Navi turche in acque greche

Sullo sfondo della reazione quasi passiva dell’UE alle preoccupazioni di Atene, la Grecia ha deciso di prepararsi a un’eventuale ulteriore escalation del conflitto con la Turchia verso uno scontro uno armato, in particolare aumentando il servizio militare di un anno e preparando le manovre militari. Come ha chiarito Nikolaos Panagiotopoulos, ministro della Difesa nazionale della Grecia, il 20 ottobre, i piani di Atene includono l’aumento delle forze dei suoi soldati professionisti e l’arruolamento nelle istituzioni educative militari. L’obiettivo è fornire più truppe al confine con la Turchia lungo il fiume Maritsa (nome greco – Evros). La Grecia sta anche facendo preparativi militari nel Mar Egeo, dove le sue forze armate sono attualmente in massima allerta.

Allo stesso tempo, le autorità greche prevedono di triplicare la lunghezza del muro al confine con la Turchia, completando una sezione lunga circa 26 chilometri e installando ulteriori telecamere di sorveglianza e sirene mobili per scoraggiare gli immigrati clandestini, che costeranno circa 63 milioni di euro. La Grecia sta progettando di completare questa “barriera” entro la fine di aprile del prossimo anno. Il suo obiettivo è fermare le violazioni di massa dei confini da parte dei migranti provenienti dalla Turchia, che il leader turco usa come pressione diretta sull’Unione europea. Il lettore ricorderà che a fine febbraio il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia ha aperto i suoi confini con l’Ue per i rifugiati siriani e non ha intenzione di chiuderli se i rapporti con l’Ue si deteriorano. Successivamente, Süleyman Soylu, ministro degli interni turco, ha detto che il suo paese ha fatto transitare dalle sue frontiere ai paesi europei più di 100.000 rifugiati che erano arrivati nella provincia di Edirne alla frontiera nord occidentale con la Grecia.

https://www.controinformazione.info/leuropa-e-in-equilibrio-sulla-bilancia-turca/

Madrepatria azzurra

“Ci stavano mandando in missione a Megisti, un’isola sperduta nell’Egeo. La più piccola, la più lontana. Importanza strategica: zero”. È il giugno del 1941 e con questo stato d’animo il tenente Raffaele Montini è alla guida un plotone sgangherato di otto soldati italiani che presto verranno dimenticati in una piccola isoletta abitata da greci distante solo un paio di chilometri dalla costa turca.

Megisti, la piccola isola conosciuta anche con il nome di Kastellorizo o Castelrosso, all’epoca era un possedimento italiano. Dagli anni ’20, l’Italia controllava infatti tutte le isole dell’arcipelago del Dodecaneso, di cui Megisti rappresenta l’estensione più orientale. Sarebbe stato interessante sapere che emozioni avrebbe provato il tenente Montini ricordando la sua avventura qualche anno più tardi, nel 1947 quando, con il trattato di Pace firmato a Parigi, Megisti e tutte le altre isole del Dodecaneso furono cedute dall’Italia alla Grecia.

Montini non è però mai esistito nella realtà. È un personaggio di fantasia interpretato da Claudio Bigagli in “Mediterraneo”, il film di Gabriele Salvatores del 1991 che fu premiato negli Usa con l’Oscar per il miglior film straniero.

Mentre proprio nella zona di mare in cui si trova Megisti si sta alzando in queste settimane la tensione tra Grecia e Turchia, fa un certo effetto pensare a quello che diceva il tenente Montini guardando sconsolato l’isola semideserta all’inizio del film: “Importanza strategica: zero”.

Megisti rappresenta oggi uno dei nodi principali su cui Ankara e Atene si stanno scontrando furiosamente per il controllo strategico del Mediterraneo orientale. A parte una leggera collisione tra una nave da guerra turca e una greca, per ora il conflitto si è consumato soltanto a parole, sebbene i toni utilizzati in Turchia siano incandescenti, come il caso di un consigliere sulla politica estera di Erdoğan che, in diretta TV, ha menzionato esplicitamente la possibilità della guerra sostenendo che lui stesso avrebbe sparato a un pilota greco se la Turchia avesse subito attacchi.

