Nervi saldi

Sul Brexit abbiamo già scritto, sulle manipolazioni del referendum il capitolo è aperto: ” Il caso, opportunamente montato dai media, servirà ad accentuare l’effetto “salto nel buio” rispetto al possibile pronunciamento pro Brexit nel referendum: “quindi è questo tipo di gente quella che vuole distaccarsi da Bruxelles? “Estremisti di destra”, estremisti armati, gente che odia l’immigrazione perché odia il prossimo ed ha il mito della violenza e della razza “? Questo il pensiero sottilmente indotto nel pubblico che legge i giornali e vede le TV. Come di consueto in queste circostanze,  viene diffusa nel pubblico la psicosi e la paura di fare il salto verso l’ignoto, staccandosi dall’Unione Europea ”

http://www.controinformazione.info/gli-atlantisti-calati-come-avvoltoi-a-sfruttare-lomicidio-cook/

L’opposizione “spettacolo”

In Francia anche oggi si sono svolte le proteste di massa contro le riforme del diritto del lavoro (la cosiddetta “la legge del Homri”) voluta dal Governo Hollande-Valls. Le proteste e scioperi continuano da circa due mesi. Nelle più grandi manifestazioni tenutesi sulle strade in tutta le principali città della Francia, hanno partecipato, secondo varie stime, da almeno 400 mila a mezzo milione di persone. Non succedeva dai tempi del ’68 parigino. Attualmente sono bloccate le più importanti aziende, i trasporti, buona parte dei servizi pubblici e persino le centrali elettriche. Il blocco delle raffinerie ha portato ad una carenza di carburante. I dipendenti in sciopero del NPP hanno bloccato le strade, sono bloccate le imprese di importanza strategica dell’industria della difesa. Si rende evidente la posizione del partito socialista contro i lavoratori All’inizio di quest’anno, il partito socialista al governo ha proposto di liberalizzare le leggi sul lavoro, in pratica una forma di “Jobs Act” alla francese: semplificare la procedura per il licenziamento dei lavoratori e costringerli a lavorare con più ore per meno salario.  Una forma di legalizzazione del lavoro precario in salsa francese. Una legge, dicono quelli del Governo, inevitabile per “essere al passo” con il mondo globalizzato. I datori di lavoro saranno ora in grado di aumentare l’orario di lavoro dei dipendenti e ridurre il pagamento degli straordinari. Il punto centrale del disegno di legge è quello di ridurre il costo del lavoro per causa della crisi economica. Si vuole nascondere Il problema paneuropeo Le proteste contro la legge anti-operaia dimostrano la crisi delle forze della sinistra in tutta Europa. Il presidente francese Francois Hollande è un tipico rappresentante della versione neo liberista della “sinistra europea”. A tal proposito, il fulcro della sua politica non è una lotta per i diritti di lavoro di classe e per la giustizia sociale, ma a favore della globalizzazione, del “progresso” e per la distruzione dei valori tradizionali (della famiglia, dell’individuo e dell’etica). Piuttosto che sostenere i diritti dei lavoratori, i socialisti francesi, come la maggior parte dei loro omologhi in Europa, si dedicano a sostenere i diritti dei i migranti, dei gay, dell’aborto libero, della educazione transgender, oltre agli interessi delle grandi imprese e dei potentati finanziari. Una tendenza comune in Europa come insegna l’esperienza italiana del PD di Renzi e soci. Durante la presidenza del Francois Hollande la disoccupazione in Francia ha raggiunto punte senza precedenti – più del dieci per cento (molto più del suo predecessore di destra – Nicolas Sarkozy, repubblicano). Ma alla fine di Gennaio Hollande è stato costretto a imporre provvedimenti di emergenza per causa della situazione economica nel paese, sullo sfondo di un grande disagio sociale in crescita. Le alternative al mondialismo neoliberista di Hollande Hollande e il Partito socialista al governo stanno rapidamente perdendo popolarità anche tra le forze di sinistra. L’incapacità di affrontare i livelli critici della disoccupazione, di difendere i diritti della classe operaia, di garantire la sicurezza del paese (gli attacchi il 13 novembre a Parigi), la totale subordinazione del Governo francese alla politica USA (sanzioni alla Russia) ed appoggio all’Arabia Saudita, tutti questi fattori mettono in dubbio la legittimità del partito socialista. Il consenso di Francois Hollande nel paese ha raggiunto un livello critico – il 14%. Tra gli esponenti della sinistra è venuto alla ribalta il leader del partito di sinistra Jean-Luc Mélenchon, che ha partecipato attivamente alle proteste. Egli sostiene l’opposizione alla legge sul lavoro per la tutela degli interessi della classe operaia francese e si è dichiarato per la revoca delle sanzioni contro la Russia ed è contro la politica pro-americana di Hollande. I rappresentanti dei liberali di sinistra, in particolare la “Nuova sinistra” e “Verdi”, che sono all’attenzione dei media, sono in realtà legati al finanziere George Soros, e stanno cercando di utilizzare le proteste a loro vantaggio. Hanno organizzato un movimento “Nuit debout” (la notte in piedi), simile a ideologia e sistema dell’organizzazione come “Occupy Wall Street”,  che sembra avere tutti i connotati di una “fake opposition”. Strategia del sistema: oscurare l’opposizione del Front National e la sua crescente popolarità (sottolineatura nostra)

