DAVOS

Fonte: Ereticamente

Inizia l’annuale sfilata di potenti dell’economia, della finanza e della politica a Davos, la montagna incantata del globalismo. Il Forum Economico Mondiale (WEF) presieduto da Klaus Schwab – la  voce del padrone con accento da Sturmtruppen – fiera internazionale del mondialismo, imbandisce la sua tavola sorvegliato da migliaia di soldati svizzeri (chi paga il conto?) da innumerevoli guardie private e dai servizi segreti di tutto il mondo, per i quali la cittadina elvetica è la Disneyland delle “barbe finte”.
L’associazione privata che decide per tutti, imbecca i governi degli Stati, proclama la grande riconfigurazione generale (il Reset), promuove l’Agenda 2030 e informa che entro il 2030 non avremo nulla ma saremo felicissimi, ogni anno definisce le priorità del mondo. O meglio le sue, il breviario dei padroni universali di cui il WEF è altoparlante, ventriloquo e consulente. Il 2024 non sfugge alla regola. Il sito ufficiale del Forum, rigorosamente ed unicamente in inglese, una prova ulteriore di chi comanda nel mondo, ha pubblicato un corposo rapporto (“Global Risk Report”, fa più mondialista) sulle volontà e le priorità di lorsignori.

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USA vs Europa

Forse non tutti se lo ricordano, ma nel 1991, anno della fine ufficiale dell’URSS il Pil americano era inferiore a quello europeo, mentre appena 9 anni dopo – con l’introduzione dell’euro e dell’eurozona la situazione si era invertita. Da allora, il prodotto interno lordo americano, sebbene frutto di iperplasia finanziaria è aumentato da 14,77 trilioni a 25,44 trilioni di dollari, mentre quello dell’UE è passato da 16,3 a 16,75 trilioni. Che cosa è successo da allora? La crisi dei mutui subprime del 2008, che ha portato con se anche quelle del debito sovrano europeo (chi non ricorda la riduzione dei paesi in difficoltà a miserabili PIGS?) ha costretto il nostro continente a pagare il conto americano, attraverso la dollarizzazione imposta dal FMI e i pagamenti affrettati ai fondi avvoltoio di Wall Street , Poi è arrivato in circostanze he gridano vendetta il Covid con Ursula von der Liar, ovvero Ursula delle menzogne che ha acquistato con trattativa privata – in pratica al telefonino – 5 dosi di Pfizer, Moderna e Johnson per ogni europeo con centinaia di milioni di dosi sprecate, senza tenere nemmeno in conto i problemi sanitari che tutto questo ha causato e infine la guerra con la Russia, in territorio ucraino, che ha rappresentato uno scacco al collegamento euro-asiatico e alla costruzione di un supercontinente.
Infatti, dal 2008 in poi, quando Putin ha messo in guardia sulle intenzioni della NATO in Ucraina alla riunione della NATO a Bucarest, è iniziata tutta una fase finale del naufragio dell’economia europea, che tanti, inconsciamente e altri in maniera demenziali celebrano. Chiunque non si faccia confondere dai velami che l’informazione e il discorso pubblico fa ballare attorno alla più evidente delle realtà, che l’Europa ha scelto -a scapito delle istituzioni democratiche, di trasformarsi in una sorta di America Latina 2.0. pronta a ricevere i surplus commerciali degli Stati Uniti, la sua energia ad alto coso e i suoi fondi avvoltoio. In sostanza l’élite politica della cosiddetta “democrazia liberale”, obbedendo ai dettami di una burocrazia lontana e chiusa e sempre più spesso a centri di potere finanziario e plutocratico , ha deciso 1) di rinunciare al naturale legame geografico e culturale con i continenti asiatico e africano, che avrebbe consentito la creazione di una grande zona di sviluppo internazionale; 2) di eliminare una fornitura regolare, in quantità e qualità, di energia a basso costo e prodotti intermedi convenienti; 3) di dire no a un mercato enorme, composto da oltre 160 milioni di persone (Russia + Bielorussia), con potere d’acquisto medio e desideroso di prodotti europei ad alto valore aggiunto, che sono stati prontamente scambiati con quelli cinesi, coreani e giapponesi.
