Tamburi lontani

C’è poco da essere ottimisti: partiamo da un nostro articolo di un anno fa in cui Sondaggi riservati sono già stati fatti, fondi sono stati raccolti e una squadra elettorale è stata formata intorno al generale James Mattis, anche se giura con la mano sul cuore di non avere pensato alla carriera politica. Adesso ce lo ritroviamo alla guida del Pentagono e nel consiglio di Sicurezza di Trump.

Le parole di James Mattis, #mattisisms

‘Cane pazzo’ Mattis non si è fatto conoscere solo per le sue imprese di guerra ma anche per delle frasi molto forti che sono state raggruppate online da alcuni veterani di guerra sull’hashtag  #mattisisms, eccone alcune:

  1. “Non perdere il sonno per paura del fallimento. Parola che non riesco nemmeno a scrivere”.
  2. “Uccidere qualcuno non è un evento insignificante. Detto questo, ci sono alcuni str….nel mondo che hanno bisogno di essere fucilati”.
  3. “Vengo in pace, non ho portato l’artiglieria. Ma vi sto supplicando con le lacrime agli occhi, se fate gli str…. con me vi ammazzo tutti”;
  4. “I 20 centimetri più importanti in un campo di battaglia sono quelli che separano le vostre orecchie”;
  5. “Ti sto supplicando, non attaccarci. Perché se lo farai, i sopravvissuti potranno scrivere su ciò che abbiamo fatto qui per i prossimi 10.000 anni”

E mentre l’Italia vende armi a tutto spiano (oltre il 60% delle nostre armi finirà a Paesi fuori da UE e NATO), la Mogherini incontra il ministro degli esteri russo e gli dice che: “nonostante le divergenze, contro il terrorismo bisogna combattere uniti”,   unità alquanto problematica, visto che la UE  sta tenendo bordone a ISIS e Al Qaeda in Siria,  fingendo  che i terroristi siano “opposizione” democratica, mentre la Russia cerca di sconfiggerli.“Mosca riconosca i diritti dei gay in Cecenia”,  ha anche intimato la Mogherini.  Anzi, come ha titolato Repubblica, quello della Alta Rappresentecc ecc. è stato “un monito a Lavrov”.

Potete continuare a ignorarlo o unirvi ai 178 che hanno scaricato la nostra pubblicazione sul tema che trovate nella pagina indicata a fianco e aggiornata ad oggi .

https://www.scribd.com/document/255885678/Venti-Di-Guerra

 

Stato profondo contro Trump

E ’importante ricordare che le due procedure di destituzione di un Presidente in carica, avviate dopo la seconda guerra mondiale, sono state messe in moto a vantaggio dello Stato profondo, e non certo per il bene della democrazia. Così il Watergate è stato interamente gestito da una certa «gola profonda» che, 33 anni più tardi, si è rivelato essere Mark Felt, l’assistente di J. Edgar Hoover, direttore dell’FBI. Per quanto riguarda la vicenda Lewinsky, era semplicemente un modo di forzare Bill Clinton ad accettare la guerra contro la Jugoslavia. La campagna in corso è organizzata sottobanco da quattro associazioni:Media Matters (“i media contano”) ha il compito di dare la caccia agli errori di Donald Trump. Leggete ogni giorno il suo bollettino nei vostri giornali: il Presidente non può essere attendibile, si è sbagliato su questo o su quel punto…

L’insieme di questo dispositivo – che è stato messo in campo durante il periodo transitorio, cioè prima dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca – dà già lavoro a oltre 300 specialisti a cui conviene aggiungere numerosi volontari. Il suo budget annuale, inizialmente previsto nella misura di 35 milioni di dollari, è stato aumentato fino a un livello di circa 100 milioni di dollari. Distruggere l’immagine – e quindi l’autorità – del presidente degli Stati Uniti, prima che egli abbia avuto il tempo di fare alcunché,

http://www.controinformazione.info/il-dispositivo-clinton-per-screditare-donald-trump/

Siamo liberi?

E’ stato già  impagabile sentire il sibilo con cui Marco Taradash,  soffocando di rabbia, commentava il discorso di Trump: “…Fascista…”.  Ma ilpiù articolato nell’esprimere la rabbia della setta è Charles Krauthammer,  il  principale commentatore J del Washington Post: un fanatico di tutte le guerre  che i precedenti presidenti americani hanno fatto per il (presunto) bene di Sion. Questo  super-Israel First ha colto nello slogan trumpiano  “America First”  il  nome “del partito isolazionista degli anni ’30  che si batté per tener gli Usa fuori dalla seconda guerra mondiale,   guidato da Charles Lindberg , che fu smantellato una settimana dopo Pearl Harbor”.