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Turchia/Grecia-e-Turchia-machismo-nel-Mediterraneo-orientale-204699

https://www.google.com/maps/@37.6548327,21.8036609,5.75z

Profughi veri

Una autentica flotta di navi da guerra formata da 14 unità’ turche, fortemente armate fino ai denti, sta navigando al di fuori di ogni controllo statale, dirigendosi  a quanto sembra verso l’Egeo o il Mar Ionio per sfuggire alle epurazioni attuate dal Governo di Ankara. Come rivelato da alcune fonti, fra cui Il Times, sono state segnalate queste 14 unità della Marina turca fortemente armate che navigano verso destinazione ignota ma è chiaro che si tratta di unità appartenenti ai rivoltosi turchi che adesso cercano di mettersi in salvo dalle sanguinose epurazioni contro i militari ribelli attuate dal Governo di Erdogan. Sono in allarme i porti del Pireo ed altri in Grecia ma anche Taranto dove potrebbero dirigersi le unità turche, secondo l’agenzia RiaNovosti. Il comandante della Marina da guerra turca, l’ammiraglio Veysel Kosele, ha ammesso di non avere più il controllo di queste unita già dallo scorso Venerdì’, giorno in cui iè avvenuto il tentativo di Golpe, come indica la fonte anonima del giornale britannico. Al momento non si sa se l’ammiraglio siacoinvolto anche lui nel fallito golpe o si trovi come ostaggio dei rivoltosi. Nel frattempo in Turchia procede l’epurazione massiccia dei militari rivoltosi con circa 7.500 arresti, questa epurazione viene estesaanche ai magistrati, ai poliziotti, a giornalisti ed a dipendenti pubblici. L’epurazione risultatalmente massiccia da somigliare sempre più’ ad una purga staliniana. Il bilancio dei morti e’ salito a 290 e i feriti sono alcune migliaia. Nel paese è stata proposta l ‘introduzione della pena di morte con effetto retroattivo e questo creerebbe una situazione ancora peggiore. Lo stesso Erdogan ha rivelato che ha corso il rischio di essere assassinato mentre si trovava in vacanza in un Hotel sul Mar Egeo. Adesso Erdogan vuole vendicarsi pesantemente sui cospiratori e sugli oppositori. Le autorità della UE al momento esprimono preoccupazione e lanciano appelli alla moderazione nei confronti di Ankara augurandovi un ritorno alla stabilità. Rt Actualidad.   The Times.  RiaNovosti

http://www.controinformazione.info/allarme-nel-mediterraneo-14-navi-da-guerra-turche-fortemente-armate-navigano-fuori-controllo/

No, tu no!