Bisogna essere assolutamente stupidi, codardi o totalmente privi di capacità di leadership per non sfruttare sfruttare questi vantaggi, eppure in un colpo solo l’Europa vi ha completamente e lucidamente rinunciato. Sentire un incompetente come Scholz che probabilmente è anche stupido e codardo, incolpare la Russia perché il gas è più caro e, di conseguenza, l’economia tedesca è in crisi, è disperante. Anche perché porta ad un avvitamento della crisi tedesca che ormai si sta trasformando in catastrofe. Ma in generale le prospettive sono nere: la Francia ha perso “colonie” di fatto come come il Niger, il Mali o il Burkina Faso, che sono importanti per la sua economia, l’Italia è in mano a un leader che vive alla giornata e rappresenta una destra asservita all’imperialismo statunitense, impegnata nello smembramento delle sovranità nazionali a favore della dittatura di una burocrazia non eletta di Bruxelles. Fa insomma pienamente parte del grande partito della sottomissione che si estende a destra e sinistra senza soluzione di continuità e letteralmente pagato a piè di lista o ricattato per gli scheletri nell’armadio, mentre la parte antagonista, pur numericamente importante e i futuro maggioritario rimane a assente dal parlamento, estremamente diviso, confuso, talvolta ambiguo, privo di una forte prospettiva politica e spesso tentato da visioni arcadiche.
Sorprendentemente questo partito della sottomissione rimane forte nonostante la guerra ucraina sia palesemente persa sul piano militare e della tecnologia militare, ma è fallito completamente l’isolamento della Russia che avrebbe dovuto essere l’obiettivo primario. Anzi parecchi Paesi hanno visto questa rottura dei rapporti e le sanzioni stesse come una preziosa opportunità: l’Iran, ha colto l’occasione per rafforzare le proprie forze armate forze armate e conferire loro nuove capacitò logistiche e aerospaziali; Cuba ora trova nella Russia un partner economico più che mai disponibile, rispetto alle imposizioni a cui ha dovuto prima sottostare in termini di embargo economico statunitense; l’Africa, in precedenza dipendente dai “partenariati” neocoloniali europei, ha potuto trovare nella Russia un sostegno complementare a quello che la Cina aveva già fornito, vale a dire nel campo militare, nella lotta al terrorismo in campo energetico (Rosatom è oggi leader mondiale nella costruzione di centrali nucleari). Anche per l’India il tentativo di “isolare” la Russia è stato un grande premio, poiché il paese ha acquisito il 18% di tutto il greggio esportato dalla Russia a un costo inferiore per rivenderne gran parte all’Europa con un profitto notevole. Ma non solo: mentre il progetto Brahmos aveva già prodotto missili ipersonici come il Brahmos-II, armi che gli Usa non hanno ancora, ciò che ha veramente sconvolto lo Zio Sam è stato il recente accordo di cooperazione militare tra i due paesi, firmato nel maggio 2023 e già in corso.

Insomma il disastro è stato totale e praticamente irrevocabile. Gli Usa ne escono sconfitti e gli europei ne escono sconfitti dagli Usa: non c’è che dire un grande futuro dietro le spalle. E davanti, lascio a voi giudicare