Allo stesso tempo, si assiste ad un processo di “spostamento a sinistra” in campo economico, circa le regole tradizionali del Front National.  La leader del partito, Marine Le Pen, è oggi l’esponente politico più popolare del paese. Il suo rating il 30%. Dato che la probabilità di una ascesa dell’estrema sinistra è di fatto marginale, le possibilità di Mélenchon di arrivare al potere sono basse (ora la sua valutazione si trova alla pari con il presidente attuale), l’unica forza politica che può veramente proteggere gli interessi delle persone che lavorano, è il Fronte nazionale francese. Il Front National è anche l’unica forza che si batte per un cambio di paradigma della politica francese in relazione all’Unione Europea, con richiesta di uscita dal sistema euro, come anche in relazione alla politica estera del paese, con la proposta fatta dalla Le Pen di affrancare la Francia dalla subordinazione agli USA ed uscita dalla NATO. Queste posizioni sono però giudicate molto pericolose da vari analisti che prevedono la possibiltà di una coalizione di tutte le altre forze politiche, con il supporto di tutti i grandi media, per sbarrare la strada all’avanzata della Marine Le Pen ed il suo Front National. Una cosa è sicura: l’oligarchia economica che sovrintende al Governo Hollande-Valls non rimarrà inerte a guardare l’ascesa trionfale della Le Pen verso la Presidenza, proveranno tutti i marchingegni, leciti e non leciti, per fermare la sua corsa. Questo significa che si potrà assistere a campagne di diffamazione, come alla ripresa degli attentati terroristici per creare un clima di paura nell’opinione pubblica che favorisca una restaurazione dell’asse politico-economico oggi al potere.

L. Lago in http://www.controinformazione.info/la-sinistra-mondialista-in-francia-contestata-dal-popolo/

La radice del problema

La radice del problema

Chi teme i migranti che arrivano di continuo a Lampedusa dovrebbe capire che il problema non sussisterebbe se in Africa la gente non morisse di AIDS perché le lobbies farmaceutiche si ostinano a tenere altissimi i costi dei brevetti impedendo al diffusione di farmaci a prezzi abbordabili; se non morisse di fame perché le corporations multinazionali hanno diffuso le monoculture necessarie ad alimentare i nostri consumi (il caffè, l’ananas, i filetti di persico del lago Vittoria) distruggendo culture che fino ad alcuni anni fa erano in possesso dell’autosufficienza alimentare; se non morisse di sete in quanto si sta cercando, da parte di imprenditori occidentali in combutta con i corrotti governi africani, d’imporre altissimi costi di gestione della stessa acqua potabile che la gente dovrebbe pagare; se non morisse di miseria pur essendo nati in paesi dal sottosuolo ricchissimo perché le imprese multinazionali non la derubasse del suo oro, del suo uranio, del suo coltan, del suo petrolio, dei suoi diamanti con i quali si alimenta un sistema mondializzato – è questa la “globalizzazione” – retto dalle “ferree leggi del mercato” (!?) che punta alla sempre maggior concentrazione della ricchezza e quindi alla crescente proletarizzazione delle masse del pianeta.

Franco Cardini

Attualità, no grazie

11:01 – Dopo tre giorni di separazione dal magma incessante dell’attualità la politica italiana appare in tutta la sua nuda, insolente inconcludenza. Parole a vuoto, che si riempiono di significato solo nell’orizzonte temporale di un dibattito che si rinnova di mezz’ora in mezz’ora. Con tempi appena più lunghi, da un mattino all’altro, già non ne hanno più. Forse la narrazione e i tempi dei social media nutrono l’incapacità di vedere il nulla delle dichiarazioni, delle interviste, dei retroscena, degli accordi sottobanco; già il distacco tra la carta del giornale di ieri e quello di oggi mette le cose in prospettiva. Vero, senza i social media manca un senso di maggiore partecipazione a quel dibattito; ma, per contribuire davvero alla politica, dovrebbero ricordarci che riguarda anche e soprattutto il medio-lungo periodo. Un orizzonte che nell’esistenza occupata da Facebook e Twitter è, se non scomparso, nascosto.

estratto da: http://ilnichilista.wordpress.com/2012/08/23/ventitre-giorni-senza-social-media/

Quello che sfugge all’estensore del blog è che almeno il 50% della popolazione non fa uso dei social media, ma giornali e, soprattutto, televisione ottengono lo stesso effetto.