L’Unione Europea si appresta a rinnovare la sanzioni alla Russia che scadono nell’Agosto del 2016. Le sanzioni erano state decise e rinnovate , sotto direttiva USA, relativamente alla questione dell’Ucraina ove la Russia viene accusata di non aver adempiuto agli accordi di Minsk. Mosca aveva rigettato il provvedimento dichiarando che le sanzioni sono ingiustificate, visto che la pacificazione dell’Ucraian non è questione che dipenda da Mosca ma dall’atteggiamento del governo di Kiev che non ha ottemperato a quanto stabilito negli accordi di Minsk 2. Non tutti i paesi si erano dichiarati disponibili a rinnovare le sanzioni, in particolare la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria avevano avanzato riserve ed avevano  fortemente criticato la decisione del rinnovo delle sanzioni ma era poi intervenuta la direttiva di Washington e tutti i governi dell’Unione Europea si erano dovuti adeguare. Ultimamente il vicepresidente USA, Joe Bilden, aveva dichiarato che saranno gli Stati Uniti a decidere fino a quando si dovranno rinnovare le sanzioni alla Russia, facendo chiaramente capire che Washington decide e gli alleati si adeguano. Nessuna sanzione risulta invece decisa dall’Unione Europea per quanto riguarda la Turchia, le sue sistematiche violazioni dei diritti umani, quelli della minoranza curda in particolare che viene continuamente sottoposta a repressione e bombardamenti dal Esercito di Ankara, nessuna sanzione per la chiusura dei giornali dell’opposizione interna e tanto meno per l‘appoggio conclamato di Ankara ai gruppi terroristi che operano in Siria ed in Iraq. La questione non è all’ordine del giorno ed anzi, l’Unione Europea in questi casi chiude entrambi gli occhi ed al massimo emette qualche timido “distinguo”  invitando Ankara a tutelare la libertà di stampa. “Si certo”, rispondono i turchi, “come no, lo faremo senza meno”. La UE deve decidere per l’erogazione di alcuni miliardi (tre) alla Turchia in merito alla questione migranti che le stesse autorità di Ankara sospingono verso la Grecia. La Turchia non si accontenta e ne chiede il doppio, ricattando la UE e minacciando di sospingere altre centinaia di migliaia di migranti verso l’Europa. Inoltre la Turchia vuole essere ammessa nell’Unuone Europea ed in questa occasione forza le sue richieste per ottenere uno sveltimento delle procedure, contando sul forte appoggio della Merkel, sostenitrice di una Unione allargata ai turchi. Questa situazione è stata duramente stigmatizzata dal senatore della Duna (Parlamento) della  Russia, Andréi Klishas, presidente del Comitato Costituzionale russo, il quale ha dichiarato che l’Occidente dimostra la sua doppia morale visto che non impone sanzioni contro Ankara, per causa del suo appoggio al terorrismo e per la violazione della libertà di espressione. “Il presidente turco Recepit Erdogan bombarda i curdi, viola la libertà di espressione ed elimina i media indipendenti, ha trasformato la Turchia in un punto di transito per i terroristi di ogni indole, tutti lo sanno e lo vedono ma nessuna delle “democrazie occidentali” parla di sanzioni contro la Turchia ed Erdogan”, ha dichiarato Klishas alla Ria Novosti. Secondo Klishas il presidente turco è un alleato dei paesi occidentali, cosa che rappresenta un eclatante esempio del cinismo nella politica del doppio standard adottata dall’Occidente”. Fino a questo momento non c’è stata nessuna risposta da parte di alcuno dei leaders europei che su tali questioni preferiscono glissare evitando di esporsi alle critiche che pure arrivano da alcuni dei capi di stato (come l’ungherese Viktor Orban o il presidente Zeman della Repubblica Ceca) ed esponenti politici in dissenso sulla politica della sanzioni unilaterali applicate dalla UE. L’Unione Europea prosegue sulla sua strada di totale asservimento alle direttive che provengono da Washington. Gli USA hanno sollevato Bruxelles dalla necessità di prendere decisioni autonome.  Sono loro che  decidono per tutti,  in base ai loro criteri ed ai loro interessi geopolitici,  chi deve essere sanzionato e chi no. Gli Stati Uniti sono “impazienti” di vedere la Turchia presto integrata in Europa, come altre volte hanno dichiarato gli esponenti dell’Amministrazione USA.

