Carlo Tassi in pinacoteca

inaugurazione di una personale – domenica 19 dicembre alle 17:00 – del pittore bondenese Carlo Tassi.

La mostra “Il cammino dell’arte di Carlo Tassi”, presso la Pinacoteca Civica “G. Cattabriga”, è a cura dell’assessorato alla Cultura del Bondeno in collaborazione con Associazione Bondeno Cultura. E’ la prima personale a Bondeno dopo ben 4 lustri.

Carlo Tassi, nato nel 1933 a Bondeno, dove vive e lavora, è figlio del pittore e restauratore Gaetano. L’arte la respira fin dall’inizio nell’aria di casa. Compie i suoi studi presso l’Istituto d’arte Dosso Dossi a Ferrara e, successivamente, all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha come docenti Pompilio Mandelli e Virgilio Guidi.
È la scultura che inizialmente lo interessa quasi quanto la pittura, ambito in cui riscuote i suoi primi successi. Ancora studente di Accademia, nel 1956, viene premiato a Ferrara nel Concorso di pittura sulla Resistenza. Come pittore qualche anno prima aveva partecipato ad una collettiva organizzata dal “Filò” nel Ridotto del Teatro Comunale.
La plastica però ha per lui una magia particolare. Il movimento delle forme lo affascina: è la vita che scorre sotto la superficie dell’epidermide delle persone così come sotto le scorze degli alberi. L’occhio e la mano disegnano percorsi che si aprono e si chiudono per riaprirsi di nuovo in un pulsare continuo.
La matita sulla carta va alla ricerca di forme-movimenti dalla partitura quasi musicale, fatta di suoni e silenzi. Nel suo studio ci sono ancora, ben ordinati dalla moglie, grandi quantità di disegni, studi, bozzetti. Qui troviamo veramente gli incunaboli della sua operatività di artista. È un corpus di grafica di alta qualità, quasi totalmente sconosciuto al grande pubblico. Da solo potrebbe essere oggetto di una esposizione.
Maria Censi nella mostra del 1996 giustamente ha riservato una sezione alla grafica, anche se è la grafica dei primi anni di attività quella che meglio permette di indagare il discrimine tra pittura e scultura entro cui l’artista, come su un palcoscenico, sembra giocare il suo ruolo di protagonista fatto di “entrate” e di “uscite”.
Il tempo incide, prepotente, nella vita di tutti e di tutte le cose così anche dell’arte, ma c’è sempre un fluire libero della coscienza dell’artista e dell’uomo che permette di riconoscersi nelle differenze e nei cambiamenti che intervengono nel passare dei giorni.
È certo che il visitatore nelle tre sedi espositive troverà delle costanti e delle variabili. Sono leggibili nelle opere esposte che, pur avendo lo stesso tema, rivelano un divario cronologico evidente. Eppure sotto le differenze è sempre rinvenibile un’idea originaria tanto forte da non essere mai scalfita dal tempo.
Il concetto di umanità che Tassi riformula nelle narrazioni della sua pittura appartiene a questo nucleo fondante che permette di non negarsi mai al colloquio con l’altro. Vi è, nella sua arte, un rispetto della persona, di tutte le persone che fa cogliere il senso dell’umana partecipazione alle vicende di tutti. Soltanto nell’accettazione dell’appartenenza ad un comune destino abbiamo l’azzeramento delle differenze. È proprio l’aspetto “creaturale” il punto di snodo fondante per cogliere l’essenza della sua arte. La figura del Cristo, le figure umane, gli alberi. Questo è il mondo cui Tassi si ispira e che da sempre gli parla
All’inizio ci sono dunque le istanze della pittura e della scultura che reclamano un loro svolgimento espressivo e Tassi, da par suo, realizza quadri e sculture per molto tempo con uguale impegno e determinazione.
Nessuno nasce già formato e la formazione di un artista è cosa complessa. Spesso messa sotto silenzio dallo stesso autore che non condivide più le opere fatte alla “maniera di” in cui inizialmente si riconosceva. A leggere e confrontare i testi critici scritti sul nostro autore si assiste ad una colta, lunga lista di autori di riferimento. Al di là di questi autori citati resta l’idea di Carlo Tassi di essere libero cittadino di un mondo padano, completamente rivolto ad una relazione empatica con gli altri, capace sempre di riconoscere la poesia nelle cose fatte di terra argillosa, cose apparentemente impoetiche, ma fatte di lavoro, sudore, fatica e amore.
Ben presto, dagli anni di Guidizzolo, nasce una “maniera nera” che diventa la sua cifra stilistica caratterizzante. La scultura rilascia alla pittura quel tanto di materia plastica, di cui è padrona, e che serve ora per fare ispessire i supporti sui cui la pittura possa posarsi sgranandosi, rivelando la luce imprigionata dei pigmenti.

La mostra avrà contemporaneamente alla Pinacoteca Civica e altre due sedi espositive: a Cento presso il Palazzo del Governatore, a Ferrara presso la Galleria del Carbone.

Massimo Sgarbi

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