Ignoranza e forza

Fonte: Marcello Veneziani

I cretini sono sempre stati tanti al mondo. Gli ignoranti sono stati anch’essi una forza gigantesca nella storia dell’umanità. Gli arroganti pieni di sé sono stati una forza considerevole seppure non paragonabile alle prime due. Il mondo in fondo ha retto sulla separazione delle loro carriere. Ovvero la folla dei cretini e la massa degli ignoranti in fondo non avevano la pretesa di guidare e giudicare il mondo, magari erano consapevoli dei loro limiti, tiravano a campare, non si mostravano arroganti. Il più delle volte avevano l’umiltà di chi non sa o non capisce e ne è in fondo cosciente; non si azzardavano a erigersi a giudici, a trinciare giudizi su tutto ciò che non sapevano o non capivano, o che non era semplicemente alla loro portata e alla loro comprensione.
La novità perversa dei nostri anni è invece che l’ignoranza si è fatta presuntuosa, come la stupidità, e non solo: si compiace di sé, si esibisce, è pure vanitosa. E’ salita in cattedra, sul ponte di comando, emette sentenze. La distorsione del cittadino sovrano e del diritto di voto universale, l’avvento della società dei consumi di massa e del regno della quantità che prevale sulla qualità, a ogni livello, unita all’uso recente dei mezzi di comunicazione come i social e gli smartphone, ha permesso la sciagurata fusione delle carriere: nasce così il cretino presuntuoso e l’ignorante-arrogante, a loro volta fusi in una sola persona, col disvalore aggiunto della vanità, della pretesa di celebrità e riconoscibilità. L’ignorante e il cretino si sentono in diritto di giudicare il mondo e di pensare e agire come la loro testa, o quel che credono partorito dalla loro testa, decide di dire e di fare. Si illudono di giudicare con la loro testa perché non hanno nemmeno il minimo spirito critico di capire che aderiscono a giudizi prefabbricati e modi, mode e modelli prestampati. Senza sapere nulla di ciò di cui parlano, senza conoscere l’interlocutore se non attraverso un’etichetta, un dettaglio o un pregiudizio, esercitano così la loro supponente idiozia e la caricano pure d’ironia e di sarcasmo perché hanno capito che la ridicolizzazione dell’altro certifica la loro superiorità etnica, etica, intellettiva.
E’ comprensibile che di fronte a questo avvento barbarico di massa, si rimpianga la beata ignoranza o ingenuità della società contadina premoderna, che si accompagnava all’umiltà, a volte perfino alla vergogna, al pudore della propria insipienza e che poteva almeno aspirare a una minima estrema forma di saggezza, che ben espressero in epoche diverse Socrate e Nicola Cusano: so di non sapere e capisco di non capire, aspiro al più alla “dotta ignoranza” e al senso dei propri limiti. E di fronte al baconiano principio “Sapere è potere”, poteva obiettare, abbassando la cresta, che da un verso so di non sapere e dall’altro so di non potere; ossia non tutto è possibile, accessibile e a disposizione della mia volontà.  
Chi intuì quasi un secolo fa questa fatale involuzione della specie in atto nella società di massa, fu un pensatore e sociologo famoso, José Ortega y Gasset. Ne La ribellione della masse del 1930, osservando i regimi totalitari di massa ma soprattutto l’americanizzazione in corso, il filosofo osservò: “l’anima volgare, riconoscendosi volgare, ha l’audacia di affermare il diritto alla volgarità e lo impone dappertutto”. Non è la volgarità il male, trattandosi di un limite inevitabile, diffuso e perenne; ma la pretesa di rendere sovrana la volgarità, le idee volgari, i gusti volgari, con la forza del numero e l’arroganza dell’ideologia che si fa spirito del tempo, forza storica.
Questo tipo umano non ha una definita collocazione politica e ideologica, anzi nasce dal collasso delle categorie ideologiche e politiche. Se vogliamo, si profilò sull’onda del Sessantotto ma diventò presto fenomeno trasversale. A voler essere più analitici potremmo dire che a sinistra è più facile trovare il mix tra arroganza, ignoranza e stupidità, per via della loro pretesa superiorità; mentre a destra l’ignoranza e la stupidità, seppur diffuse, sono ancora sfuse dalla pretesa di interpretare lo spirito del mondo e si arrogano meno il presuntuoso diritto di ritenersi i depositari del vero; parlano a titolo personale e non nel nome della storia. O si affidano ad autorità venute dall’esperienza, dalla tradizione, dal sentire comune, da ciò che si è sempre fatto, detto e ripetuto. A volte i due versanti sono uniti da una specie di disprezzo verso il mondo, quel rancore che inverte un originario complesso d’inferiorità in un complesso di superiorità, derivato dalla loro pretesa estraneità a quel contesto. Il canone vigente ha rifornito questa pretesa superiorità e questa tendenza a disprezzare il prossimo di potenti pregiudizi che sono divenuti lessico comune in ordine alle varie, presunte fobie (omofobia, sessuofobia, xenofobia, islamofobia), e all’accusa onnicomprensiva e onnivalente di fascismo.
Ma al di là di questa tendenza, il vero problema è la corsa sempre più veloce della società in cui noi viviamo verso la deculturazione radicale di massa. Attenzione, pericolo caduta masse. Stiamo procedendo con una rapidità impressionante verso una cancellazione radicale dell’habitat di saperi, concezioni, visioni, modelli di comportamento stratificati nel tempo. L’arroganza degli ignoranti si alimenta di questa desertificazione della cultura ma per altri versi la alimenta, la produce. L’irrilevanza del sapere, o quantomeno di porsi domande e conoscere i propri limiti, è alle origini di questa tendenza, su cui torneremo più ampiamente in seguito. Quel che si può dire è che di fronte a questa tendenza sono praticamente ininfluenti i governi, siano essi pseudodestrorsi che sinistrorsi. Non incidono, non ne hanno le capacità, forse la volontà e la possibilità di farlo. Scivolano come acqua o liquame sulle superfici lisce o porose della società e non producono cambiamenti, inversioni di rotta, segni di mutazione… L’intelligenza è in pericolo di vita e non sai a chi lanciare l’allarme.

