Democratici

Donald Trump ha detto che, se viene eletto presidente, s’impegnerà a non usare per primo l’atomica nei conflitti. “Certamente non farò il First Strike”,  ha detto: “Una volta che l’ alternativa nucleare entra in gioco, è finita”.

https://theintercept.com/liveblogs/firstdebate/trump-to-the-left-of-obama-pledges-not-to-use-nuclear-weapons-first/

Lo ha detto nel dibattito con Hillary Clinton. E perché l’ha detto? Perché è  la dottrina che viene promossa e realizzata  da Ashton Carter, ministro della Difesa, il preoccupante personaggio che ha mandato a monte la tregua in Siria firmata da Kerry e Lavrov, in un atto di disobbedienza all’amministrazione Obama, ordinando il bombardamento dei soldati siriani e poi (secondo molti osservatori) la distruzione del convoglio di aiuti umanitari verso Aleppo.

Macché  giornalisti e tv, più progressisti sono, più stanno per Hillary, e più ridicolizzano e demonizzano Trump: machista, razzista anti-femminista, deplorevole, poco serio. Tutte le cose che dice, per i nostri ‘democratici’,  sono ridicole, oltraggiose  o vergognose; mai hanno rilevato che il personaggio ha promesso “di salvaguardare le protezioni sociali di base, opponendosi a qualsiasi taglio al Social Security”,  ha promesso di “riportare  in America  i posti  di lavoro delocalizzati in Cina o Messico  piuttosto che fare favori all’élite che gestisce i grandi capitali”, e addirittura “sorprendente, e anti-repubblicana, è la posizione espressa da Trump ai primi di maggio sulle tasse per i ricchi: «Io sono disposto a pagare di più, e sapete una cosa?, i ricchi sono disposti a pagare di più».  Insomma, come ha rilevato l’amico politologo Andrew Spannaus, Trump mostra aperture e preoccupazioni sociali che sono anatema per i repubblicani duri e puri, la “destra” di Wall Street e della globalizzazione, il capitalismo terminale senza umanità. “Trump non piace all’establishment per un motivo molto profondo: non rispecchia le loro idee, si colloca al di fuori del perimetro delle forze politiche che hanno gestito il Paese negli ultimi decenni. Dunque per i dirigenti repubblicani – e anche per i democratici più centristi e legati al sistema di potere attuale –   Trump   (è)  una minaccia mortale al modus operandi della politica contemporanea”.

Perché la Botteri tanto “de sinistra” tace questo aspetto, dopotutto rivoluzionario nel panorama politico Usa,dominato dai guerrafondai?  Solo perché  la Clinton corre per un partito che si dice “democratico”, tanto basta a suscitare gli scodinzola menti pavloviani  dei nostri piddini? Elena Boschi è stata mandata dal governo Renzi a  dare solidarietà a Kilìlary; anzi,  il governo italiano,  attraverso il ministero dell’Ambiente, ha contribuito  alla campagna elettorale della Clinton con una donazione fra i 100 mila e i250 mila dollari (soldi nostri), come si vede qui:

https://off-guardian.org/2016/09/26/clinton-foundation-deal-opens-italys-anti-trump-front/

La sorpresa

Questo articolo è stato pubblicato qui il 4 settembre, La decisione di Comey d’inviare la seconda lettera il 28 ottobre (l’October Surprise) fu innescata dal contenuto dell’articolo del Wall Street Journal; quali saranno gli sviluppi?

http://vocidallestero.it/2016/11/02/hillary-e-lfbi-lo-stato-profondo-americano-si-ribella/)

Abbiamo già parlato del fatto che è già successo che alle presidenziali USA un evento inaspettato, ad ottobre, cambiasse le carte in tavola; tanto più probabile quest’anno per sventare la “minaccia” Trump.

Sembra che qualcuno stia cominciando a pensarci seriamente:

“Come si dovrebbe sapere, il presidente Usa non è eletto dal “popolo americano”. E’ eletto da un collegio di 538  ‘grandi elettori’ scelti stato per stato;  sono quelli, non il candidato,  che il popolo vota il 7 novembre.  Ora, il giurista dice che:  il senato di ogni stato può decidere come gli pare la selezione della sua quota di ‘grandi elettori’,anche senza voto popolare.

E tutto questo è perfettamente legale in base alla Costituzione Usa, che infatti dimostra di essere concepita per l’oligarchia, e la sua perpetuazione.

Se avverrà, ci saranno insigni giuristi che lo spiegheranno: il Collegio dei 538, scelti  come vogliono i senati di ogni stato,  si è riunito ed ha scelto il presidente,  così di botto; e non ha violato la Costituzione.  Del resto uno dei candidati è morto “troppo sotto” la data delle elezioni, che volete farci? E’ una di quelle situazioni in cui “il fatto che abbiamo un Collegio Elettorale e non l’elezione diretta, si dimostra d’aiuto”.

Il bello è, che rivela US & World Report, è che “alcuni” hanno  già consultato i giuristi per questa imprevista evenienza, “se le teorie cospirative diventano predittive” e uno dei candidati – quello che loro detestano – muore. Se muore in una  data scomoda (o opportuna) per una soluzione d’emergenza.

Il seguito dell’articolo rivela  fino a che profondità questa possibilità è stata esplorata dagli  ’Alcuni’

“Entrambi i maggiori partiti hanno, ovviamente, regole interne per il rimpiazzo del  ticket presidenziale, e il  Congresso ha il potere di cambiare la data dell’elezione in base all’articolo II della Costituzione […] Ma il Congresso si troverebbe a fronteggiare una scadenza di fatto a dicembre, visto che il 20mo emendamento della Costituzione esige  che i termini per il Congresso scadano il 3 gennaio e i termini per la presidenza,  il 20 gennaio”.

Infatti, insieme al presidente, gli “americani” eleggono  a novembre anche  la Camera bassa, e un terzo del Senato. Ci sono problemi tecnici;  si rischia di non avere un apparato legislativo legalmente in carica per proclamare il presidente scelto dai 538 dopo la morte di uno dei candidati.

Ma al di là delle tecnicalità, si colga il senso della domanda: qual è la data più opportuna perché il Candidato muoia? Che non sia troppo presto  ma nemmeno troppo avanti, per  far votare dal Collegio un candidato a sorpresa, uscito dal cappello di Alcuni  maghi, con l’apparenza della legalità?

“La democrazia americana – commenta il settimanale – avrebbe un terreno nuovo se Hillary Clinton o Donald Trump lasciassero un vuoto nel ticket presidenziale prima dell’elezione generale  dell’8 novembre”.

E non basta. Il pezzo prosegue, mostrando che sono state valutate le soluzioni legali più insolite e di scuola:  che  sono andati a cercare articoli antichi su riviste di diritto perlomeno secondarie.

http://www.maurizioblondet.it/usa-ci-pensano-seriamente/