Baluchistan

Il Baluchistan, e più precisamente la città portuale di Gwadar, è il nesso centrale del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), un sistema complesso e in espansione di ferrovie, strade, porti e altri progetti infrastrutturali costruiti congiuntamente con il governo pakistano per facilitare la crescita economica regionale, parte integrante dell’ampia iniziativa One Belt, One Road. La disgregazione delle linee economiche della Cina con il resto del mondo è un obiettivo dichiarato dei politici degli Stati Uniti. Un documento pubblicato nel 2006 dall’Istituto di studi strategici intitolato “Filo di Perle: sfidare il potere crescente della Cina sulle coste asiatiche“. “Identificava Gwadar come uno delle componenti del ‘Filo di Perle’ della Cina”. La relazione afferma esplicitamente su un possibile “approccio duro” verso Pechino che: “Non ci sono garanzie che la Cina risponda in modo favorevole a qualsiasi strategia statunitense, la prudenza suggerisce di “prepararsi al peggio” e che sia “meglio essere più sicuri che dispiaciuti”. Forse è meglio intraprendere una linea dura verso la Cina e contenerla mentre è ancora relativamente debole? È il momento di contenere la Cina prima di potersi accordare sull’egemonia regionale? I realisti della politica estera, citando storia e teoria politica, sostengono che inevitabilmente la Cina sfiderà il primato statunitense e che si tratta di “quando” e non “se” la relazione tra Stati Uniti e Cina sarà contraddittoria o peggio”. Qual è il modo migliore per contenere le ambizioni regionali della Cina che si sviluppa economicamente in luoghi come il Baluchistan, se non con il terrorismo, o impedirle totalmente con un movimento d’indipendenza filo-statunitense nella provincia?
I politici statunitensi notano proprio questo. In un documento del 2012 pubblicato dalla Fondazione Carnegie per la pace internazionale intitolato “Pakistan: la rivitalizzazione del nazionalismo baluci“, si afferma inequivocabilmente che: “Se il Baluchistan diventasse indipendente, il Pakistan potrebbe resistere ad un altro smembramento, sono passati trentacinque anni dalla scissione del Bangladesh, e quale effetto avrebbe sulla stabilità regionale? Il Pakistan perderebbe gran parte delle risorse naturali e diverrebbe più dipendente dal Medio Oriente per l’approvvigionamento energetico. Sebbene le risorse del Baluchistan siano attualmente inutilizzate e vadano solo alle province non baluci, in particolare il Punjab, queste risorse potrebbero senza dubbio contribuire allo sviluppo di un Baluchistan indipendente”. L’indipendenza del Baluchistan colpirebbe anche le speranze di Islamabad sul porto di Gwadar e progetti connessi. Ogni possibilità che il Pakistan diventi attraente per il resto del mondo andrebbe perduta. Non solo sarebbe una perdita del Pakistan quella del porto di Gwadar, ma anche per la Cina. E se il documento tenta di dire che gli Stati Uniti non hanno nulla da guadagnare dall’indipendenza del Baluchistan, il dipartimento di Stato degli USA ha speso anni e somme e risorse imprecisate a sostenere tale movimento d’indipendenza. Inoltre, la Fondazione Carnegie per la pace internazionale ospitava una manifestazione della “Società baluci dell’America del Nord”, chiedendo l’intervento statunitense nella provincia per avere l’indipendenza. La National Endowment for Democracy (NED) del dipartimento di Stato statunitense e l’Open Society del condannato finanziere George Soros, attraverso “Global Voices“, finanziano molte organizzazioni del Baluchistan, che sostengono dall’autonomia all’indipendenza, tra cui Associazione per lo sviluppo integrato del Baluchistan (Balochistan AID), Punto Balochistan e Istituto per lo sviluppo del Baluchistan. L’istituto statunitense per lo studio e le pratiche dello sviluppo (IDSP), finanziato dalla NED, usa regolarmente i social media come twitter per appoggiare e sostenere dichiarazioni che invocano l’indipendenza del Baluchistan e raffigurano la provincia come “colonia” del Pakistan. Così praticamente tutti gli altri membri delle organizzazioni finanziate dal governo degli Stati Uniti. La lunga lista di organizzazioni in Baluchistan finanziate dagli Stati Uniti si collega regolarmente ad articoli e propaganda che raffigurano le violenze nella provincia come unilaterali e perpetrate dalle forze pakistane, riprendendo la stessa forma di propaganda sostenuta dagli Stati Uniti sulle violenze in Siria iniziate nel 2011. E proprio come in Siria, la violenza viene scusata o giustificata dagli interessi statunitensi, in questo caso per impedire la cooperazione cino-pakistana nel Baluchistan e altrove.