La UE sanziona la Russia e premia la Turchia

Ultim’ora

by Gordon Duff Confermato: i Jet russi e siriani sono pronti per abbattere qualsiasi aereo turco o saudita che attraversi la Siria. La Turchia è disposta a chiudere il Bosforo ed ad attaccare le navi russe nel Mediterraneo. Il bombardamento delle artiglierie turche contro le posizioni curde, all’interno del territorio siriano (dura già da alcune ore) viene visto da molti osservatori militari come il preludio ad un attacco terrestre contro le forze Siriane-curde anti terroristi all’interno della Siria. Fonti accreditate sostengono che l’Arabia Saudita, che dovrebbe partecipare all’attacco terrestre assieme alla Turchia, sarebbe disponibile a portare armi nucleari tattiche (?) alla Turchia. La Turchia dispone già adesso di 84 armi nucleari tattiche nella base aerea di Incirlik, sotto il controllo NATO. Le stesse fonti avrebbero confermato che l’Arabia Saudita e la Turchia dispongono di aerei americani F-15 ed F-16 modificati per attacchi nucleari da parte di Israele. Gli USA hanno eliminato tutti gli aerei di attacco nucleare della Turchia dietro ordine del presidente Obama. Abbiamo conferme che la Turchia avrebbe un piano contingente per impadronirsi dell’arsenale nucleare della NATO a Incirlik, con l’aiuto delle forze speciali saudite che sono state addestrate in Israele per sbaragliare le misure di sicurezza delle armi nucleari degli Stati Uniti. Abbiamo anche una conferma che l’Arabia Saudita sta muovendo i suoi aerei sulle piste nella base statunitense in Turchia. Questa settimana gli aerei USA hanno bombardato i civili su Aleppo ( due ospedali colpiti) da questa stessa base. Sia l’Arabia Saudita che i russi si aspettano una invasione turca su larga scala in risposta al consolidamento delle posizioni delle formazioni curde dello YPG, con aiuto statunitense, per prendere le nuove posizioni che (in mano alle forze curde/siriane)  potrebbero bloccare l’accesso alla Turchia dei rifornimenti per i loro soci dell’ISIS in Siria. Entrambe le fonti ad alto livello dei russi e dei siriani, contattati questa mattina, hanno confermato che una estensione del conflitto è imminente. La Turchia ha annunciato ufficialmente che le forze turche sono pronte a muoversi contro i curdi dello YPG (sostenuti dagli USA) che loro considerano un gruppo terrorista. La Turchia non ha alcuna intenzione di attaccare l’ISIS. Esiste l’evidenza di prove che Ankara ed Erbil sono completamente dietro l’ISIS. Il Ministro delle relazioni estere Turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto “Loro (i sauditi) sono venuti, hanno fatto una ispezione della base.  Al momento non è ancora chiaro quanti aerei sauditi verranno sulla base”. La Turchia fornisce i rifotrnimenti all’ISIS in Iraq attraverso la via di Duhok, con l’aiuto del regime di Erbil, che si sono messi contro Bagdad e le altre forze curde. L’Esercito turco ha già individuato gli obiettivi curdi nel nord della Siria

