato le difficoltà della situazione in cui si trova il paese ed ha “implorato” i creditori di avere pazienza e di cercare un possibile accordo che in pratica significherebbe una dilazione del debito superando la posizione intransigente del FMI. La prossima settimana è prevista una riunione dell’Eurogruppo per discutere la popsizione della Grecia. Nel frattempo le piazze si agitano e sono in corso manifestazioni e disordini nelle varie città greche e dalle piazze arrivano forti accuse di tradimento nei confronti degli esponenti del Governo Tsipras. Gli osservatori notano che i problemi che possono ancora esplodere sono legati anche alle sofferenze bancarie del paese ed alle privatizzazioni previste dei servizi pubblici  che determineranno un aumento nel costo di tutti i servizi. Nessun alleggerimento o rallentamento delle misure risulta previsto per causa della crisi migratoria e degli alti costi per l’accoglienza dei rifugiati, come stabilito dal ministro tedesco Schaeuble. In questo contesto di forti difficoltà finanziarie si manifesta una situazione sociale al bordo del collasso e di aperta ribellione contro i diktat della Troika.

estratto da http://www.controinformazione.info/la-grecia-sullorlo-del-collasso-tra-crisi-finanziaria-ed-invasione-di-profughi-sospinti-dalla-turchia/

Interessi di bottega

George Papaconstantinou, ministro delle finanze greco dal 2009-2011, ricorda il presidente francese Nikolas Sarkozy “che ci diceva ‘ non permetterò mai che il FMI entri in Europa’“. Christine Lagarde, allora ministro delle finanze della Francia e ora a capo del Fondo monetario internazionale, era d’accordo con Sarkozy. Il suo punto di vista, disse a Reuters in un’intervista, era “fondato sulla speranza che gli europei avrebbero messo insieme un pacchetto adeguato, una protezione sufficiente, abbastanza sostegno da dimostrare che l’Europa poteva risolvere da sola i suoi problemi.”

Secondo l’ex ministro delle Finanze greco Papaconstantinou, a maggio 2011 Strauss-Kahn infine decise di giocare duro con Merkel e insistere sulla ristrutturazione del debito. Poi accadde l’imprevisto: mentre Strauss-Kahn era in viaggio per l’Europa per incontrare il cancelliere tedesco, venne arrestato a New York perché una cameriera d’albergo lo accusò di averla aggredita sessualmente. Sotto una forte pressione dei media, Strauss-Kahn abbandonò. (Nel 2011 i pubblici ministeri di New York ritirarono le accuse contro di lui, che raggiunse un accordo con la cameriera.)

L’incontro sul debito non è mai avvenuto. Alcuni dei partecipanti alle trattative pensano che l’occasione mancata, così come la confusione all’interno del Fondo monetario internazionale dopo la partenza di Strauss-Kahn, abbiano causato un ritardo fatale nel tentativo di convincere l’Europa ad abbracciare la riduzione del debito. “Non sto dicendo che la Merkel si sarebbe convinta“, ha detto Papaconstantinou sulla riunione annullata. “Ma la discussione avrebbe potuto iniziare molto prima.”

…..

Evangelos Venizelos, che nell’estate del 2011 assunse la carica di ministro delle finanze greco, ha detto che il problema era politico.

Loro (il Fondo monetario internazionale e l’Europa) insistevano su delle misure che erano atti di crudeltà, perché dovevamo dimostrare loro che eravamo disposti a pagare il costo politico“, ha detto a Reuters. Tali misure comprendevano bruschi licenziamenti nel settore statale e riduzioni degli stipendi nel settore privato – anche se il governo greco opponeva resistenza.