La violenze in Baluchistan avvantaggiano la guerra degli Stati Uniti contro l’Iran
Che lo Stato islamico abbia rivendicato l’attentato, dopo l’attacco a Teheran, Iran, è particolarmente significativo. I politici statunitensi, nel documento politico della Brookings Institution del 2009, “Quale percorso per la Persia? Opzioni per una nuova strategia statunitense verso l’Iran“, menzionano i separatisti del Baluchistan come possibili strumenti e agenti per un conflitto armato contro l’Iran. Creare violenze in Baluchistan, Pakistan, mira non solo le ambizioni cinesi in Asia, ma sostiene l’obiettivo di Washington di accerchiare l’Iran con agenti ostili e non statali prima di eventuali operazioni di cambio di regime contro Teheran. In precedenza, gli Stati Uniti tentarono di utilizzare vari gruppi locali per favorire instabilità politica e violenze. Ora sembra che tutto il male geopolitico riposi sotto lo “Stato islamico”. In realtà i terroristi che hanno rapito e assassinato i due insegnanti cinesi nel Baluchistan erano probabilmente sostenuti dagli Stati Uniti da anni, il cui ruolo nel destabilizzare il Pakistan è sempre più compreso dal pubblico locale e globale. Incolpare lo Stato islamico appare un mezzo per dissociare gli USA dalle violenze che alimentano intenzionalmente nella regione. Lo Stato islamico per “coincidenza” appare in quasi tutti i teatri geopolitici in cui gli interessi statunitensi sono ostacolati o contestati da interessi locali e regionali, spiegando perché non solo lo Stato islamico esiste, ma come riesca a sopravvivere e prosperare nonostante gli sforzi di nazioni come Russia, Siria e Iran per sconfiggerlo. Con la sponsorizzazione di Stato, la fonte logistica, politica e militare dello Stato islamico si trova a Washington, Londra, Bruxelles, Ankara, Riyadh e Doha, dove il potere militare e politico russo-siriano-iraniano non può raggiungerlo. Per chi si chiede dove lo Stato islamico colpirà, bisogna solo guardare il mappamondo e individuare dove gli interessi degli Stati Uniti siano ostacolati in un mondo sempre più multipolare che non vuole cedere a Wall Street e ai monopoli corporativo-finanziari di Washington. Come illustrato dall’ultimo e abominevole attentato in Baluchistan, i punti importanti del progetto della Cina One Belt, One Road saranno i luoghi da osservare. Colpendo gli insegnanti, tale terrorismo cerca d’impaurire i lavoratori di questo ambizioso piano economico regionale. È un motivo che va oltre le crude motivazioni ideologiche generalmente assegnate allo Stato islamico e, invece, assomiglia a una pianificazione geostrategica ben pensata, se non sinistra.Tony Cartalucci, ricercatore e autore geopolitico di Bangkok.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2017/07/02/lo-stato-islamico-per-coincidenza-appare-lungo-la-via-della-seta-della-cina/

La nuova via della seta

Il corridoio trasformerà le economie dell’Eurasia dalla Russia all’India collegata nella Shanghai Cooperation Organization (SCO). I membri della sempre più strategicamente importante SCO sono Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan. Quest’anno India e Pakistan aderiranno formalmente alla SCO e si prevede che l’Iran, attualmente osservatore ufficiale, avrà offerto la piena adesione entro la fine dell’anno, ora che le sanzioni sono state tolte.

Il Presidente cinese Xi Jinping ha annunciato il sostegno alla piena adesione dell’Iran negli importanti colloqui a Teheran nel gennaio 2016, dove i due decidevano la formale partecipazione iraniana nel progetto Cintura e Via economica della Nuova Via della Seta sull’Eurasia dalla Cina di Xi. Ora, con il Corridoio Teheran-Mosca si chiude il Triangolo d’Oro Pechino-Teheran-Mosca; un importante progresso economico e geopolitico.

viadellaseta

L’economia del corridoio dei trasporti
Il completamento del Corridoio dei trasporti Nord-Sud trasformerà in modo significativo lo spazio economico dell’Eurasia. Il corridoio sarà una moderna via marittima e ferroviaria per trasportare merci tra India, Iran, Azerbaigian, Russia, Asia centrale e potenzialmente Stati europei se dovessero mai rinsavire abbandonando il governo guerrafondaio ucraino e le sanzioni alla Russia, alleviando le economie in difficoltà dell’Unione europea. Il nuovo corridoio collegherà alcune delle più grandi città del mondo come Mumbai, Mosca, Teheran, via porto sul Caspio di Bandar Anzali in Iran e da lì al porto di Astrakhan in Russia, alla foce del grande fiume Volga. Nel 2014 furono testate due rotte. La prima da Mumbai a Baku attraverso il porto dell’Iran presso lo Stretto di Hormuz, importante collo di bottiglia dei flussi di petrolio e gas dal Golfo Persico. Il secondo da Mumbai al porto di Astrakhan via Bandar Abbas, Teheran e porto di Bandar Anzali. Lo scopo era individuare e affrontare le principali strozzature. Significativamente, lo studio ha dimostrato che i costi dei trasporti India-Russia verrebbero ridotti di “2500 dollari ogni 15 tonnellate di carico“. Uno studio della Federazione delle Associazioni Spedizionieri indiana trovò che la rotta, era “il 30% meno costosa e il 40% più breve di quella attuale“. La rotta attuale va da Mumbai a Mar Rosso e Canale di Suez, attraversa Mediterraneo, Gibilterra e Canale della Manica fino a San Pietroburgo e Mosca. Uno sguardo alla mappa rivela come tale rotta sia strategicamente vulnerabile, per la possibile interdizione da NATO e Stati Uniti. Il colpo di Stato degli Stati Uniti nel febbraio 2014 in Ucraina, l’installazione di accoliti del dipartimento di Stato degli Stati Uniti, oligarchi corrotti “pro-Washington” e neonazisti, per perturbare le relazioni tra Russia e UE, momentaneamente misero in secondo piano il piano sul Corridoio Nord-Sud. Ora, con il concretizzarsi nella realtà eurasiatica del Grande progetto Cintura e Via della Cina, l’adesione del corridoio Iran-Azerbaigian-Russia crea uno spazio economico, politico e militare coerente ed integrato che potrebbe presto avviare ciò che gli storici futuri chiameranno secolo eurasiatico, mentre il secolo americano e la sua egemonia mondiale post-1944 si sbriciola come l’impero romano nel IV secolo d.C.

https://aurorasito.wordpress.com/2016/05/08/russia-iran-e-azerbaigian-si-accordano-sul-corridoio-strategico/