Fonte:  Veterans Today Traduzione: Manuel De Silva

La battaglia di Aleppo

Cosa significa quel corridoio verde per le forze anti-siriane? Prima di tutto, è il corridoio per inviare armi e carne da cannone, provenienti in grandi quantità. Sì, la provincia di Idlib condivide un confine più a lungo con la Turchia, quindi è troppo presto per parlare di sacca, ma è anche una questione di comodità di accesso, e il corridoio verde dispone di autostrade, valichi di frontiera, rotte del contrabbando ben consolidate, e Aleppo stessa, in parte persa da Damasco, è un importante nodo logistico per i flussi di uomini e mezzi ai terroristi. Idlib ha un confine assai meno conveniente, in quanto il terreno montagnoso impedisce il trasporto di grandi quantità di rifornimenti. Ma c’è anche un’altra importante via logistica che appare in appendice, il commercio tra i jihadisti e lo Stato islamico. L’accordo con la partecipazione di Ankara precisa che le s’invia il carburante dalle province settentrionali siriane, ricevendo cibo in cambio. Questo ne fa l’ancora di salvezza per entrambi, dato che lo SIIL controlla i principali giacimenti di petrolio nel deserto, e i gruppi filo-turchi occupano terreni agricoli, senza petrolio e raffinerie. La Turchia usa naturalmente lo scambio per affrontare le carenze di carburante e cibo in queste parti della Siria occupate dai terroristi. I giornalisti ad Idlib e nelle parti di Aleppo controllate dai jihadisti indicano una situazione umanitaria difficile. Stabilimenti alimentari, trasporti, servizi chiudono per mancanza di carburante per i generatori diesel. Non c’è luce o energia elettrica. Naturalmente, non indicano che gli autoveicoli dei jihadisti circolano allegramente. Il rapido peggioramento delle condizioni sociali nelle province occupate dai terroristi, in combinazione con l’offensiva dell’EAS, ha causato alcune manifestazioni di crisi umanitaria. Vi sono segnali di panico, soprattutto tra i terroristi che hanno sfruttato la Siria da tempo, arricchendosi con il contrabbando e che hanno anche creato famiglie, con l’obiettivo ultimo di utilizzare i fondi accumulati per passare poi in luoghi più prosperi come Turchia o Europa. Fuggono verso la frontiera con la Turchia e si concentrano nei campi specializzati. Ankara afferma che ci sono 50mila rifugiati e chiede che il mondo presti attenzione alla crisi apparentemente causata dalle bombe russe. I valichi di frontiera sono chiusi, le persone continuano ad arrivare e l’”apocalisse umanitaria” riceve ampia copertura dei media occidentali. Questo piano probabilmente sarà usato da Ankara e occidente per fare pressione sulla coalizione Russia-Siria, e potrebbe servire come pretesto per l’invasione via terra.

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https://aurorasito.wordpress.com/2016/02/11/la-battaglia-di-aleppo-unanalisi-dettagliata/

Escalation

Siria settentrionale

Occupando l’aeroporto di Qamishli, la Russia dimostra di essere l’unico Paese pragmatico nella lotta allo SI, tagliandone le fonti del finanziamento. Quindi la vera ragione della rabbia della Turchia verso i russi è il controllo del confine turco-siriano, lungo 250-300 km e profondo 50 km, per evitare il contrabbando di petrolio siriano in Turchia e l’invio di armi a SI e altri gruppi jihadisti. Pertanto Qamishli può diventare un’importante testa di ponte attraverso cui gli Spetsnaz possono far arrivare in aereo direttamente dalla Russia truppe, mezzi corazzati e artiglieria per sigillare il confine turco-siriano e allo stesso tempo collegarsi alle truppe siriane che combattono nella parte orientale del Governatorato di Aleppo. [6] Inoltre, le truppe aviotrasportate russe hanno iniziato a introdurre nel proprio organico alcune decine di nuovi blindati ed obici semoventi, permettendo una capacità offensiva superiore, nell’ambito dei test che la Russia intende svolgere in condizioni di combattimento reali in Siria.

estratto da https://aurorasito.wordpress.com/2016/01/26/spetsnaz-russi-in-siria/

Ancora la Turchia

La zona cuscinetto prevista dagli accordi USA-Turchia
L’Esercito turco si sta preparando per effettuare una operazione terrestre sul territorio della Siria nelle vicinanze della frontiera comune. Secondo le fonti e le informazioni citate dal giornale arabo “Asharq al-Awsat”, con sede nel Regno Unito, l’operazione inizierà dalla località di Jarabulus, una città nella Siria settentrionale che si trova attualmente sotto il controllo dell’ISIS. Oltre a queste informazioni, ci sono indizi sempre più forti che la Turchia stia preparando una invasione del territorio siriano. Il governo turco è deciso a realizzare una “zona cuscinetto” che si estende lungo il confine tra Siria e Turchia. Risulta chiaro che Erdogan ha necessità di questa zona per difendere le sue linee di rifornimento ai gruppi terroristi sostenuti da Ankara ed anche per difendere il contrabbando illegale di petrolio di cui si avvantaggia la Turchia. Questa “zona cuscinetto” dovrebbe anche impedire alle unità di protezione curde (YPG) di ampliare la loro capacità di operazioni verso Ovest. Come segnali precisi di queste intenzioni, sono stati visti operare alcuni veicoli turchi di rastrellamento mine lungo un tratto di frontiera vicino alla città di Jarablus, dove sono attestati i miliziani dell’ISIS. Questo costituisce di fatto un’altro passo verso la costituzione della “zona cuscinetto” nel nord della Siria. L’unico fattore che impedisce una invasione delle forze turche su larga scala è una possibile risposta del contingente russo in Siria che farebbe detonare un conflitto allargato nella regione.

