I danni al patrimonio artistico

Ad ormai tre settimane dalla prima scossa di Domenica 20 maggio è possibile verificare gli effetti del sisma sul patrimonio storico ed artistico nella Città di Ferrara, diversamente però da quanto osservabile nella realtà sulla stampa locale è circolata l’informazione che ad essere danneggiato sia il 30% dell’insieme degli edifici e beni monumentali. Ora che il sistema turismo è paralizzato e al terremoto culturale, economico e sociale che già da tempo si è abbattuto sul nostro paese e sulle nostre città provocando disoccupazione e precarietà senza eguali in Europa, si vanno sommando gli effetti del terremoto che affligge il cuore della Pianura Padana, occorrerebbe una discussione seria sul che fare. Il problema, uno dei problemi, è invece quello del pressapochismo e della circolazione di leggende metropolitane che poi, per qualche insondabile ragione, sono riprese dai media e tendono ad affermarsi come elementi di realtà.

A Ferrara ad essere stato danneggiato dal terremoto e dallo sciame sismico che ancora continua non è certo solo il 30% degli edifici storici. Quali sono i monumenti che non hanno subito lesioni piccole o grandi? Ci sono chiese storiche che non hanno subito danni significativi? Anche la basilica di San Giorgio che ha già riaperto non è stata indenne e tutti gli edifici storici della città, quelli che ne formano il patrimonio storico ed artistico, che sono patrimonio dell’umanità protetto dall’UNESCO e che sono la ragione unica della presenza turistica a Ferrara, sono oggi lesionati e in alcuni casi versano in condizioni davvero gravi.

Allo stato attuale sono chiusi musei, facoltà universitarie e tutto, integralmente tutto, il patrimonio chiesastico della città ha subito danni, il ‘600 storico ed artistico è scomparso nella chiusura dei Teatini, di San Carlo, delle Chiese di San Maurelio, San Giuseppe e Santa Maria in Vado, lo stesso possiamo dire dei luoghi del Rinascimento. Danneggiati i Palazzi Paradiso e Schifanoia, la Palazzina di Marfisa, Casa Romei, il Castello, Palazzo Ducale, le basiliche di San Francesco, San Domenico e San Paolo, la chiesa di Santa Maria della Consolazione, la Madonnina, San Gerolamo, l’Oratorio dell’Annunziata, i monasteri di Sant’Antonio in Polesine e del Corpus Domini, ma l’elenco potrebbe e dovrà proseguire perché questo è il patrimonio del quale vive Ferrara città d’Arte, Cultura e Turismo.

Allora per aprire una discussione produttiva che comporti dei fatti, cioè da un lato degli interventi coerenti di messa in sicurezza e restauro, e dall’altro la ripresa del lavoro per alberghi, ristoranti, guide e animatori turistici, occorre che si parta da dati reali e prendendo atto della drammaticità del momento nel quale viviamo. Nascondere la testa sotto la sabbia o far circolare informazioni che minimizzano gli effetti del terremoto, specie quando questi sono ampiamente osservabili da chiunque e incidono sulla carne di migliaia di persone che qui abitano e fino a ieri, faticosamente, lavoravano, non ha granché senso e certamente non aiuta ad uscire dalla situazione gravissima nella quale siamo.

Pertanto, infine, vorrei porre una domanda. Ma da quali edifici sarebbe composto il 70% del patrimonio storico-artistico non danneggiato dal terremoto?

Alessandro Gulinati – Presidente Pro Loco Ferrara

Facili previsioni

Oggi Napolitano è in visita alle zone del terremoto e il sindaco di Bondeno, uno dei comuni interessati dal sisma era a Bologna a presentare alcune richieste di cui abbiamo dato notizia ieri in un altro articolo.

Ammesso che si possa considerare conclusa la fase sismica e si possa cominciare a pensare alla ricostruzione, tutti si chiedono cosa succederà e, in particolare. di quali aiuti il privato cittadino potrà disporre di quelli raccolti pro-terremotati.

Se dobbiamo trarre auspici dal passato,  l’Aquila  (6 aprile 2009) insegna: gli abitanti vivono in C.A.S.E. (Complessi Anti-Sismici Ecocompatibili)

Per il centro storico, ancora chiuso, il governo Monti propone che venga modificata la destinazione d’uso degli edifici,  consentendo ampie ristrutturazioni ai proprietari , mantenendo la facciata.

Solo che, nel frattempo i proprietari non sono più quelli che ci abitavano (e dopo tre anni vorrei vedere!) ma multinazionali che, dietro una quinta cinematografica, faranno i soliti supermercati o edilizia residenziale di lusso; presumibilmente con i soldi destinati alla ricostruzione.

I cittadini possono sempre chiedere mutui alle banche, alle quali sono già affluiti i soldi delle sottoscrizioni, così da potersi indebitare a tassi particolarmente vantaggiosi.

Per fortuna, finora, la nostra città non sembra aver subito grossi danni (non abbiamo una zona “rossa” , come i comuni limitrofi)  e poi abbiamo già provveduto in proprio a distruggere sistematicamente ogni contenitore culturale.

A voler fare davvero gli interessi dei terremotati, era meglio spedire la propria offerta a mezzo vaglia, pescando a caso dall’elenco telefonico!

Terremoto, aggiornamento del 24 maggio

Al solito puntuale rapporto dell’INGV, aggiungiamo la scossa delle 16 e 34 con epicentro a Finale Emilia e la lista dei comuni compresi tra 10 e 20 Km:

Comuni tra 10 e 20km

CARBONARA DI PO (MN)
FELONICA (MN)
MAGNACAVALLO (MN)
SERMIDE (MN)
BERGANTINO (RO)
CALTO (RO)
CASTELMASSA (RO)
CASTELNOVO BARIANO (RO)
CENESELLI (RO)
FICAROLO (RO)
SALARA (RO)
CAMPOSANTO (MO)
SAN FELICE SUL PANARO (MO)
CASTELLO D’ARGILE (BO)
GALLIERA (BO)
PIEVE DI CENTO (BO)
BONDENO (FE)
CENTO (FE)
MIRABELLO (FE)
SANT’AGOSTINO (FE)

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I media cominciano a parlare anche del progetto di stoccaggio gas a Rivara, di cui abbiamo dato notizia qui.