L’Europa contesa

L’Europa fra Soros e Bannon

di Rosanna Spadini – 19/08/2018

L'Europa fra Soros e Bannon

Fonte: Comedonchisciotte

 

 

Scrive Eric Zuesse, su strategic-culture.org, che due schieramenti politici, uno guidato da George Soros, e l’altro creato dal nuovo arrivato Steve Bannon, sono entrati in competizione per il controllo politico dell’Europa. Soros ha guidato a lungo i grandi capitalisti liberalsamericani per il controllo dell’Europa, e Bannon sta ora organizzando una squadra di miliardari conservatori per strappare la vittoria ai liberals. Quindi le due fazioni di ‘filantropi’ ora combatteranno per il controllo del consenso politico e delle istituzioni europee. Faranno però fatica a mantenere l’Europa come alleata nella guerra contro la Russia, ma ogni squadra lo farà da prospettive ideologiche diverse. Proprio come esiste una polarizzazione politica liberal-conservatrice tra capitalisti all’interno di una nazione, c’è anche un’altra polarizzazione tra capitalisti riguardo alle politiche estere della loro nazione. Nessuno di loro è progressista o populista di sinistra. L’unico ‘populismo’ che attualmente ogni capitalista promuove è quello della squadra di Bannon. Comunque entrambe le squadre si demonizzano a vicenda per il controllo del Governo degli Stati Uniti, e a livello internazionale per il controllo del mondo intero, opponendo due diverse visioni del mondo: liberale e conservatrice, o meglio globalista e nazionalista. Entrambi poi dicono di sostenere la ‘democrazia, ma invece promuovono la diffusione della “democrazia” attraverso l’invasione e l’occupazione di Paesi “nemici”. […]

 

La sovranità di una nazione appartiene al popolo che la abita, secondo “il diritto all’autodeterminazione dei popoli” enunciato dal presidente Woodrow Wilson in occasione del Trattato di Versailles (1919). Di conseguenza, mentre un’autentica rivoluzione dei residenti all’interno di un paese, per rovesciare e sostituire il loro governo, o un voto per la secessione, possono essere legittimati e riconosciuti dal principio di sovranità nazionale, nessuna invasione straniera lo è (e questo include anche qualsiasi ‘rivoluzione colorata’). Ciò significa che il concetto di sovranità nazionale è fondamentalmente estraneo alla cultura liberal. […] Gli Stati Uniti sono ora un impero a tutto campo, controllano non solo le aristocrazie capitalistico finanziarie in alcune repubbliche delle banane come il Guatemala e l’Honduras, ma anche quelle dei Paesi più ricchi come la Francia, la Germania e il Regno Unito.

 

Questa visione fu ampiamente promossa tra il 1877-1902 dal fondatore del Rhodes Trust, Cecil Rhodes, un razzista autodichiarato che sosteneva appassionatamente quanto tutte le “razze” fossero subordinate alla “prima razza”: gli inglesi. In tempi più recenti, George Soros ha condiviso questa visione, giustificando l’aggressione straniera in un Paese dalla “comunità internazionale” per proteggere “la sovranità popolare” di quel Paese. Il che è da manuale di logica democratica. Al contrario Vladimir Putin afferma che nessuno straniero ha il diritto di invadere un altro Paese, contro Soros, che afferma che “la comunità internazionale” ha invece l’”obbligo di invadere”, ogni volta e ovunque decida di farlo. In pratica la proposta di Soros si riduce a polarizzare e rendere irrilevante l’ONU, per rafforzare l’imperialismo internazionale. Due visioni del mondo totalmente diverse, perché l’Occidente chiama “sequestro” e “invasione” della Crimea da parte della Russia nel 2014, negando il fatto che gli abitanti della Crimea possano avere il diritto di decidere. Il punto di vista di Vladimir Putin è stato espresso tante volte, in così tanti contesti diversi, e sembra essere sempre lo stesso, cioè che le uniche persone che hanno un diritto sovrano in qualsiasi luogo della terra, sono le persone che vivono su quella terra. In altre parole, la sua visione di base sembra un rifiuto del concetto stesso di impero.

Rosanna Spadini

estratto da https://comedonchisciotte.org/leuropa-tra-populisti-e-globalisti-lo-stratega-si-chiama-bannon/

Immigrazione

di Enrico Galoppinoi Lo scandalo del “magna magna” è finalmente scoppiato. Ong nient’affatto “indipendenti” che fungono da “taxi”; “filantropi” che si precipitano a Palazzo Chigi; mafie e ‘ndranghete che d’improvviso si scoprono “accoglienti”; preti che cascano dal pero e non s’accorgono (?) in che giro sono finiti. Ormai si sa di tutto e di più, senza doversi informare per forza da Radio Padania. Perché finalmente c’è un giudice della Repubblica, anzi più d’uno, che vuole vederci chiaro. Così, gli uni (i contrari all’immigrazione) gongolano e gli altri (i favorevoli) tremano. Ma come al solito la polarizzazione che ci viene propinata è falsata in partenza. Hanno già deciso anche stavolta come dobbiamo schierarci, come quando hanno scelto di propinarci il tormentone della “casta” e dei “costi della politica”. Il problema essenziale non era infatti quello degli sprechi e delle ruberie, ma un altro: che la democrazia parlamentare non può che funzionare in questo modo (una selezione dei peggiori “dal basso” estorta con tecniche di manipolazione), cosicché il risultato è stato semmai quello di un’ulteriore svalutazione della categoria del “politico”, vista come un qualche cosa d’indegno e di sudicio, che tanto vale riformare coi “governi tecnici” o un’ulteriore fuga in avanti dell’ideale democratico, e cioè “l’uno vale uno” dei grillini…

La verità è che qualcheduno ha pianificato per l’Europa un futuro da Stati Uniti d’Europa. Che devono adeguarsi in tutto e per tutti a quelli d’America. Il capitalismo selvaggio made in Usa che qui hanno deciso d’imporre, per funzionare al massimo dell’efficienza (cioè della spietatezza e della disumanità) deve agire su una massa di manovra il meno possibile coesa. Per questo, e non per altro, ci vengono cantate le lodi della “società multirazziale” e del meticciato. Il resto è puro orpello: da chi si arrocca su un “razzismo” grottesco (ed anch’esso di stampo anglo-sassone) in stile Ku Klux Klan a quelli per i quali il massimo della vita è la scomparsa di ogni “forma” (gli pseudo-alternativi che combattono un fantomatico “fascismo” e pretendono le stesse cose del sistema, ma in maniera più spedita). L’Europa occidentale, poi, è la parte del mondo più densamente popolata, quindi non si capisce quale esigenza vi sia nel promuovere un’immigrazione di massa dal resto del mondo se non quella di farla scomparire puramente e semplicemente. E se proprio il problema fosse quello degli europei che non fanno più figli, la soluzione non è certo quella di una sostituzione di popolazioni a questi livelli. Perché non s’imprime una decisa svolta culturale tra le popolazioni europee ed in specie tra i giovani? Perché si alimenta ad ogni piè sospinto un modello edonistico e individualistico che non induce a fare figli? Perché non si aiutano programmaticamente (non una volta tanto con un bonus elettorale) le famiglie italiane ed europee? Perché non esistono politici che amano la loro gente? Perché alcuni di essi sembrano addirittura morsi dalla tarantola dell’odio di sé?

estratto da http://www.ildiscrimine.com/immigrazione-ciurlano-nel-manico-per-non-andare-al-nocciolo-del-problema/