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/cretini-ma-presuntuosi-ignoranti-ma-arroganti

Fine dei giochi

D’altra parte ormai Zelensky non è più il campione dell’occidente che si oppone alla cattiva Russia, anzi ormai sta diventando un personaggio da cui tenersi lontano: l’altro ieri era stato annunciato che il tirannello di Kiev si sarebbe rivolto ai senatori degli Stati Uniti in collegamento video chiedendo di approvare l’assistenza finanziaria all’Ucraina, ma dodici ore dopo quest0 appuntamento è stato cancellato senza spiegare la ragione.

Qualcosa di sinistra

Quella sinistra, oggi, torna in piazza perché finalmente percepisce qualcosa che risulta leggibile attraverso gli automatismi cognitivi consolidati nel secolo scorso, ovvero il conflitto israelo-palestinese.
Un caso emblematico è quello di un esponente della cultura di sinistra mainstream come Zerocalcare: allineato al potere sulla pandemia, allineato al potere sul politically correct e sulla cancel culture, ecco che tutt’a un tratto il fumettista romano, di fronte a qualcosa che rientra nei processi intepretativi con cui è cresciuto, torna a essere “antagonista” rifiutando di partecipare a Lucca Comics per via della promozione israeliana a tale manifestazione.

estratto da https://www.ariannaeditrice.it/articoli/piazze-e-schemi-cognitivi

Paolo Borgognone

Ma gli Stati Uniti e Israele non vogliono la pace. Vogliono la guerra totale e non perdono occasione per ribadirlo. E vogliono che noi, i popoli della Terra, ci schieriamo dalla loro parte (volenti o nolenti). Tra pochi mesi, anche in riferimento allo scenario israelo-palestinese e mediorientale, si scoprirà che “i complottisti avevano ragione” (come del resto l’avevano sull’11/9, sulle benedizioni, sul conflitto russo-ucraino, ecc.). Per ora, siamo nella fase sanguinaria del dibattito. La fase che serve alle classi dominanti per fare la guerra, per tentare di giustificarla e per silenziare (in futuro anche reprimere con la forza?!…) gli oppositori del colonialismo occidentale (Inghilterra, Stati Uniti, Israele).

Israele – Libro

Medio Oriente 1945-2006 – Volume I

Medio Oriente – Volume II

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/oggi-le-vere-cause-della-guerra-in-palestina-non-si-possono-dire

