Pensioni

“Le pensioni, si è detto, sono eccessive, perché sottraggono ricchezza alle generazioni future, che non potranno ricevere un reddito accettabile quando saranno diventate inattive. Inoltre, la “generosità” dello Stato verso i pensionati dilapiderebbe le ricchezze disponibili per gli anni avvenire. Pertanto, il ridimensionamento del sistema previdenziale sarebbe una questione di etica pubblica, ispirato a un “principio di responsabilità”, come direbbe Hans Jonas, verso il futuro.”

Se ci fosse ancora una logica condivisa sarebbe chiaro che:

Il carattere ideologico di queste proposizioni si evince dalla totale assenza dal discorso invalso presso i mezzi di comunicazione di massa di un analogo criterio nella distribuzione della ricchezza tra le classi. Ammesso che questa sia strutturalmente ridotta rispetto al passato, che quindi non possa essere incrementata e che si renda necessario un suo razionamento, perché non si richiede un’identica redistribuzione dai ceti privilegiati (in particolare l’aristocrazia finanziaria) verso quelli più deboli?

Oltre a questo c’è, peraltro, una mistificazione anche sul piano tecnico. L’attuale generazione, da questo punto di vista, non ha alcun debito con la prossima, giacché quest’ultima dipenderà soltanto dalla ricchezza che sarà in grado di produrre (eccetto per le “fondamenta” del sistema economico, come la rete infrastrutturale e per il risparmio privato che non è legato direttamente a scelte di politica economica). Ciò vuol dire che i futuri pensionati percepiranno un reddito solo dai futuri lavoratori e non da “riserve” monetarie accumulate attraverso i contributi. Tutto dipenderà, quindi, dalla capacità dell’apparato produttivo dei prossimi anni di generare ricchezza sufficiente. Il sistema pensionistico non comporta alcuna “ipoteca” sul futuro, ma è soltanto un metodo di ripartizione della ricchezza prodotta tra la popolazione attiva e quella inattiva.

Pertanto la mitologia del “conflitto generazionale” è una finzione che serve a mascherare il conflitto reale di classe, quello che vede un’aristocrazia finanziaria, coadiuvata dal grande capitale industriale, muovere guerra alla classe media risparmiatrice e agli strati popolari già impoveriti.

estratto da http://www.appelloalpopolo.it/?p=15510

Purtroppo però viviamo nell’epoca del cretino 2.0 per cui la propaganda autorevole di TV e giornali vince sempre

4 thoughts on “Pensioni

  1. Ma la diagnosi di Borgognone non si ferma qui: affonda il bisturi critico sui figli di “questa classe media di nuovo conio, disinibita e illimitata nella propria antropologia del desiderio capitalistico senza confini”, approdata alla “religione idolatrica del mercato – monoteismo del denaro e delle ‘libertà individuali’, (che) sostituisce alle classi sociali le indistinte moltitudini snazionalizzate, dedite ai flussi del desiderio” secondo “i modelli di consumo della subcultura del nomadismo cosmopolitico della rete globale internet”.
    http://www.maurizioblondet.it/diagnosi-della-erasmus-generation-lultima-privatizzazione/

  2. E quindi veniamo a scoprire che il regime economico capitalista oltre a non funzionare nell’abbondanza come abbiamo visto nell’articolo La necessità di superare il capitalismo, è incapace anche di gestire il decremento demografico, che se vogliamo è un’altra forma di abbondanza, diminuendo le persone aumentano i capitali disponibili, lo spazio e i beni esistenti…
    Quindi ricapitolando con un tasso di occupazione del 55%, con un tasso di disoccupazione del 12%, con una popolazione over 65 del 20% l’Italia riesce ad esportare più di quanto importa, ad avere una bilancia dei pagamenti positiva, lo stato al netto degli interessi sul debito e nonostante enormi problemi di corruzione e spreco riesce a spendere meno di quanto gli entra e se scorporiamo dal deficit anche gli interessi che vengono pagati a soggetti nazionali, anche il deficit pubblico in realtà non è un problema. Quindi, ora come ora, l’Italia e gli Italiani in media non vivono oltre le loro possibilità…
    http://www.controinformazione.info/il-falso-problema-dellinvecchiamento-della-popolazione/

  3. Come se l’INPS pagasse solo le pensioni:

    Lo hanno deciso i giudici di Bergamo aprendo così la strada giudiziaria agli extracomunitari finora esclusi dal contributo economico previsto dalla legge di Stabilità del 2015. La pronuncia del tribunale orobico, oltre a garantire un assegno di 2mila euro l’anno fino al compimento del terzo anno di età del figlio, espone l’Italia al rischio di una procedura di infrazione della Commissione Ue. Perché, manco a dirlo, la parità di trattamento a chi ha soltanto il permesso di soggiorno ci è imposta da Bruxelles.

    La sentenza che rischia di far sentenza è stata emessa dalla sezione lavoro del tribunale di Bergamo. Come racconta Luca Insalaco su ItaliaOggi, nasce tutto dalla causa di una immigrata che, pur risiedendo da alcuni anni in Italia, non ha ancora il permesso di soggiorno di lungo periodo. La straniera vuole il bonus bebè, l’Inps non glielo vuole concedere perché la legge di Stabilità riconosce il diritto di ottenere il bonus bebè solo agli stranieri titolari del permesso di lungo periodo, si va in tribunale. E qui i giudici le danno ragione: condannano l’Inps a pagarle l’assegno da 2mila euro l’anno aprendo così la strada giudiziaria a chi finora è rimasto escluso dal contributo economico.

    A detta del tribunale di Bergamo la legge di Stabilità contrasta con la direttiva comunitaria che impone “la parità di trattamento tra i lavoratori stranieri e i cittadini delle stato europeo che li ospita”. “Condizionare il riconoscimento del bonus bebè – spiegano i giudici orobici – al possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo crea una disparità di trattamento tra cittadini italiani e stranieri che, nel caso in cui questi ultimi siano anche ‘lavoratori’, viola la direttiva 2011/98/Ue, che non prevede alcuna possibilità di deroga, né per le prestazioni non essenziali né per quelle essenziali” . Secondo ItaliaOggi, la sentenza rischia di avere una portata ben più ampia rispetto alla querelle tra una giovane immigrata e i funzionari dell’Inps. La pronuncia rischia, infatti, di esporre l’Italia a una procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
    http://www.giornalenews.com/2016/04/20/unaltro-schiaffo-alle-famiglie-italiane-in-difficolta-ecco-a-chi-andranno-i-bonus-bebe/

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