Le formazioni dei terroristi in Siria, martellate dall’aviazione russo-siriana che ha distrutto i loro depositi, centri di comando e basi logistiche,  stanno progressivamante perdendo terreno e sono state intercettate comunicazioni dei terroristi da cui risulta che i comandanti di questi gruppi di miliziani stanno inviando richieste di aiuto urgente all’Arabia Saudita e alla  Turchia, i paesi dove operano le centrali di comando delle organizzazioni dei miliziani  jihadisti che combattono in Siria. La Turchia è un paese che fa parte della NATO e che sta ricevendo assistenza militare aggiuntiva dagli USA e dai paesi europei dell’Alleanza, in particolare da Germania e Regno Unito. Inoltre le autorità dell’Unione Europea hanno stabilito un sostanzioso finanziamento per circa 3,5 miliardi di euro al Governo turco, per aiutarlo a fronteggiare la crisi dei profughi che fuggono da Siria ed Iraq e riparano in Turchia per poi cercare di arrivare in Europa attraverso la Grecia. Questo sostanziale  appoggio che riceve dai suoi alleati, rende il presidente Erdogan più forte e più deciso a reprimere ogni dissidenza, a massacrare la minoranza curda ed a sfidare anche la Russia per attuare il suo piano di espansione di un “nuovo Impero Ottomano”.

http://www.controinformazione.info/lesercito-turco-si-prepara-per-una-operazione-terrestre-in-siria/

La Francia paga il duro salario della guerra di inciviltà

i cittadini impauriti da un’inaudita violenza che non è più lontana e mediatica, che nemmeno sceglie più le vittime, ma spara nel mucchio, cercano rifugio sotto le gonne del potere non comprendendo che proprio opponendosi alle sue malefatte saranno in grado di strappare maggiore sicurezza e sfuggire al ruolo di carne da cannone. Solo quando sarà chiaro che non si tratta di una guerra di civiltà come sussurra l’istinto più idiota, ma di una guerra di inciviltà, si potrà uscirne fuori. Solo quando i cittadini saranno in grado di decidere e non essere strumenti sacrificali di interessi oscuri che si nutrono della loro paura, potranno evitare le stragi.

il Simplicissimus

20151113PHOWWW01049Ciò che impaurisce, allarma e indigna nella strage di Parigi non è il numero dei morti, ma l’impossibilità di spiegarla. Sono i penosi contorcimenti dei leader e dei media occidentali nel prendere atto della mattanza tentando di contenerla nella minuscola cassetta degli attrezzi del discorso pubblico e della più elementare propaganda di potere fin qui esercitata. Lasciando intatta la menzogna che occupa lo spazio della comprensione.

Ma solo sgombrando il campo dalle mistificazioni di cui siamo vittime quotidiane si può comprendere il perché della strage e il perché di Parigi. Certo non può farlo Hollande che ieri è comparso in Tv con la faccia impaurita del ragioniere che ha in casa la finanza, né gran parte del milieu politico francese connivente e men che meno Obama e Cameron, complici e soci nell’affaire siriano. Avrebbe dovuto farlo quell’intellighentia che in Francia è tornata in grande stile alla corte di Versailles e l’informazione mainstream se non…

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