Chi di droga ferisce…

Per secoli, l’utilizzo del traffico illegale di droga per portare avanti gli obiettivi imperiali è stata una tattica occidentale comune. Negli anni Quaranta e Cinquanta, i francesi utilizzarono i raccolti di oppio nella regione del “Triangolo d’oro” del sud-est asiatico per contrastare il crescente movimento indipendentista vietnamita.  Un secolo prima, gli inglesi usarono l’oppio per schiacciare e conquistare gran parte della Cina. L’insaziabile sete di tè cinese della Gran Bretagna stava cominciando a mandare in bancarotta il paese, visto che la Cina accettava in cambio solo oro o argento. Gli inglesi, quindi, usarono la potenza della loro marina per costringere la Cina a cederle Hong Kong. Da lì, ha inondato la Cina continentale con l’oppio coltivato nell’Asia meridionale (incluso l’Afghanistan).La società cinese crollò, incapace di affrontare lo sconvolgimento sociale ed economico in tutto l’impero portato da milioni di tossicodipendenti da oppio. Oggi i cinesi continuano a riferirsi a quel periodo come al “secolo dell’umiliazione”. Nel frattempo, nell’Asia meridionale, gli inglesi costrinsero gli agricoltori a piantare campi di papavero invece di colture commestibili, provocando ondate di  gigantesche carestie , mai viste prima o dopo. Qualcosa mi dice che comincia il tempo in cui dovranno pagare il fio. 

Il cambio della guardia

Forse non c’è immagine migliore nel diorama geopolitico che il raffronto tra il successo del vertice dei Brics di due settimane fa e invece il nulla di fatto del G20 dove gli sforzi di Usa ed Europa per una condanna della Russia non sono caduti ancora una volta bel vuoto. Ma al di là di questo mentre i Brics sono in crescita con sempre nuovi Paesi interessati ad entrare nel futuro, il G20 è stagnante, non rappresenta più nulla se non la tracotanza dell’occidente e per giunta è formato da Paesi come Cina, Russia, India, Brasile che in realtà stanno costruendo l’alternativa. Dopo tante foto di circostanza con i potenti che si strappavano il sorriso e si tenevano per mano come per dare una qualunque buona novella a popolazioni in via di sfruttamento sempre più intensivo, il G20 appare come un reperto dello secolo scorso, anche se fondato nel 1999 appena prima del terzo millennio che è cominciato nel 2001. Si vede ad occhio nudo che questo strumento era stato pensato dagli Stati Uniti che ne volevano creare un ulteriore mezzo di controllo sul sistema finanziario – creato all’indomani del Seconda Guerra Mondiale per coordinare la politica economica internazionale con il dollaro quale valuta di riserva.

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La guerra del grano

di

Antonio Giuseppe Di Natale

06 settembre 2023

Guerra del grano: boomerang dell’Occidente

L’incontro a Sochi tra il presidente Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan per cercare di trovare un accordo per l’esportazione di grano prodotto in Ucraina è stato universalmente considerato dai media un fallimento, adducendo come motivazione il “ricatto” di Putin. Nessuno, però, si è preoccupato di analizzare oggettivamente le motivazioni che hanno reso vano il tentativo diplomatico del presidente turco.  Le ragioni del mancato accordo sembrerebbero legate al divieto, imposto dall’Occidente, di esportazione dei prodotti agricoli e dei concimi confezionati in Russia. La richiesta ad Erdoğan, da parte del presidente russo per sottoscrivere l’accordo è stata la rimozione dell’embargo occidentale contro l’export di grano e di fertilizzanti realizzati nella Federazione Russa e il conseguente ripristino dei pagamenti Swift alla Banca agricola russa oltre alla richiesta di sblocco dei beni congelati in Europa alle aziende russe che producono gli stessi fertilizzanti.  La guerra all’autarca russo, può giustificare l’embargo all’export di grano e di fertilizzanti nei confronti della Federazione Russa?

È dirimente il divieto di vendita di cereali russi sulle sorti della guerra in Ucraina? Per paradosso la disponibilità da parte di Vladimir Putin di riaprire all’accordo per la vendita del grano prodotto in Ucraina, se l’Occidente rimuove l’embargo alle esportazioni dei cereali e dei fertilizzanti russi, è un punto a vantaggio dell’autarca russo e della sua propaganda antioccidentale. A rafforzare le sue ragioni, Putin ha annunciato che nelle prossime settimane invierà a sei Paesi africani poveri (Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea) forniture gratuite di grano e derrate alimentari. Il presidente russo potrà così veicolare ai Paesi non allineati alla Nato, che non è la Russia che affama i Paesi poveri e che gli alti prezzi delle derrate agricole sono anche dovuti all’embargo delle esportazioni dei prodotti agricoli russi.