Già. Charles Lindberg  (1902-1974), il popolarissimo trasvolatore atlantico,   fondò nel 1940  un  movimento per contrastare la politica interventista di Roosevelt: si chiamava  ‘America First Committee .  “In  in ottobre Lindbergh, a Yale, parlò a tremila persone chiedendo che l’America  riconoscesse “le nuove potenze europee” [Germania e Italia]  e dichiarando che “la razza ebraica” era tra coloro che con più forza ed efficacia spingevano gli Stati Uniti, “per ragioni che non sono americane“, verso l’intervento nella guerra”  (Wikipedia

Krauthammer  ha colto  un’allusione sgradevole nella frase di Trump: “…essi  ci hanno derubato, la nostra corrotta classe dirigente ha preso il denaro della classe media e l’ha  sparsa  in giro per il mondo”.  Commenta   Kraut:  “Per molti nel mondo, specie i britannici, è una frase che lascia un’eco risonante; essa dice a loro e al   mondo libero,   per la prima volta dai tempi di Truman e Eisenhower: ‘Noi abbiamo costruito un mondo in cui abbiamo dato moltissimo a voi, economicamente,militarmente, eccetera. Questo gioco è finito, ora siete per conto vostro”.

Leggi tutto: http://www.maurizioblondet.it/godiamoci-quel-trump-ci-perche-sappiamo-cosa-non-dara/

Tutto può succedere

Se confermata, la scelta di Trump di mettere al Pentagono il  generale James Mattis sembra  buona. Nei Marines da 41 anni, non ammogliato (ha sposato l’esercito),   senza incarichi nei consigli d’amministrazione del complesso-militare industriale, gli ufficiali che sono stati suoi  sottoposti in operazioni belliche (è stato uno dei leader dell’invasione Irak  2003) ne parlano bene. Anzi con ammirazione: coraggioso, capace, geniale, onesto, un vero uomo di comando.

Nel 2013  ha criticato pubblicamente Israele, denunciando che stava costruendo un regime di “apartheid”.  Come comandante del CENTCOM ha pagato ogni giorno un prezzo in sicurezza militare  per il fatto  che gli americani sono visti pregiudizialmente pro-Israele.  Ciò influenza tutti gli arabi moderati che vogliono stare dalla nostra parte, perché non possono apertamente schierarsi con chi manca di rispetto ai palestinesi”.  E rivolto agli israeliani: “Se non viene stabilito uno stato palestinese, io vi dico che l’attuale situazione è insostenibile. (…)   Gli stanziamenti delle colonie [ebraiche nei territori occupati] stanno rendendo impossibile la soluzione a due stati”.   Finirete con realizzare l’apartheid.

http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.537867

 

Sono frasi  di buon senso, ma dirle ad alta voce in Usa, per un militare,  sono sintomo di audacia. Più precisamente, di non aver paura di rovinarsi la carriera.  Il generale Mattis, nonostante il nomignolo “Mad Dog”,   viene ritenuto un intellettuale; ha certamente letto The Israeli Lobby di Walt e Mearsheimer.  Per una serie di motivi, gli ufficiali che sono stati sotto il suo comando sperano, anzi sono convinti,che Mad Dog libererà il Pentagono dalla presa dei neocon, che controllano la politica estera Usa  in senso  filo-sionista dal 2001, quando hanno preso il potere   nei ministeri-chiave  sotto il presidente repubblicano Bush, e ci sono rimasti aggrappati  negli 8 anni del democratico Obama.

Su Obama ha un parere soldatesco
Di Obama non ha una grande stima

“Mi aspetto –  scrive  uno di loro su Sparta Report (sic, un blog soldatesco)- che Mattis come segretario alla Difesa faccia un c. così a quelle donnette imboscate che infestano il Pentagono dopo otto anni di regno di Obama.  Con l’appoggio di Trump, tirerà fuori le budella a quei parassiti nel   complesso militare-industriale,  che usano il servizio militare come parte del curriculum per atterrare in posizione  direttoriale a McDonnell-Douglas e  altri. Se Dio vuole  il presidente Trump emanerà un divieto  PERMANENTE   per OGNI ufficiale superiore  di lavorare per un contractor della difesa”.

https://www.spartareport.com/2016/12/secdef-mad-dog-mattis-trumps-anti-neocon/

D’accordo, si tratta di una speranza. Ma quella che viene qui denunciata è una delle peggiori piaghe del sistema americano. Come da noi  certi politici ed alti funzionari (da Draghi a Prodi a Barroso) finiscono  a Goldman Sachs,  a Washington anche  gli altissimi gradi  a fine carriera sono invitati nei  consigli d’amministrazione delle grandi aziende private produttrici di armamento o servizi  come contractors   al   Pentagono; assunti con emolumenti che non hanno mai visto durante il servizio, per le loro conoscenze interne e per  la loro capacità di fare lobby alla Difesa. Questo è uno dei più gravi elementi di distorsione della politica estera americana,  essendo  Loocked-Martin e McDonnell Douglas  imprese con un solo cliente (il Pentagono) o due (la NATO, i suoi satelliti), ed essendo  loro interesse che il governo Usa faccia più operazioni belliche e più occupazioni armate possibile – perché così consuma i materiali prodotti da loro,  e  garantisce un flusso permanente di lucrosi contratti di manutenzione, riparazione e sostituzione.  La  proliferazione cancerosa di basi americane nel mondo, il mostruoso bilancio del Pentagono  (in cui si annidano sprechi, tangenti e furti enormi), ma anche l’ipertrofia   bellicista Usa si spiegano in gran parte  non  con l’interesse nazionale, ma con l’interesse dei bilanci delle ditte.

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Lo sfruttamento è così evidente e lucroso, che anche la nota lobby ha creato una apposita sottolobby per storcere il tutto a favore di Sion:  il Jewish Institute fon National Security Affairs (JINSA), il cui scopo dichiarato è “informare le personalità della difesa americana sul ruolo svolto da Israele nell’affermare gli interessi della democrazia”,   nonché “sull’importanza  di mantenere una efficace capacità di difesa ad Israele così che siano salvaguardati gli interessi vitali americani”.  Generali ed ammiragli in servizio vengono invitati in Israele in visite pagate per fraternizzare  coi comandi sionisti; i generali a riposo  inseriti nel complesso militare industriale,  vengono invitati a far perte del JINSA e del suo board. JINSA, ha scritto il giornalista Jason Vest, “è l’ambiente in cui ideologia e affari si mescolano fino a identificarsi”: l’ideologia è quella del Likud e dei ‘coloni’ occupanti le terre dei palestinesi: i generali americani così manipolati sposano tutti  le posizioni del sionismo più estremo, “buttare a mare” i palestinesi, e così via.

Come abbiamo visto, il generale Mattis pensa esattamente il contrario di quel che proclama  il JINSA: che gli Usa “pagano un prezzo per sostenere” Israele. Quanto all’altra questione, risponde il fatto che dopo la pensione non ha avuto incarichi  strapagati  in una azienda di armamento: segno che li ha rifiutati,  perché certamente gli sono stati offerti.

Ciò è in linea col  sensazionale discorso tenuto da Donald Trump a Cincinnati, il 1 dicembre, per ringraziare i suoi elettori: “Sì, distruggeremo Daesh. Ma allo stesso tempo, perseguiremo una politica estera nuova tenendo conto degli errori commessi in passato. Noi smetteremo  di rovesciare governi di Stati esteri […]. Il nostro obbiettivo è la stabilità, non il caos. E’ venuto il tempo di ricostruire il nostro paese”.

I media  “democratici”  di tutta Europa  non  hanno dato alcun peso a  questo proposito programmatico  (sono per l’intervento umanitario?). Invece, hanno rumorosamente criticato Donald Trump  per aver telefonato- in realtà, ricevuto  la telefonata  della presidente di Taiwan,  con cui  Washington non ha rapporti diplomatici dagli anni di Nixon  quando, grazie a Kissinger,   riconobbe che quella con capitale Pechino è l’unica Cina. Che gaffe! Che inesperienza! Naturalmente tacendo questo piccolo particolare: che due giorni prima, il mercoledì  precedente, Obama aveva notificato al Congresso la vendita a Taiwan – lo stato non riconosciuto – armamenti per 1,8 miliardi di dollari.  Suscitando le proteste di Pechino.

Kissinger a Pechino: “Trump non deve niente a nessuno”

Pechino ha protestato anche per la telefonata di Trump –  che non ha l’aria di  esserne stato intimidito. Obama invece ha fatto comunicare al Dipartimento di Stato che la politica Usa verso la Cina non cambia.