Alla fine la Grecia ha ottenuto qualche alleggerimento sul suo debito, quando gli investitori privati hanno accettato un “haircut” di oltre il 50 per cento su circa 200 miliardi di euro di titoli greci. Allo stesso tempo, la Grecia ha preso in prestito altri 130 miliardi di euro dalle istituzioni statali europee in un secondo piano di salvataggio. Il FMI rimaneva dubbioso sul fatto se il programma avrebbe tirato fuori la Grecia dal pantano.

estratto da http://vocidallestero.it/2015/08/30/ekathimerini-come-la-disavventura-greca-del-fmi-sta-cambiando-il-fondo/

Obbedendo all’Europa

Grazie a (in sequenza cronologica) Romano Prodi, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, l’economia italiana ha perso il 22% del proprio pil, la disoccupazione è salita, negli ultimi dieci anni, dal 7,4% al 13%, la povertà è triplicata, le dieci più importanti banche nazionali che controllano la Banca d’Italia non sono più italiane, passate sotto il controllo della finanza speculativa statunitense (Black Rock e Goldman Sachs) di quella araba (Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, che insieme controllano Unicredit e Intesa S.Paolo) e di quella cinese; l’Italia, oggi, è undicesima. Questo è l’elenco delle prime dieci potenze economiche al mondo in ordine di produzione e creazione di pil: 1). Usa. 2). Cina. 3) Giappone. 4) Germania. 5) Gran Bretagna. 6) Francia. 7) Brasile. 8). Russia. 9). India. 10) Corea del sud.

estratto da http://www.libero-pensiero.net/ben-tornata-europa-altro-che-grexit/

L’elefante nella stanza

[…]

L’Europa è il più importante alleato degli Stati Uniti nel mondo, e Washington non vuole perderne un pezzetto, nemmeno la piccola Grecia. Tutti sanno che se la Grecia dovesse lasciare l’euro e avesse necessità di prendere in prestito una valuta forte per sostenere la sua bilancia dei pagamenti, otterrebbe aiuti dalla Russia e forse anche dalla Cina. La Grecia potrebbe lasciare la NATO. La Grecia potrebbe partecipare al progetto del gasdotto della Russia, il che renderebbe l’Europa più dipendente dalla Russia — un qualcosa che i funzionari americani hanno stigmatizzato, ricevendo come risposta un forte rimprovero dal ministro della Grecia, che giustamente gli ha detto che non sono affari loro.

Sarebbe bello pensare che le caratteristiche peggiori della politica estera americana siano cambiati dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ma non lo sono. La guerra fredda in realtà non è mai finita davvero, almeno nella misura in cui gli Stati Uniti sono ancora un impero globale che vuole che ogni governo metta gli interessi di Washington davanti a quelli espressi dai propri elettori. L’attuale ostilità con la Russia aggiunge un senso di déjà vu, ma è principalmente l’ennesima scusa per giustificare quella che sarebbe in ogni caso la politica degli Stati Uniti.

Una volta che prendiamo in considerazione tutti questi interessi e dove questi convergono, la strategia dei partner europei della Grecia è abbastanza chiara: punta a un cambiamento di regime. Uno alto funzionario greco coinvolto nei negoziati lo ha definito un “colpo di stato al rallentatore”. E coloro che stavano attenti potevano vederlo fin dall’inizio. Appena 10 giorni dopo l’elezione di Syriza, come ho indicato in precedenza, la BCE ha tagliato la principale linea di credito per la Grecia e ha poi messo un limite all’importo che le banche greche possono prestare al governo. Tutto la concitazione e la politica del rischio calcolato destabilizzano l’economia, e in parte questo è un effetto intenzionale delle dichiarazioni e delle minacce delle autorità europee. Ma il sabotaggio diretto dell’economia greca è più grave, ed è notevole il fatto che abbia ricevuto così poca attenzione.

L’obiettivo nascosto è quello di minare il sostegno politico al governo di Syriza finché questo non cade e viene sostituito con un nuovo regime più favorevole ai partner europei e agli Stati Uniti. Questa è l’unica strategia sensata, dal loro punto di vista. Cercheranno di dare alla Grecia abbastanza ossigeno per evitare il default e l’uscita, cose che non lo vogliono davvero, ma non abbastanza per una ripresa economica, che nemmeno desiderano.

Consiglio caldamente agli italiani la lettura di TUTTO l’articolo: http://vocidallestero.it/2015/06/25/la-germania-sta-bluffando-riguardo-alla-grecia/