La maggiore offerta di cereali sul mercato determinerebbe naturalmente una riduzione dei prezzi dei beni alimentari primari. La recente riunione dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che ha deciso, in contrapposizione agli Stati Uniti e al dominio del dollaro negli scambi internazionali, l’ampliamento dell’alleanza  ad altri sei Paesi (Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) farà ulteriormente crescere l’influenza dei “Paesi non allineati” e della stessa Federazione Russa in aree del mondo che “da tempo non guardano con simpatia” agli Stati Uniti e all’Alleanza Atlantica. Non sarà facile contrastare mediaticamente l’assist che l’Occidente ha fornito alla propaganda di Vladimir Putin. Ci possiamo giurare: utilizzerà, sia in patria che nel resto del mondo, l’argomento forte secondo cui, per combattere la Russia, gli Usa e la Nato sono pronti alla guerra del grano. Limitazione all’esportazione che danneggerà soprattutto i Paesi più deboli che hanno vitale bisogno della materia prima per sfamare la loro popolazione. Come si potrà giustificare il fatto che esiste un grano buono – quello coltivato in Ucraina – e un grano cattivo quello prodotto in Russia? Effetto boomerang!

Aggiornato il 06 settembre 2023 alle ore 10:17

http://www.opinione.it/esteri/2023/09/06/antonio-giuseppe-di-natale_guerra-del-grano-russia-turchia-sochi-putin-erdo%C4%9Fan/

tentativi-ucraini-di-sbarco-in-crimea-distrutti-dalle-forze-russe

Gli aerei della flotta del Mar Nero della Federazione Russa hanno distrutto diverse imbarcazioni americane veloci delle forze armate ucraine insieme a gruppi di sbarco nell’area di Capo Tarkhankut
Il dipartimento della difesa russo riferisce della distruzione di navi da sbarco delle forze armate ucraine di fabbricazione americana nel Mar Nero. Le barche con i gruppi di sbarco erano state inviate nell’area di Capo Tarkhankut, non lontano da Olenevka, nella regione del Mar Nero in Crimea.

Il Ministero della Difesa riferisce che la distruzione di 4 imbarcazioni con gruppi di sbarco delle Forze armate ucraine è stata effettuata dall’aviazione navale della flotta del Mar Nero della RF. Hanno sparato contro imbarcazioni identificate come la WSF americana – Willard Sea Force. Si tratta di imbarcazioni semirigide (con la parte superiore gonfiabile), i cui primi lotti iniziarono ad arrivare in Ucraina sulla base di contratti firmati prima del 2014. Le prime di queste imbarcazioni furono impiegate come barche da sbarco a bordo della fregata ucraina Hetman Sahaidachny, che alla fine è stata affondato dagli stessi ucraini nel porto marittimo di Nikolaev nel marzo 2022

Il tentativo di sbarcare truppe ucraine a Capo Tarkhankut non è il primo. In precedenza, diversi gruppi di sbarco erano stati distrutti lì dalle truppe russe, diversi militari ucraini avevano allestito un fianco nella semioscurità, ma erano stati immediatamente costretti a fuggire su una barca ad alta velocità dal luogo dello “sbarco”.

Qual è la ragione di tali azioni nemiche? È probabile che con queste azioni il regime di Kiev stia cercando di giustificare le sue ridicole previsioni secondo cui “entro la fine dell’estate le truppe ucraine saranno in Crimea”. Ricordiamo che Podolyak, consigliere del capo dell’ufficio di Zelenskyj, ha promesso di andare in onda sulla televisione ucraina dall’argine di Yalta. Poi, quando si sono resi conto di essere finiti in una pozzanghera profonda e sporca con le loro previsioni, hanno detto quanto segue: “La Crimea è già stata presa, mentalmente”.
Ora stanno cercando di “vendere” agli sponsor americani della guerra in Ucraina il tema delle “operazioni di sbarco in Crimea” come “un serio successo delle forze armate ucraine” – dicono, guarda, i soldati ucraini si stanno precipitando in Crimea.

Tuttavia, sarà difficile vendere queste informazioni, se non altro in considerazione del fatto che ora sarà necessario recuperare dalla superficie del Mar Nero i corpi delle forze d’assalto anfibie ucraine rimasti uccisi dal fuoco russo.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago