La Germania al contrario, giorno dopo giorno, costruisce in seno all’eurozona un’area economica, linguistica e culturale plasmata a sua immagine e somiglianza, forte dell’attrazione esercitata dal suo magnete economico: sulle posizioni di Berlino ed in favore alla Grexit durante i negoziati sono infatti Slovacchia, Slovenia, Finlandia, Lituania, Olanda, Estonia ed Austria.
L’insieme di questi Paesi deve essere considerato il prodromo di un’unione monetaria alternativa all’euro che, date le affinità culturali e linguistiche, si presta anche più facilmente ad un’integrazione politica e fiscale attorno al perno tedesco: sarebbe la riproposizione a distanza di un secolo della Mitteleuropa, obbiettivo delle élite tedesche allo scoppio della Prima guerra mondiale. L’alleanza di ferro con i paesi “germanici” (la Finlandia, ancora più intransigente, minaccia di bocciare in Parlamento gli aiuti alla Grecia) è cementata da un’integrazione finanziaria che pone le basi per una futura unione politica: la cancellazione del debito negata a Atene, è infatti prontamente concessa dai tedeschi ai vicini austriaci, cui sono condonati 1,45 €mld frutto della nazionalizzazione della banca Hypo Alpe Adria da parte del governo federale della Carinzia.
estratto da http://federicodezzani.altervista.org/grexit4-nella-mischia/