Quello che fa la differenza è il filtro che dovremmo avere nella testa…

La politica dello struzzo

N° pagine 140
Prezzo di copertina: 12 euro
Formato 15 x 21
ISBN: 88-89720-25-5

Ordina il libro

Autore: Fabio Bergamini
Titolo: Il male luminoso
Comunicazione, società, politica

Collana: Tesi e Ricerca

Genere: Filosofia

Quale volontà, più o meno criminale, si nasconde dietro l’edificazione dei nuovi idoli postmoderni? È questa la domanda fondamentale da cui traggono origine le riflessioni di Fabio Bergamini.
Il male luminoso si propone esplicitamente come l’occasione per inaugurare un vigoroso disappren-distato, come un mezzo utile per braccare la cattiva coscienza del potere, per porre sotto critica serrata i millantati vantaggi di cui la contemporaneità vorrebbe oggi pregiarsi attraverso l’azione pervadente dei mezzi d’informazione.

Nonostante questo pregevole libro del nostro concittadino e consigliere provinciale della Lega, continuiamo a non interessarci delle nostre sorti, neanche a livello politico. Peccato!

http://www.starrylink.it/editrice/tesi/bergamini/bergamini.html

Sette interrogativi su Wikileaks

Sette interrogativi su WikiLeaks. Roma Tre, 27 gennaio 2011

L’incontro si concentra su queste sette domande :
1. Che cos’è WikiLeaks, come è organizzata, come funziona tecnicamente e a chi fa riferimento. Chi è Assange ? Un eroe, un visionario, un criminale o cos’altro ? WikiLeaks è strumentalizzata da servizi segreti, loro fazioni o altro ? Dove e come ha veramente ottenuto le sue informazioni ?

2. Quali conseguenze determina l’iniziativa di WikiLeaks nei rapporti fra libertà, privacy, censura in rete ?

3. Il web 2.0 si fonda sullo spirito wiki e sulla collaborazione attiva dei suoi utenti. A parte la scelta del nome, WikiLeaks è wiki ? Oppure segnala una mutazione, una sintesi di hacker e wiki, o forse qualcos’altro ?

4. È stato deontologicamente giusto, da parte dei cinque grandi giornali destinatari in anteprima delle rivelazioni di WikiLeaks, certificare e rilanciare tali rivelazioni, in assenza di un controllo diretto sulle fonti ? E’ giusto che i siti d’informazione ripetano (mirror) i contenuti del sito WikiLeaks salvandolo dall’oscuramento deciso da vari governi e grandi aziende dell’informatica ?

5. Come cambia WikiLeaks il giornalismo d’inchiesta, pensando anche al precedente del 1971 sui documenti del Pentagono sul Vietnam resi noti dal New York Times ?

6. E’ giusto che tutto quello che i governi fanno e discutono al loro interno sia reso pubblico ? E dove si colloca questo confine ?

7. Molti governi, come in Italia, pretendono restrizioni a Internet e alle reti. Altri, come il governo Obama negli Stati Uniti, sono passati in pochi mesi dall’esaltazione di Internet come strumento di partecipazione alla condanna di una minaccia contro il loro paese. E’ una preoccupazione fondata ? E se iniziative del tipo di Wikileaks si moltiplicassero ?


Sette interrogativi su WikiLeaks. Una iniziativa di studio
27 gennaio 2011, 9.30-18,30 – Roma, Università Roma Tre

Aula 1 – (Via Ostiense 139, piano terreno).
Promossa da : Università Roma Tre (Dipartimento Comunicazione e spettacolo, Corso di laurea in Dams), Università IULM-Mediascapes, Premio Ilaria Alpi, Fondazione Ugo Bordoni, Isimm

9.30 Opening addresses
Francesca Cantù, Preside dellla Facoltà di Lettere, Università Roma Tre ; Enrico Manca presidente Fondazione Ugo Bordoni

9.50 Prima Sessione : Oltre il Web 2.0. WikiLeaks nell’evoluzione e diffusione globale di Internet

Conduce : Paolo Volterra, Sky Tg 24

Relazioni :
Enrico Menduni, Università Roma Tre ; Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino Carlo Bo ; Alberto Marinelli, Università La Sapienza di Roma

Discussants : Mario Frullone, Direttore ricerche Fondazione Ugo Bordoni ; Giovanni Ragone, Università La Sapienza di Roma