I leader cinesi sono così preoccupati, in realtà, che hanno chiamato “il vecchio amico Kissinger” (è quello che ha messo la Cina agli onori del mondo nel ’78)  per ottenere informazioni e consigli sul nuovo presidente eletto. Secondo Bloomberg, Kissinger (93 anni) di sicuro dopo congruo pagamento, ha dato la sua consulenza  direttamente a Xi Jinpin e al   Politburo in questi termini: “Questo presidente eletto è unico tra quelli  che ho conosciuto  sotto un aspetto: non ha assolutamente alcun bagaglio. Non ha alcuna obbligazione verso nessun gruppo  particolare perché è diventato presidente sulla base della sua propria strategia e d’un programma che ha posto davanti al pubblico americano che i suoi concorrenti non hanno dato.  Dunque  è una situazione unica”.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2016-12-02/china-grappling-with-trump-turns-to-old-friend-kissinger

Il fatto di non aver alcun gruppo o potere forte da ringraziare (e ricompensare) può essere una forza, ma anche una fatale debolezza: vuol dire che nessun potere forte ha un interesse  particolare a mantenerlo alla Casa Bianca, nemmeno il “suo” partito repubblicano.  Già alcune giornaliste della CNN  sono state intercettate, durante un fuori-onda, a scherzare su “un incidente aereo” che le avrebbe liberate dall’odiato Trump. Sapranno  qualcosa?

Ciò può spiegare alcune delle nomine di “The Donald”, come Steve Mnuchin,uno di Goldman Sachs, al Tesoro. Però attenzione: Mnuchin è stato a Goldman Sachs 14 anni fa; poi se n’è andato, volontariamente, ha fatto il produttore a Hollywood e il gestore di fondi per ricchi, fra cui  Donald. Anche Steve Bannon,    il giornalista-blogger e stratega della campagna che ha dato  la vittoria a Trump, è stato a Goldman Sachs: se n’è andato sbattendo la porta dopo aver scoperto che suo padre, grazie alla speculazione finanziaria, aveva perso la pensione, e da allora è  il più fiero e temibile  nemico di Goldman e Wall Street, di  cui non cessa di ricordare che   quelli non hanno pagato per il disastro dei  subprime che hanno creato nel 2008,  e per cui hanno “fatto pagare la gente che guadagna 50-60 mila dollari annui”, mentre i colpevoli ricevono bonos d’oro. “Wall Street dovrebbe essere preoccupata di Steve Bannon”,   titolava Business Insider  il 16 novembre scorso.  Perché è intelligente. Perché conosce i giochi. E soprattutto, perché  è di destra con idee  “sociali” anti-speculazione. Naturalmente, i media hanno  spiegato che è antisemita e “contro le donne”.

Estratto da http://www.maurizioblondet.it/trump-mette-al-pentagono-generale-ant-neocon/

Youngstown

Nella canzone di Springsteen “Youngstown”, il narratore, operaio lasciato a casa, spera in un futuro non in paradiso, ma nelle “fornaci ardenti dell’inferno.” Il personaggio è stato ispirato, in parte, da una operaio metalmeccanico realmente esistente, Joe Marshall Jr., di cui Springsteen aveva letto in un libro.
Oggi Joe Marshall, un uomo piccolo e robusto, che sabato compirà 63 anni, si trova a Columbus, dove vive in un appartamento da 500 dollari al mese, e riceve una pensione statale piena. Dopo che l’industria siderurgica è crollata, ha dedicato il resto della sua vita a far rispettare la legge. È un ardente sostenitore di Trump.
«Dice ciò che la persona media ha paura di dire, perché è politicamente scorretto”, dichiara Marshall a proposito di Trump.
Marshall ha lavorato nell’ufficio dello sceriffo della contea di Mahoning per 23 anni, in carcere e in pattuglia – un posto in prima fila, ha detto, per osservare il drammatico declino della città. Ha potuto vedere lo svuotarsi delle classi medioalte, e come il colore della pelle della città è cambiato: Youngstown, che aveva il 74 per cento di bianchi nel 1970, è ora divisa circa a metà tra neri e bianchi.
È arrivata la droga, racconta. Il tasso di omicidi ha spiccato il volo. I giovani mollavano la scuola a 15 anni, dice Marshall, perché non riuscivano a vedere alcuna possibilità di lavoro dopo il diploma.
“Dove devono andare, da Taco Bell?”, domanda. “Ma quello è un lavoro a salario minimo””
Sette anni fa se ne è andato, accettando un lavoro da agente di custodia.
Oggi le sue opinioni politiche sono eclettiche. I democratici, ha detto, “hanno deluso Youngstown”.

http://vocidallestero.it/2016/08/31/trump-un-eroe-della-classe-operaia-una-citta-di-colletti-blu-ne-discute/