Dibattito

11.45 Seconda Sessione : I media e il giornalismo davanti a WikiLeaks. Dentologie, pratiche, opportunità e pericoli

Conduce Giorgio Zanchini, Rai Radio Tre

Relazioni : Luca Ajroldi, I-MAGE ; Angelo Agostini, Università Iulm ; Maurizio Torrealta, Rai News 24 ; Roberto Natale, Fnsi

Discussants : Lorenzo Scheggi Merlini, Università Roma Tre ; Eugenia Romanelli, Il Fatto Quotidiano

Dibattito

15.00 Terza Sessione : Modificazioni della democrazia e delle politiche di stati, istituzioni internazionali e grandi organizzazioni

Conduce : Federica Cellini/Citizen Report Rai

Relazioni : Stefano Rodotà, già Garante per la tutela dei dati personali ; Alberto Abruzzese, Università Iulm ; Massimo Teodori, Università di Perugia ; Vincenzo Zeno-Zencovich, Università Roma Tre e Isimm

Discussant : Giampiero Gamaleri, Università Roma Tre ; Silverio Ianniello, Ipalmo

Dibattito

16.45 Tavola rotonda conclusiva

Conduce Andrea Vianello, Rai Tre

Michele Ainis, Università Roma Tre ; Guglielmo Pescatore, Università di Bologna ; Antonio Sofi, blogger ; Roberto Morrione, giornalista

18.00 Conclusione dei lavori

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Il documento introduttivo dell’incontro
PDF - 2.3 Mo
Il programma dell’incontro

Decollo digitale?

Anzitutto va subito precisato che il digitale TV per l’ Italia non è una novità: nel novembre 1994 Tele+ inizia le sue trasmissioni satellitari (quindi digitali con decoder e parabola) che hanno il pregio di non avere pubblicità, in quanto a pagamento.

Quindi gli utenti satellitari hanno accumulato una certa esperienza e non si angosciano più di tanto se sul canale n.3 del loro televisore non vedono RAI 3, visto che di canali ne hanno circa 1500 contro i 150 circa dell’attuale digitale terrestre.

Questo ci porta al discorso sulla scarsa disponibilità all’innovazione nel Bel Paese, dove anche le cifre degli utilizzatori di Internet non si schiodano dal 50%, anzi tendono a diminuire, ponendoci al 26° posto al mondo dopo Latvia (15°), Estonia (17°), Lituania (21°), Romania (22°), Repubblica Ceca (23°) e Grecia (24°). [Fonte: Computer idea, n.276]

Se poi andiamo ad analizzare in che modo lo usano gli italiani, scopriremo facilmente che:  lo usano per cercare conferma a quello che hanno già sentito per TV, per organizzare ulteriori cene con Facebook e per scaricare ogni sorta di schifezze “basta che sia gratis”.

Volutamente non c’è mai stata in Italia una “Cultura dell’innovazione”, a cominciare da quegli imprenditori,  sempre a caccia di contributi,  ma che non hanno la mail nel loro sito e,  se ce l’hanno, non rispondono.

A questo punto ha ragione Brunetta quando dice che è inutile investire per il miglioramento delle strutture della Rete, visto che è sottoutilizzata; non ha ragione però quando pensa solo in termini di hardware (le strutture) e non in termini di software (le teste).

Senza educazione e cultura non si va da nessuna parte e qui si inserisce la modesta proposta dell’associazione culturale “Araba Fenice” che fin dal 1998 ebbe la fortuna di incontrare un’amministrazione lungimirante, che le consentì una operazione, il Cyberfest, che, se protratta nel tempo, avrebbe dato i suoi frutti facendo diventare Bondeno un polo tecnologico e non una discarica.

A questo punto non ci rimane che raccogliere i miseri resti, cercando di proseguire con bondeno.com una scelta di informazione culturale di qualità e proponendo sul territorio le poche cose che si possono fare a costo zero:

Venerdì 10 dicembre, ore 21

Enrico Marchetti: Piccolo manuale di sopravvivenza per
comunicatori tecnologicamente distratti

A cura dell’associazione culturale “Araba Fenice”

Bondeno, Viale Matteotti 10, “sala azzurra”.

Visione alternativa

LE 10 STRATEGIE DELLA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
Data: Giovedì, 23 settembre @ 17:10:00 CDT
Argomento: Informazione

visionesalternativas.com

Un Chomsky apocrifo. Alla maniera di Noam Chomsky vengono descritte le “10 Strategie della Manipolazione” sociale attraverso i mass media.

1 – La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…

9 – Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com.mx
Link: http://www.visionesalternativas.com.mx/index.php?option=com_content&task=view&id=48460&Itemid=1
Settembre 2010

Traduzione per http://www.comedonchisciotte.org a cura di ANONIMO

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